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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 50.1922

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https://doi.org/10.11588/diglit.14892#0242

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e a tutte le divinità olimpiche e ctonie, quindi gli eroi e altri per-
sonaggi mitologici e dei vari cicli epici, la vita umana poi nelle sue
varie manifestazioni; ultimi i ritratti, i paesaggi e simili. Tale si-
stema di divisione può essere buono, ma non ottimo. È certo che per
il loro aspetto e la loro natura le opere di pittura, nella complessità
dei quadri e dei motivi di ciascun quadro, si prestano meglio ad
essere trattate alla stregua della scultura in rilievo (divisione topo-
grafica), che non allastregua delle opere di statuaria (divisione per
soggetti). Se infatti l'autore si fosse attenuto alla divisione topo-
grafica, non soltanto avrebbe reso un più utile e pratico servizio
agli studiosi, che meglio si sarebbero orientati, pei loro fini, nella
consultazione dell'opera, ma sarebbe riuscito anche a dare una
maggiore unità ed omogeneità al suo libro. Il criterio topografico
ha vinto tuttavia in qualche caso, come in quello della numerosa
e svariatissima serie di pitture parietali appartenenti alla villa
romana della Farnesina in Trastevere.

Nella sostanza, da parte di chi conosca i repertori precèdenti
si può ricevere l'impressione che il Reinach consideri sotto un certo
riguardo il patrimonio della pittura antica un po' al disotto, per
importanza, di quello della scultura, e particolarmente dei rilievi.

Nella prefazione al libro il Reinach si duole di non aver rice-
vuto da parte di qualche centro archeologico italiano importante
(che non è Roma) quegli aiuti ch'egli desiderava. Da Roma ciò gli
sarebbe stato possibile, ove ne avesse fatto richiesta. •

Certo si è che nel primo repertorio della pittura antica duole
che siasi data così scarsa importanza a quello che è forse il più
grande monumento superstite della pittura romana post-pom-
peiana, e cioè il complesso delle pitture del Viale Manzoni in Roma,
la più importante delle quali è ivi riprodotta a pag. 217, in maniera
irriconoscibile, ed è veramente degna perciò di essere annoverata,
tra i « Sirjets mythologiques très obscurs ». Nonostante le mende
inevitabili, l'opera del Reinach rimane tuttavia una nobile e
ardita impresa ed un'importante pietra miliare per la conoscenza
e lo studio della pittura antica.

G. Bendinelli.
 
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