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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 50.1922

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Mancini, Gioacchino: Le statue loricate imperiali
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https://doi.org/10.11588/diglit.14892#0172

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Le statue loricate imperiali

con in bocca un fiore; la seconda da maschero ncini barbati alter-
nati con fiori di loto ; la terza con teste di Gorgone e vegetali.
Mancano le strisce svolazzanti.

13. Statua di Tito del Metroon di Olympia È affine,
nella forma della lorica, alla precedente ed a quella del Ne-
rone di Thyatira (ved. h. 11). Il motivo centrale è nuovo : due
ippocampi affrontati, montati da Nereidi, saltano su due del-
fini. I pendagli, su due file, hanno anch'essi nuove decorazioni:
nella fila superiore il pendaglio centrale ha la maschera di Giove
Aminone; i due che seguono, ai lati, protomi leonine con sotto
una rosetta; gli altri hanno teste di elefanti ed urceoli. Nella
fila inferiore, i due centrali hanno un elmo, gli altri rosette. Le
méqvysq sono mosse, essendo l'imperatore rappresentato gra-
diente.

14. Statua di Tito di Ercolano (2). È nel Museo Nazio-
nale di Napoli. Nella lorica ritorna il motivo dei due grifi af-
frontati, con in mezzo il candelabro. La palmetta è scomparsa
ed è sostituita dalla foglia di acanto aprentesi a calice, da cui
partono i viluppi, nella forma e nella direziono verticale ormai
costante. Nei pendagli continua la tendenza al rimpiccolimento ;
soltanto la prima delle due file è decorata e reca teste di leone
e teste di elefante abbinate.

15. Statua di Traiano del Museo di Leida (3). In
questa statua il tipo loricale augusteo è già accentuatamente
trasformato. Gli spallacci, esili, non occupano se non un piccolo
spazio tra il collo e le spalle; il gorgoneion è meschino in pro-

(!) Olympia, III, p. 245, tav. LX, 2; Bernouilli, Rom. Ikon., IL 2,.
p. 35.

(2) Bernoulli, Rom. Ikon., II, 2, p. 33; Clarac, Musée de Scalpi.,
tav. 916, n. 2398 C; il von Rohden, Die Panzerstatuen mit Reliefverzierung,
p. 14, l'attribuisce a Vitellio.

(8) Jannsen, Grieksche en rom. Beelden Mus. Leyden, p. 13, tav. V;
Bernouilli, Rom. Ikon., II, 2, pag. 77, n. 131; proviene da litica ed è molto
restaurata.
 
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