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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 50.1922

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Wilpert, Joseph: Le sculture del fregio dell' arco Trifonale di Costantino
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https://doi.org/10.11588/diglit.14892#0058

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Le sculture del fregio

forse al fatto che l'artista, per affrettare il compimento dell'opera,,
si risparmiava tutto ciò che poteva omettersi senza pregiudicare-
l'impressione sullo spettatore, il quale, stando in basso, non se ne
accorgeva. La tenda nel fondo delle quattro tribune - serviva
per separare i singoli riparti. Fra i ricevitori è da notarsi special-
mente il primo a destra, colla testa pelata, che ha tutta l'aria di'
una figura monacale del medio evo.

C) Epilogo.

Siamo arrivati alla fine delle nostre osservazioni sulle scul-
ture che ornano il fregio dell'arco di Costantino. Abbiamo visto
che esse sono distribuite secondo un piano premeditato. Le due
prime in ordine cronologico occupano i lati esterni : la spedizione
asiatica quello ovest, il trionfo sui Franchi ed Alamanni quello
est. Seguono, sulla faccia sud, la presa di Susa e la sconfitta di
Massenzio al ponte Milvio. Sulla faccia nord finalmente vediamo
l'imperatore, dopo il suo .ingresso solenne a Roma, arringare sui
rostri il senato e il popolo romano e chiudere le solennità colla
consueta liberalitas.

Dal lato stilistico le sculture marcano il profondo abisso in
cui era caduta l'arte romana sul principio del secolo- quarti). La
decadenza non fu repentina, ma venne preparandosi nel corso
del terzo secolo, e sopra tutto nella seconda metà. Nè si possono
addebitare gli artisti cristiani che, secondo ogni probabilità,
non hanno lavorato all'arco, dovendosene l'erezione al senato,
allora in massima parte pagano. La decadenza fu generale, come
mostrano, per citare un esempio d'arte pagana, le sculture di
contenuto prettamente idolatrico della base eretta sul Foro nel-
l'anno 303 o 304. Per i nostri rilievi riuscì disastroso trovarsi riu-
niti sullo stesso monumento con opere più antiche e in parte della
migliore epoca. Ecco perchè gli storici d'arte classica non ne par-
lano se non con disprezzo.
 
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