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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 22.1894

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Pascal, Carlo: Acca Larentia e il Mito della Terra madre: a proposito di un passo dei Fasti Prenestini
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https://doi.org/10.11588/diglit.13636#0359

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Acca Larentia e il Mito della Terra madre

sanamente ad esaminare tutta intera la leggenda di Acca ; esame
che non sarà nè vano, nè poco proficuo, giacché tale leggenda si
ricollega a molteplici questioni della storia, della topografia e
della religione primitiva di Eoma.

Nel nome di Acca Larentia si cela, come cercheremo di mo-
strare, una delle forme di un culto antichissimo presso i popoli
italici, del primo forse che ahbia commosso la loro coscienza re-
ligiosa, quello della Madre.

La primitiva storia italica ci ha tramandato non pochi nomi
femminili, nei quali forse sarà dato senza errore di riconoscere
altrettante forme, che assunse, presso gli antichi popoli italici,
il culto della Terra madre. Tal divinità che certo fu una delle
più generalmente eulte e delle più antiche, assumeva carattere
e nome diversi : e dove era la divinità infera, che presiedeva ai
regni della morte, e dove la fecondatrice, l'eterna produttrice,
e dove la madre degli uomini, la nutrice dei fanciulli, la pro-
tettrice dei parti. Indi le più note divinità italiche femminili :
Libitina, Cerere, Maia, Fauna, Opi, Consivia, Dea Dia, Bona Dea,
Magna Mater, Matuta, Genéta, ecc. E chi può dire quante altre
forme di culto-, e quanti altri nomi perirono ? Di molti rimase
appena una isolata notizia; così dellAmma, di cui avevamo presso
Esichio la notizia (*A!/j![iix$ ìj %-Qoq.òg 'ÀQTsfiiòog xaì f- [irjTrjQ xaì
r} Tèa xaì i) Jrjf.irjTrjq), e che ci fu poi confermata dai monu-
menti oschi (Tavola di Agnone, Zvet. Syll. 9 Animai Kerriiaì),
così dalla Damia, di cui avevamo la notizia in Paolo (p. 68
M.. ' dea quoque ipsa [Bona Dea] Damia et sacerdos eius da-
miatrix appellabatur '), e che a noi sembra, per quanto è del
nome e del significato, connessa con Jaf.idrrjQ = Jalua-ludTì]Q
(Fick, Die griechischen PersonannemenJ p. 439), e confermata
dal piombo capuano della esecrazione di Vibia (Zvet. Syll. 50)
come cercheremo di provare in un lavoro speciale che su quel
piombo ci accingiamo a pubblicare. Nè significato diverso biso-
gnerà forso attribuire all'Angitia, dea dei Peligni, dei Marsi e
 
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