— XIX
redandolo delle necessarie informazioni illustrative circa al suo
contenuto e agli artefici che ne compirono il disegno e la stampa,
e accompagnandolo, in qualche caso, delle riproduzioni, onde lo stu-
dioso o semplicemente l'amatore e chiunque s' interessi della vita
della nostra città, che è tanta parte della vita civile e culturale
d' Italia e del mondo, vi trovi riunito quanto fu dato di conoscere
intorno a documenti grafici che ne illustrano la topografia.
A questo lavoro ci siamo accinti con pazienza ed amore, com-
pilando il presente elenco che, se pure non potrà dirsi completo,
giacché di completezza assoluta non è il caso di parlare in lavori
siffatti, confidiamo non ne rimanga di troppo lontano. Esso ci per-
mette di seguire nelle sue diverse fasi la storia dell'evoluzione e
delle trasformazioni subite dalla nostra città dai tempi in cui essa
affermò la sua importanza nella storia della civiltà umana e di se-
guirne i miglioramenti della rappresentazione, quali l'arte e la
tecnica hanno consentito nel loro progredire degli ultimi secoli.
Poiché Firenze fu senza dubbio tra le prime città europee che,
già fino dagli ultimi secoli del Medio Evo, curassero la loro topo-
grafia (i). Non diciamo delle rappresentazioni puramente prospettiche
o delle vedute parziali o schematiche, delle quali troviamo pur saggi
in tavole ed affreschi, in miniature o in disegni del secolo XIV;
la più nota delle quali è quella del codice detto « del Biadaiolo ».
Ma assai più che una semplice veduta doveva esser quella di cui
parla il celebre giureconsulto fiorentino Lapo da Castiglionchio nel-
l'epistola da lui indirizzata al figlio Bernardo, canonico della cat-
tedrale fiorentina, per ragguagliarlo intorno alle origini della fami-
glia(2). « Vidi ancora pochi anni sono passati — scrive Lapo al figliuolo
— una carta nella quale Messer Antonio di Francesco da Barberino,
judice cittadino di Firenze, il quale fu giovane di nobile ingegno,
avea figurata tutta la città di Firenze, cioè tutte le mura e la loro
misura, tutte le porte e loro nomi, tutte le vie e piazze e loro nomi,
tutte le case che orto avessero, sicché chiaramente si conosceano et ancora
scritto era di sua mano in su ogni via e luogo il nome; e quando venne
a questo luogo (la porta de' Buoi del 2° cerchio delle mura, presso
il Ponte Rubaconte) scrisse : Questa si chiama la porta di Messer
(1) Ci valiamo qui largamente del testo di una lettura fatta da uno di noi
in seno alla Società Colombaria di Firenze il 25 maggio 1911. Cfr. Mori Attilio.
Firenze nelle sue rappresentazioni cartografiche, in « Atti della Società Colom-
baria » del 1910-11 e 1911-12.
(2) Epistola di Messer Lapo di Castiglionchio a messer Bernardo Cano-
nico fiorentino. Bologna, 1753.
redandolo delle necessarie informazioni illustrative circa al suo
contenuto e agli artefici che ne compirono il disegno e la stampa,
e accompagnandolo, in qualche caso, delle riproduzioni, onde lo stu-
dioso o semplicemente l'amatore e chiunque s' interessi della vita
della nostra città, che è tanta parte della vita civile e culturale
d' Italia e del mondo, vi trovi riunito quanto fu dato di conoscere
intorno a documenti grafici che ne illustrano la topografia.
A questo lavoro ci siamo accinti con pazienza ed amore, com-
pilando il presente elenco che, se pure non potrà dirsi completo,
giacché di completezza assoluta non è il caso di parlare in lavori
siffatti, confidiamo non ne rimanga di troppo lontano. Esso ci per-
mette di seguire nelle sue diverse fasi la storia dell'evoluzione e
delle trasformazioni subite dalla nostra città dai tempi in cui essa
affermò la sua importanza nella storia della civiltà umana e di se-
guirne i miglioramenti della rappresentazione, quali l'arte e la
tecnica hanno consentito nel loro progredire degli ultimi secoli.
Poiché Firenze fu senza dubbio tra le prime città europee che,
già fino dagli ultimi secoli del Medio Evo, curassero la loro topo-
grafia (i). Non diciamo delle rappresentazioni puramente prospettiche
o delle vedute parziali o schematiche, delle quali troviamo pur saggi
in tavole ed affreschi, in miniature o in disegni del secolo XIV;
la più nota delle quali è quella del codice detto « del Biadaiolo ».
Ma assai più che una semplice veduta doveva esser quella di cui
parla il celebre giureconsulto fiorentino Lapo da Castiglionchio nel-
l'epistola da lui indirizzata al figlio Bernardo, canonico della cat-
tedrale fiorentina, per ragguagliarlo intorno alle origini della fami-
glia(2). « Vidi ancora pochi anni sono passati — scrive Lapo al figliuolo
— una carta nella quale Messer Antonio di Francesco da Barberino,
judice cittadino di Firenze, il quale fu giovane di nobile ingegno,
avea figurata tutta la città di Firenze, cioè tutte le mura e la loro
misura, tutte le porte e loro nomi, tutte le vie e piazze e loro nomi,
tutte le case che orto avessero, sicché chiaramente si conosceano et ancora
scritto era di sua mano in su ogni via e luogo il nome; e quando venne
a questo luogo (la porta de' Buoi del 2° cerchio delle mura, presso
il Ponte Rubaconte) scrisse : Questa si chiama la porta di Messer
(1) Ci valiamo qui largamente del testo di una lettura fatta da uno di noi
in seno alla Società Colombaria di Firenze il 25 maggio 1911. Cfr. Mori Attilio.
Firenze nelle sue rappresentazioni cartografiche, in « Atti della Società Colom-
baria » del 1910-11 e 1911-12.
(2) Epistola di Messer Lapo di Castiglionchio a messer Bernardo Cano-
nico fiorentino. Bologna, 1753.