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Bulletin du Musée National de Varsovie — 8.1967

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No.3
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Ryszkiewicz, Andrzej: Un "Mendicante" della cerchia di Ceruti
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https://doi.org/10.11588/diglit.17162#0074
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Louis Le Nain da Roman Zrębowicz e riprodotto eon questa attribuzione4 il quadro e senza
dubbio lombardo e fa parte di questa scuola, il cui centro e sommita sono costituite appunto
dalie affascinanti operę del Ceruti (fig. 1).

La carriera di cruesto artista piena di fama non e lunga. Si rese noto solo nel 1922, quando
nella mostra fiorentina di pittura italiana del XVII e XVIII secolo fu mostrata la sua Lavan-
daia delia Pinacoteca di Brescia, 1'unica opera nota allora del Ceruti.5 Quel quadro allora fu
una rivelazione: la pittura italiana acquisiva una nuova, eminente ed originale personalita.
Inizió cosi una febbrile ricerca delie operę del Ceruti e di dati biografici. La Ietteratura riguar-
dante questo artista aumentava di giorno in giorno. Un vero omaggio alla sua opera si riyelarono
le due mostre dedicate l'una alla pittura delia citta di Brescia nel XVII e XVIII secolo (de 1
1935)6 e 1'altra al realismo lombardo (1953)7, concepita eyidentemente come corrispondente
delia gia citata mostra delia pittura realista delia Francia barocca. Questa mostra Iombarda
del 1953 dava un quadro delie notizie sul Ceruti: presentava 45 tele delFartista (le cui riprodu-
zioni si trovavano nel catalogo) e presentava 1'intera Ietteratura su di lui, stampata e mano-
scritta, dalie prime citazioni archiviali del 1747 fino al giorno d'oggi, in tutto 64 posizioni.

Queste ricerche hanno aumentato notevolmente il suo patrimonio ma la sua biografia e rimasta
pressoche sconosciuta. Ecco le sole date che e stato possibile stabilire: nel 1724 firma il ri-
tratto di G. F. Fenaroli,8 nel 1728 esegue i „ritratti simbolici" (irreperibili a tutt'oggi) su ordi-
nazione di Andrea Memmo, nel 1734 sottoscrive un contratto per eseguire quadri sopra 1'altare
di Gandino nei pressi di Bergamo, nel 1737 firma e data il quadro Mendicante delia raccolta
del dott. Bassi-Rathgeb di Bergamo, infine nel 1738 Ceruti firma un contratto per pitture da
eseguire nella chiesa del Santo a Padova. Questo e tutto. Non sappiamo dove e quando nacque
e mori, dove apprese la pittura, non conosciamo le sue condizioni di vita, in una parola
dell'uomo soprannominato il Pitocchelto non sappiamo ancora nulla. Per lui parlano le sue
operę, quasi mai firmate, ma a lui attribuite dagli studiosi (precedentemente le sue operę erano
attribuite o ad autori francesi o alPAmorosi, ad Alessandro e Piętro Longhi, al Gllislandi, alla
scuola genovese.)9

Esse costituiscono un gruppo compatto, caratteristico e specifico. Sono esclusivamente grandi
quadri ad olio. Non si posside un solo disegno preparatorio. Aggiungiamo che quasi tutte queste
operę sono rimaste in Italia,10 non hanno quindi in passato, mai suscitato Finteresse dei colle-
zionisti e dei musei. La maggioranza delie sue operę h rimasta nelle mani di privati e tutti
i quadri degli altari nelle chiese a cui erano destinati. Nessuno di questi quadri all'epoca fu mai
popolarizzato e riprodotto graficamente. Non furono nemmeno mai copiati.

II patrimonio del Ceruti, alPinfuori di alcuni quadri religiosi, e unitario. E' costituito da nu-
merosi ritratti intesi nel senso tradizionale, e la cui caratteristica e quella di mai abbellire i volti.
Soprattutto peró vi troviamo alcune decine di quadri rappresentanti gente semplice, soyerchiati

4. M. Bohdziewicz e M. Potemski, Galeria malarstwa obcego. Malarstwo krajów romańskich, Łódź, Muzeum Sztuki, 1959,
p. 21, tav. 17.

5. N. Tarchiani, Mostra delia pittura italiana del Seicento e del Setlecento, Catalogo, Firenze, 1922, p. 66, nr 294.

6. E. Calabi, La pittura a Brescia nel Seicento e Setlecento, Catalogo delia mostra, Brescia, 1935.

7. R. Cipriani e G. Testori (introduzione: Ii. Longlii), I pitlori delia realta in Lombardia, Milano, 1953.

8. G. Fiocco ritenne quella firma apocrifa, ma la paternita non viene messa in questione.

9. G. Delogu, " Appunti su Jacopo Ceruti, pittore bresciano detto » il Pitocchetto « " U Arie, 1931, p. 312 —331; a p. 330
parła di " lontano esempio deH'uniea parcntela ideale: Louis Le Nain".

10. Isolata eccezione e il Fumatore sedulo del Museo di Goteborg, ritenuto un tempo opera del D. Klócker Ebrenstrahl
(1628 —1698); vedi G. Fiocco, " Segnalazioni per Giacomo Ceruti ", Emporium, 1953, p. 50—55. Fiocco scorge anche
la collaborazione del Ceruti ai due affresehi di Palazzo Grassi a Venezia. Queste attribuzioni come i quadri che attribui
alFartista (G. Fiocco, " Giacomo Ceruti a Padova ", Bolletlino d'Arte, 1935, p. 139 — 155) sollevarono dubbi.

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