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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 50.1922

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Calza, Guido: Teorie estetiche degli antichi sulla costruzione delle città
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https://doi.org/10.11588/diglit.14892#0144

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140

Teorie estetiche dtgli antichi

questioni architettoniche, non parla mai di ambiente estetico.
Così nella costruzione del foro noli ci sono esigenze estetiche ma.
preoccupazioni pratiche, che il foro cioè sia proporzionato al
numero dei cittadini. Peggio è quando passa a trattare della
aédifieatio, una delle tre parti dell'architettura (le altre due sono
per Vitruvio: la gnomica e la meccanica). Uaedificatio consta
« moenium et communium operum in publicis locis collocatio
et privatornm aedificiorum explicatio » Benissimo : ma men-
tre dimentica di dirci, e qui e altrove, che cosa sia questa situa-
zione degli edifici privati, ci avverte che « publicorum autem di-
stributiones sunt tres, e quibus una est defensionis, altera reli-
gionis, tertià opportunitas » (2). Difesa religione e opportunità
si devono dunque tener presenti nel situare gli edifici. Ma l'op-
portunità anche in architettura è una parola vaga, ed egli la
spiega: si scinde in «firmitas utilitas venustas». Si direbbe che in
questa voce venustas. così rara in Vitruvio, dovesse contenersi
anche ciò che noi ci affanniamo a cercare, che in essa si com-
prenda cioè uno degli elementi della bellezza architettonica, lo
studiato e ben inteso rapporto degli edifici tra loro; ma invece
si otterrà «venustas vero cum fuerit operis species grata et ele-
gans membrorumque commensus iuxtas habeat symmetriarum
ratiocinationes » (3). Sì, un gradito ed elegante aspetto dell'opera
è questa sua venustas ma in cui sopratutto vi sia correttezza
di proporzioni. L'estetica Vitruviana neppur qui contiene i no-
stri concetti : come la tela di Penelope, essa vien disfatta prima
che l'ordito sia compiuto.

Constatazione pressoché simile bisogna fare per quel che
riguarda la collocazione e la costruzione, di una città. Salubrità
e feracità del luogo sono i primi e i più importanti requisiti (4).

(}) libr. I, 6.

(2) Ibidem.

(3) I: 6.

(4) 1, 7, i.
 
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