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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 50.1922

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Calza, Guido: Teorie estetiche degli antichi sulla costruzione delle città
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https://doi.org/10.11588/diglit.14892#0143

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sulla costruzione della città

Miei edifici. Chi pensi a che cosa fosse Roma prima di Augusto
■e quale brutta e misera città fosse considerata dagli stranieri
troverà giustificato tanto il desiderio di costruire in Augusto,
quanto il fervore Vitruviano nell'approvare i piani imperiali.
Ma l'ornamento e la bellezza della città son qui sentiti con uno
stato d'animo superficiale : si ricerca e si approva la sontuosità
e la mommientalità degli edifici publici, quasi che il bello di una
città fosse non 'nella sua intierezza ma nelle singole parti mo-
numentali.

L'estetica della città non ha in Vitruvio un suo proselite.
E più avanti, quando egli spiega di che cosa consti l'architettura,
egli dice che il decoro è il raffinato aspetto dell'opera composto
di cose approvate dalla ragione (2), e s'ottiene in tre modi: o met-
tendo in armonia un tempio con le formule religiose proprie alla
divinità a cui è dedicata, o facendo corrispondere alla bellezza
delle parti interne la sontuosità delle parti esterne, oppure — ed
è questo il decoro tratto dalla natura — si sceglierà per l'edificio
un luogo adatto, sia per salubrità sia per luce. Sarebbe bastata
qui una parola di più per far entrare Vitruvio negli assertori della
estetica della città : ma la parola non c'è. Si sente, da tutto il con-
testo, che il pensiero e l'attitudine al problema esistono ma l'e-
spressione manca. Così per quel che riguarda la distributio degli
edifici; essa consiste nel costruire gli edifici adatti al loro scopo:
« aut ad pecuniae copiam aut ad elegantiae dignitatem aedificia
aliter disponentur » (3j. Non è neppur qui insomma contem-
plato o posto, sia il rapporto degli edifici tra loro, sia quello del-
l'ambiente. Nella prefazione del libro settimo, pur ricordando
molti architetti greci e i pochi romani che si sono occupati di

(1) Alla corte di Filippa di Macedonia si derideva il brutto aspetto
della capitale.d'Italia, speciem urbis nondum exornntne ncque publicis ncque
privatis locis (Livio, XL, 5).

(2) libr. I, in..

(3) libr. r; 5.
 
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