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renze, G. C. Sansoni, 1881, in-8, edizione di G. Milanesi. S'accorda
col Vasari il Varchi aggiungendo qualche particolare: « Volendo se-
guitare più che alcun altro Niccolò scultore chiamato il Tribolo e
Benvenuto della Volpaia, due elevatissimi ingegni del secolo suo, i
quali in quei tempi, levando insieme amenduni la pianta di Firenze,
in non meno di sei mesi, non lavorando se non la notte, per non
essere, secondo 1' uso del popolo di Firenze, impediti dalla gente,
con incredibile studio e diligenza lo misurarono tutto quanto e ne
fecero un modello di legname il quale ebbe poi papa Clemente e lo
tenne in camera sua tutto il tempo ch'egli vivette». B. Varchi,
Storia fiorentina, II, 52, (ediz. Arbib, Firenze, 1838-41).
1530. Firenze durante l'assedio: affresco di Giorgio Va-
sari in una parete della Sala di Clemente VII in Palazzo Vecchio,
notevole sia nel rispetto storico per la disposizione delle milizie as-
sedianti, sia nel rispetto topografico per l'aspetto che ci presenta di
molti edifizi, poi scomparsi o trasformati, come: il Castello d'Alta-
fronte, la chiesa di S. Piero Scheraggio e le case vicine atterrate
più tardi per dar luogo agli Uffizi, ecc. Giacché possiamo ritenere
sicuramente che l'affresco, sebbene dipinto a distanza non poca dal-
l'avvenimento (anni 25 all' incirca) è quanto mai fedele e coscien-
zioso, tante furono le cure che il Vasari si diede e gli studi che
fece prima d'eseguirlo. Si servì egli pure della bussola, il cui uso in
topografia introdotto a Roma, forse, da Raffaello(i) adottato a Fi-
renze, come s' è veduto, da Nicolò Tribolo, s'era poi venuto talmente
estendendo che Cosimo Bartoli, gentiluomo e accademico fiorentino,
poteva verso la metà del secolo decimosesto diffusamente trattarne
nel libro 4° della sua classica opera intitolata Del modo di misurare
le distanze, le superficie, i corpi, le piante, le prospettive (2) ecc., espo-
nendo minutamente il metodo della misurazione e facendo pratiche
applicazioni a Firenze stessa. Utile e istruttivo è rileggere il passo
(1) Vedi Daniele Francesconi, Congetture che una lettera creduta di
B. Castiglione sia di Raffaello d'Urbino (Discorso letto alla R. Accad. Fior.),
p. 63. (Firenze, Brazzini, 1799, in-8). Il p. Timoteo Bertelli nei suoi Appunti
storici intorno all'uso topografico ed astronomico delta bussola, suppose che Raf-
faello apprendesse tale metodo dal Bramante, il quale alla sua volta lo avrebbe
attinto dalla celebre Scuola Cartografica di Ancona. (Riv. Geogr. It., VII, 67,
Firenze, M. Ricci, 1900, in-8).
(2) L'edizione che io ho sotto mano è di Venezia, Franceschi, 1564,
in-4 figur. (vedi le carte 927-1081-), ed è dal Cicognara giudicata come l'edi-
zione principe ; ma essendo la data della dedicatoria a Cosimo del 1559, si può con
qualche ragione supporre che ci sia dell'opera qualche edizione anteriore.
renze, G. C. Sansoni, 1881, in-8, edizione di G. Milanesi. S'accorda
col Vasari il Varchi aggiungendo qualche particolare: « Volendo se-
guitare più che alcun altro Niccolò scultore chiamato il Tribolo e
Benvenuto della Volpaia, due elevatissimi ingegni del secolo suo, i
quali in quei tempi, levando insieme amenduni la pianta di Firenze,
in non meno di sei mesi, non lavorando se non la notte, per non
essere, secondo 1' uso del popolo di Firenze, impediti dalla gente,
con incredibile studio e diligenza lo misurarono tutto quanto e ne
fecero un modello di legname il quale ebbe poi papa Clemente e lo
tenne in camera sua tutto il tempo ch'egli vivette». B. Varchi,
Storia fiorentina, II, 52, (ediz. Arbib, Firenze, 1838-41).
1530. Firenze durante l'assedio: affresco di Giorgio Va-
sari in una parete della Sala di Clemente VII in Palazzo Vecchio,
notevole sia nel rispetto storico per la disposizione delle milizie as-
sedianti, sia nel rispetto topografico per l'aspetto che ci presenta di
molti edifizi, poi scomparsi o trasformati, come: il Castello d'Alta-
fronte, la chiesa di S. Piero Scheraggio e le case vicine atterrate
più tardi per dar luogo agli Uffizi, ecc. Giacché possiamo ritenere
sicuramente che l'affresco, sebbene dipinto a distanza non poca dal-
l'avvenimento (anni 25 all' incirca) è quanto mai fedele e coscien-
zioso, tante furono le cure che il Vasari si diede e gli studi che
fece prima d'eseguirlo. Si servì egli pure della bussola, il cui uso in
topografia introdotto a Roma, forse, da Raffaello(i) adottato a Fi-
renze, come s' è veduto, da Nicolò Tribolo, s'era poi venuto talmente
estendendo che Cosimo Bartoli, gentiluomo e accademico fiorentino,
poteva verso la metà del secolo decimosesto diffusamente trattarne
nel libro 4° della sua classica opera intitolata Del modo di misurare
le distanze, le superficie, i corpi, le piante, le prospettive (2) ecc., espo-
nendo minutamente il metodo della misurazione e facendo pratiche
applicazioni a Firenze stessa. Utile e istruttivo è rileggere il passo
(1) Vedi Daniele Francesconi, Congetture che una lettera creduta di
B. Castiglione sia di Raffaello d'Urbino (Discorso letto alla R. Accad. Fior.),
p. 63. (Firenze, Brazzini, 1799, in-8). Il p. Timoteo Bertelli nei suoi Appunti
storici intorno all'uso topografico ed astronomico delta bussola, suppose che Raf-
faello apprendesse tale metodo dal Bramante, il quale alla sua volta lo avrebbe
attinto dalla celebre Scuola Cartografica di Ancona. (Riv. Geogr. It., VII, 67,
Firenze, M. Ricci, 1900, in-8).
(2) L'edizione che io ho sotto mano è di Venezia, Franceschi, 1564,
in-4 figur. (vedi le carte 927-1081-), ed è dal Cicognara giudicata come l'edi-
zione principe ; ma essendo la data della dedicatoria a Cosimo del 1559, si può con
qualche ragione supporre che ci sia dell'opera qualche edizione anteriore.