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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 50.1922

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https://doi.org/10.11588/diglit.14892#0235

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Note bibliografiche

Ne ciò è ragione di meraviglia a chi ricordi quel magnifico
castello incantato, che il Piganiol seppe costruire nel suo « Es-
sai sur les origines de Rome » allora quando, sorpreso, nel passeg-
giare pel Foro Romano, dal contrasto tra l'orientazione del foro
medesimo nei tempi storici e quella delle sostruzioni della Regia
e della casa delle Vestali, e, dimandatosene il perchè, vide fio-
rire dinanzi a sè, in un irrefrenabile entusiasmo di conquista, tutta
una selva di induzioni e di ipotesi, e, allargando all'infinito la
sfera delle comparazioni etnografiche ed archeologiche, ritrac-
ciò, con mano audace, tutta una nuova storia dell'antichità ro-
mana.

Anzi, a c"hi ricordi quel saggio, è ragione di compiacimento
sorprendere in queste ricerche sui giuochi gli indizi certi dello
sforzo che l'A. va facendo per contenere l'esuberanza del suo
temperamento e l'ardire avventuroso del congetturare. Da questo
sforzo è lecito derivare la certezza che l'opera, che egli promette
su questo argomento, sarà davvero fondamentale, e in questa
attesa noi riassumiamo qui appresso il contenuto dei saggi ora
pubblicati.

11 primo capitolo, che vide già la luce nella « Rev. d'hist.
et litt. relig. » 1920, propone una interpretazione assai attraente
di una base enigmatica, che si vede figurata in una delle pitture
della tomba detta delle bighe di Corneto e in altra della tomba
della scimmia di Chiusi : questa base rappresenterebbe il luogo
santo della arena, un puieal\ e dimostrerebbe che gli Etruschi
celebravano i giuochi funebri attorno appunto ad un pozzo
o bocca infernale, attraverso la quale gli spiriti comunicavano
coi viventi. Altrettanto crede il Piganiol facessero i Romani,
poiché la bocca, che si apriva nel Circo Massimo, e che gli scrit-
tori antichi chiamavano santuario di Conso, doveva essere ap-
punto, come il puteal etrusco, una bocca dell'inferno, e nella
stessa luce si profilano l'altare sotterraneo del Tarentum conse-
crato a Dis Pater e a Proserpina e Vara Plutonis del -munus La-
tiare. Consus, il dio nascosto del Circo, sarebbe dunque l'equiva-
lente di queste divinità infernali e delle analoghe etnische.

Il secondo capitolo sviluppa, la tesi che la descrizione dei
giuochi primitivi di Roma, data da Dionigi di Alicarnasso (VII,
71), derivi effettivamente, nonostante non pqche interpolazioni,
 
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