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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 50.1922

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Calza, Guido: Teorie estetiche degli antichi sulla costruzione delle città
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https://doi.org/10.11588/diglit.14892#0153

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sullu costruzione delia città

149

Tra gli scrittori cristiani, s. Agostino dipende così stretta-
mente ancora dagli antichi come dimostra la sua maniera di svol-
gere il concetto di proporzione e armonia, razionali motivi della
bellezza, che non si può ritenere possa aver investigato con spirito
moderno l'estetica cittadina, pur essendo andato perduto il suo
libro De pulchro et apto (J).

E quando si passa al Medioevo, è tale nell'età di mezzo la
fortuna dei trattati di Plinio e di Vitruvio (2) che non si può spe-
rare che questi siano stati ampliati e rinnovati dagli scrittori me-
dievali proprio per ciò che si riferisce alla città. E infatti in Tom-
maso d'Aquino, che è certo il più grande filosofo dell'arte che
abbia il medio evo, pare non se ne trovi traccia (3).

La conclusione di questa mia lunga disamina su testi dell'an-
tichità classica riguardo alle teorie estetiche sulla edilizia generale
delle città risulta negativa, poiché non appare che esse, se pur vi
furono, abbiano ricevuto mai una sanzione tecnica e letteraria.
Ma ciò non vuol dire che l'estetica della città non sia stata pratica-
mente in più casi raggiunta e forse non sempre inconsciamente.

(!) Cfr. ciò che ne dice il Pellizzai', op. cit., p. 299 sgg. Ma credo op-
portuno citare un passo di S. Agostino tratto dal De ordine II, XI, 34 (Pa-
trologia* cursus, series I, toni. XXXII, col. 1010): « ltaque in hoc ipso aceti-
ficio singula bene considerantes. non possumus non offendi quod unum
ostium videmus in latore, alterimi prope in medio, nec tanien in medio collo-
catimi. Quippe in rebus i'abricatis, nulla cogente necessitate, iniqua dimensio
partium facere ipsi aspectui velut quamdam videtur injuriam. Quod autem
intus tres fenestrae, una in medio, duae a lateribus, paribus intervallis solio
lumen iiifundunt, quam Dos delectat diligentius intuentes, quamque in se-
animimi rapit, manifesta res est, nec multis verbis vobis aperienda. Unde
ipsi arehitecti jam suo verbo ràtionem istani vocant : et partes discorditer
colloca tas, dicunt non habere rationem.... ». Da questa simmetria, che si
estende certo anche alla collocazione degli edificii, si libererà il Medio Evo
creando una propria estetica edilizia.

■ (*) Plinio e Vitruvio son giunti infatti, nei loro testi e in molte com-
pilazioni, fino all'età unamistica (cfr. Pellizzari, op. cit., p. 205).

(s) Sull'estetica di S. Tommaso sono da vedere sopratutto Menendez
y Pelavo, Ideas estética», 1, pp. 242-286, e De Wulf, Fihs, medioev. 11,
pp. 76 sg., e 137-168.
 
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