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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 50.1922

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Campanile, Tina: Un cippo funebre ed alcune teste del periodo romano
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https://doi.org/10.11588/diglit.14892#0068

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Un cippo funebre ed alcune teste del periodo romano

con la melagrana (*) in mano alla defunta. Gli attributi di Dio-
nysos e di Persefone sono frequentissimi sui monumenti sepol-
crali per l'idea della beatitudine di una vita futura, eterna, fatta
vagheggiare dalle credenze ultramondane dell'orfismo (2) le quali
, dalla Grecia, dove si erano infiltrate, avvinsero tenacemente
i Romani dell'ultima epoca repubblicana e del primo periodo
imperiale.

Per la esecuzione bisogna distinguere la parte figurata dalla
decorativa : mentre questa è accuratissima, l'altra è eseguita
senza alcuna perizia. Forse lo stesso artista, versato nella deco-
razione, aveva per la figura poca attitudine; se non vi è stata
originalità, che difficile sarebbe cercare in questi prodotti indu-
striali, è mancato anche lo sforzo di seguire i modelli cui l'arte
industriale faceva capo.

. Sono riuscite due menadi tozze e sguaiate : in quella di destra
con il tirso in mano, le gambe così divaricate e i piedi in opposte
direzioni indicano un movimento impossibile nella realtà : l'ar-
tista, per simmetria, ha voluto, come anche per l'altra menade;
che ogni piede poggiasse su di un'estremità del plinto ; per tale
amore di simmetria i piedi dei'due coniugi sono, ugualmente di-
sposti e alla stessa distanza. La menade di sinistra, fra l'altro,
per il modo inelegante di tenere il timpano, mette in evidenza
una bruttissima mano. Il gruppo di pieghe a ventaglio in fondo
al chitone della defunta è disposto come se la donna camminasse.

Non parliamo della tecnica: le pieghe, specie nella faccia
anteriore, sono formate da solchi fatti al trapano corrente che
sembrano affondare nelle carni (3).

(x) C. Albizzati, Saggio Ai esegesi sperimentale sulle pitture funerarie
dei vasi italo-greci, in Dissertazioni della Pontifìcia Accademia romana di ar-
cheologia, serie II, voi. XIV, 1920, p. 164, n. 1.

(2) G. E. Rizzo, Dionysos Mystes in Memorie della R. Accademia di
Napoli, III, 1918, p. 58.

(3) Modo di esprimere le pieghe che si nota" nei monumenti romani
dell'epoca di Costantino (cfr. P. Ducati, L'arte classica, Torino, 1920, p. 838).
 
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