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il Kristeller è precisamente questo accoppiamento della tecnica veneziana con
la fiorentina che costituisce la nota caratteristica delle stampe le quali portano il
nome di Lucantonio. Ebbene questa caratteristica il Kristeller ritrova nella Ve-
duta di Firenze. Il disegno dell' insieme e specialmente le pieghe delle vesti, la
forma singolare degli alberi con un contrasto strano di ombre e di luci, sono
come il Kristeller giudica, prettamente fiorentine, mentre il tratteggiamento
con masse di linee lunghe strette e incurvate con una certa rigidezza è, se-
condo lui, tipico della tecnica veneziana. Ma il disegno della Veduta può es-
sere anteriore al 1489 per le ragioni sopra esposte ». Ben a ragione il padre
Ehrle trova molto arrischiata la supposizione del Kristeller, che il disegno
di Firenze fosse fatto da un ignoto prima del 1489 e sia poi rimasto negletto
per più di venti anni, cioè finché non l'ebbe inciso Lucantonio tornato da Ve-
rona a Firenze dopo il 1504 (1). Per la fiorentinità dell'autore si dichiara anche
Corrado Ricci (tav. 2, fig. X), ma non nomina il Rosselli, il quale del resto
anche dall' Ehrle è messo in dubbio. Invece decisamente a lui e con nuovo
corredo d'erudizione ritornò Enrico Brockaus (p. 53) mostrando o cercando
di mostrare che nel crocchio dell' Alberti doveva cercarsi l' ignoto artista
— che per lui, come dicevo, è con ogni probabilità (hóckstwahrscheinlich)
Francesco Rosselli — sia per la catena propria dello stemma dell'Alberti, sia
perchè l'artista mette in pratica i precetti esposti dal sommo umanista nel suo
trattato della pittura (2).
La questione era a questo punto, quando lo scrivente fu invitato a esa-
minare e illustrare la Veduta che 1' Istituto aveva riprodotto. Volendo e do-
vendo illustrarla più sotto il rispetto geografico o topografico che sotto il
rispetto artistico, io presi subito a trascrivere i vari nomi di località che ve-
devo segnati sulla carta. Ma ecco che man mano che con ogni cura io venivo
trascrivendo i nomi intagliati nella silografia, mi pareva di sentirmi risonare
all'orecchio voci e cadenze non nuove, che echeggiarono di recente un po' da
per tutto nell' Italia e che solo da poco si sono dileguate da noi, le voci e le
cadenze dei profughi veneti: ed èra invece un ignoto artista veneto che alla
distanza di quattro secoli ripigliava il suo interrotto discorso e mi veniva ad-
ditando la porta veda, San Alicele, Bùceri, S. Piero Sceragio, le Stince, el
Prato d'Ognissanti, el Carmino, Zo (an) tra l'Arcora (3), il palano (0 palaso)
dagli Spini, quello Tornabuon, l'altro dei si. Ricasole, del (la) Si (g) or (ria),
il palaso del Podestà, San Galiano (certo per San Zuliano), lo Spedai de la
Scala ecc. (4). Voi mi direte che vado troppo oltre asseverando che era l'ar-
(1) Dai documenti raccolti dell'Almagià non pare che Lucantonio abbia potuto la-
sciar Venezia prima del 1513.
(2) Attribuzione che fu accolta anche dallo Huelsen. Cfr. Ehrle, p. 12.
(3) Così e non altrimenti, mi sembra da interpretare il cotralarcora della carta,
cioè £0 tra l'Arcora 0 Giovanni tra l'Arcora, ospedale dei Cavalieri Gerosolimitani che
derivava il suo nome dagli archi dell'acquedotto romano che passava di là (verso il
Romito).
(4) Né importa se una volta si trova scritto vechio (ponte) e una volta Michele
(Orsammichele) : facendo uno sforzo, un veneto poteva anche arrivare a scrivere vechio
e michele ma con tutti gli sforzi un fiorentino non sarebbe mai arrivato all'omissione
quasi abituale dell' h. Del resto il carattere veneto della nomenclatura è apparso pure
evidente ai professori Leonardo Ricci e Olinto Marinelli da me interrogati.
il Kristeller è precisamente questo accoppiamento della tecnica veneziana con
la fiorentina che costituisce la nota caratteristica delle stampe le quali portano il
nome di Lucantonio. Ebbene questa caratteristica il Kristeller ritrova nella Ve-
duta di Firenze. Il disegno dell' insieme e specialmente le pieghe delle vesti, la
forma singolare degli alberi con un contrasto strano di ombre e di luci, sono
come il Kristeller giudica, prettamente fiorentine, mentre il tratteggiamento
con masse di linee lunghe strette e incurvate con una certa rigidezza è, se-
condo lui, tipico della tecnica veneziana. Ma il disegno della Veduta può es-
sere anteriore al 1489 per le ragioni sopra esposte ». Ben a ragione il padre
Ehrle trova molto arrischiata la supposizione del Kristeller, che il disegno
di Firenze fosse fatto da un ignoto prima del 1489 e sia poi rimasto negletto
per più di venti anni, cioè finché non l'ebbe inciso Lucantonio tornato da Ve-
rona a Firenze dopo il 1504 (1). Per la fiorentinità dell'autore si dichiara anche
Corrado Ricci (tav. 2, fig. X), ma non nomina il Rosselli, il quale del resto
anche dall' Ehrle è messo in dubbio. Invece decisamente a lui e con nuovo
corredo d'erudizione ritornò Enrico Brockaus (p. 53) mostrando o cercando
di mostrare che nel crocchio dell' Alberti doveva cercarsi l' ignoto artista
— che per lui, come dicevo, è con ogni probabilità (hóckstwahrscheinlich)
Francesco Rosselli — sia per la catena propria dello stemma dell'Alberti, sia
perchè l'artista mette in pratica i precetti esposti dal sommo umanista nel suo
trattato della pittura (2).
La questione era a questo punto, quando lo scrivente fu invitato a esa-
minare e illustrare la Veduta che 1' Istituto aveva riprodotto. Volendo e do-
vendo illustrarla più sotto il rispetto geografico o topografico che sotto il
rispetto artistico, io presi subito a trascrivere i vari nomi di località che ve-
devo segnati sulla carta. Ma ecco che man mano che con ogni cura io venivo
trascrivendo i nomi intagliati nella silografia, mi pareva di sentirmi risonare
all'orecchio voci e cadenze non nuove, che echeggiarono di recente un po' da
per tutto nell' Italia e che solo da poco si sono dileguate da noi, le voci e le
cadenze dei profughi veneti: ed èra invece un ignoto artista veneto che alla
distanza di quattro secoli ripigliava il suo interrotto discorso e mi veniva ad-
ditando la porta veda, San Alicele, Bùceri, S. Piero Sceragio, le Stince, el
Prato d'Ognissanti, el Carmino, Zo (an) tra l'Arcora (3), il palano (0 palaso)
dagli Spini, quello Tornabuon, l'altro dei si. Ricasole, del (la) Si (g) or (ria),
il palaso del Podestà, San Galiano (certo per San Zuliano), lo Spedai de la
Scala ecc. (4). Voi mi direte che vado troppo oltre asseverando che era l'ar-
(1) Dai documenti raccolti dell'Almagià non pare che Lucantonio abbia potuto la-
sciar Venezia prima del 1513.
(2) Attribuzione che fu accolta anche dallo Huelsen. Cfr. Ehrle, p. 12.
(3) Così e non altrimenti, mi sembra da interpretare il cotralarcora della carta,
cioè £0 tra l'Arcora 0 Giovanni tra l'Arcora, ospedale dei Cavalieri Gerosolimitani che
derivava il suo nome dagli archi dell'acquedotto romano che passava di là (verso il
Romito).
(4) Né importa se una volta si trova scritto vechio (ponte) e una volta Michele
(Orsammichele) : facendo uno sforzo, un veneto poteva anche arrivare a scrivere vechio
e michele ma con tutti gli sforzi un fiorentino non sarebbe mai arrivato all'omissione
quasi abituale dell' h. Del resto il carattere veneto della nomenclatura è apparso pure
evidente ai professori Leonardo Ricci e Olinto Marinelli da me interrogati.