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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 50.1922

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Calza, Guido: Teorie estetiche degli antichi sulla costruzione delle città
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https://doi.org/10.11588/diglit.14892#0136

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Teorie estetiche degli antichi

dice nell'Etica Nicomachea (VI, 4), l'architettura è un'arte ed una
facoltà di agire con riflessione ; se non c'è arte che non sia una sif-
fatta facoltà, nè una siffatta facoltà che non sia arte, l'arte si può
definire la facoltà di creare il vero con riflessione. E per certo è
appunto l'architettura che forma la base più solida per il giu-
dizio estetico intorno alle belle arti. Quanto ad Aristotele, per
il quale l'architettura è arte e facoltà di agire con riflessione,
è nota la sua definizione sul bello, che la bellezza è nella gran-
dezza e nell'ordine (') ; e non è soltanto aristotelica, ma conce-
zione comune e al mondo greco e al romano che la bellezza ri-
posi principalmente su elementi matematici a cui sopra tutto
occorre dare importanza.

È ovvio quindi che prima di Platone e di Aristotele, quando
cioè sono ancora così malcerte le idee estetiche sulle arti figu-
rative, non possa rintracciarsi una teoria dell'estetica della città;
ma anche presso di loro, e in genere in quest'epoca, non si può
pretendere di trovare formule soddisfacenti sull'arte edilizia dei
centri urbani. La prima luce ci viene da Aristotele (2), a com-
mento della riforma di Ippodamo da Mileto, il primo architetto
che sembra essersi occupato di proposito della pianta della città,
annettendovi un'importanza non soltanto sociale ma artistica.
Secondo Aristotele, la città deve essere atta sia ad azioni bel-
liche sia ad azioni civili : deve essere insomma militarmente forte
e in posizione ricca e salubre in modo che, assicurate buone con-
dizioni di difesa, si trovino in essa tutti gli elementi per il pro-
gresso, lo sviluppo e la comodità degli abitanti. Per ciò che ri-
guarda la guerra, bisogna che la città sia difficilmente assediabile
e, mentre facile riesca l'uscita ai cittadini, pericoloso risulti per
contro l'ingresso ai nemici. È questa una condizione che prevale
nelle città antiche e che non può essere sottomessa, sacrificata
alle altre condizioni della salubrità del luogo e, tanto meno, della

(!) Poet. VII.

(2) Polit. VII, 10, 40.
 
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