Prima. il

sa pervenuta a tanto, che non altrimenti si-curava degii
uomini che morivano, che ora si curerebbe di capre»
Perchè assai manifestamente apparve, che quello j che il
naturai corso delle cose non aveva potuto con pic-
coli e rari danni a’ savi inoltrare, cioè doverli con
pazienza passare, la grandezza de’ mali, eziandio i
semplici fur di ciò scorti, e non curanti. Alla gran
moltitudine de’ corpi inoltrata, che ad ogni chiesa
ogni di e quali ognora concorreva portata, non ba-
llando la terra sacra alle sepolture e xnallimamente
volendo dare a ciascun luogo propio secondo san*,
tico coltume, si facevano per i cimiteri delle chic»
se, poiché ogni parte era piena, fosse grandifsime*
nelle quali a centinaia si mettevano i fopravvegnenti.
Ed in quelle Itivati, come li mettono le mercatanzie
nelle navi a suolo a suolo, con poca terra si ricoprienp
infino a tanto, che della fossa al sommo si perveniva.
Ed acciocché dietro ad ogni particolarità le noltre
passate miserie per la città avvenute più ricercando
non vada , dico, che così iniquo tempo correndo per
quella, non perciò meno d’alcuna cosa rifpiarmò il
circostante contado, nel quale, ( lasciando Itar le ca-
sella, che limili erano nella loro piccolezza alla cit-
tà ) per le sparte ville e per i campi i lavoratori
iniseri e poveri, e le loro famiglie, senza alcuna fatica
di medico, o aiuto di servidore, per le vie, e per i
loro colti, e per le case, di dì, e di notte indiffe-
rentemente, non come uomini, ma quali come
bestie morieno. Per la qual cosa elsi così nei loro
costumi, come i cittadini divenuti laseivi, di n-iuna
lor cosa, o faccenda curavano, anzi tutti, quali quel
giorno, nei quale fi vedevano esser venuti, h morte

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