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e i bastioni con l'altre difese. Ciò che egli fece intersecando con la bus-
sola per tutti i versi ed andando di fuori a riscontrar con i monti la
cupola, la quale avean segnata per centro ». Dalla quale narrazione
del Vasari apparisce come in Firenze già dai primi del secolo XVI
fosse di uso comune, nelle operazioni di rilevamento topografico, la
bussola, di cui soltanto nella seconda metà del secolo medesimo si
estendeva 1' impiego in tutta Europa. Del lavoro topografico com-
piuto dai due artisti fiorentini ebbe, com'egli stesso ci narra, a
valersi il Varchi per dare di Firenze e del suo immediato territorio
una descrizione fedele a chiarimento dei fatti da lui narrati nelle
sue Istorie; volendo, come egli si esprime, seguitare più che alcun
altro Niccolò scultore chiamato il Tribolo e Benvenuto della Golpaia,
due elevatissimi ingegni del secolo suo, i quali in que' tempi, levando
insieme amenduni la pianta di Firenze, in non meno di sei mesi, non
lavorando se non la notte, per non essere, secondo l'uso del popolo di
Firenze, impediti dalla gente ; con incredibile studio e diligenza lo mi-
surarono tutto quanto e ne fecero un modello di legname, il quale ebbe
poi papa Clemente e lo tenne in camera sua tutto il tempo ch'egli
Divette.
Risulta pertanto da questa narrazione che, non solo sarebbe
andato disperso il plastico in legno eseguito pel pontefice, ma non
si sarebbe neanche conservata notizia del disegno originale, forse non
mai riprodotto colla stampa, che pure il Varchi dovette avere sot-
tocchio. Nè ciò può stupirci quando si pensi alla rarità di altre
stampe, di pubblicazione ancora più recente, per puro caso sottratte
alla dispersione, cui, come ripetiamo, le carte geografiche sembrano
condannate.
Se il Varchi si valse del lavoro compiuto dal Tribolo e dal
suo compagno, non pare che altrettanto potesse fare il Vasari nel
comporre l'affresco rappresentante Firenze al tempo dell'assedio che
orna una delle pareti della Sala di Clemente VII in Palazzo Vec-
chio, destinata oggi ad ufficio del Primo Magistrato cittadino, onde
egli, come ci narra, fu costretto a fare una vera opera di rileva-
mento impiegando la bussola per stabilire la giusta direzione degli
oggetti e integrare la sua rappresentazione, d'altronde puramente
prospettica, con alcune indicazioni che la semplice prospettiva non
gli forniva.
Ma la prima pianta veramente geometrica che si possegga
della nostra città e che sia a noi pervenuta, è quella assai bella ed
accurata che, sulla fine del secolo XVI, rilevò il monaco olivetano
Don Stefano Buonsignori.
e i bastioni con l'altre difese. Ciò che egli fece intersecando con la bus-
sola per tutti i versi ed andando di fuori a riscontrar con i monti la
cupola, la quale avean segnata per centro ». Dalla quale narrazione
del Vasari apparisce come in Firenze già dai primi del secolo XVI
fosse di uso comune, nelle operazioni di rilevamento topografico, la
bussola, di cui soltanto nella seconda metà del secolo medesimo si
estendeva 1' impiego in tutta Europa. Del lavoro topografico com-
piuto dai due artisti fiorentini ebbe, com'egli stesso ci narra, a
valersi il Varchi per dare di Firenze e del suo immediato territorio
una descrizione fedele a chiarimento dei fatti da lui narrati nelle
sue Istorie; volendo, come egli si esprime, seguitare più che alcun
altro Niccolò scultore chiamato il Tribolo e Benvenuto della Golpaia,
due elevatissimi ingegni del secolo suo, i quali in que' tempi, levando
insieme amenduni la pianta di Firenze, in non meno di sei mesi, non
lavorando se non la notte, per non essere, secondo l'uso del popolo di
Firenze, impediti dalla gente ; con incredibile studio e diligenza lo mi-
surarono tutto quanto e ne fecero un modello di legname, il quale ebbe
poi papa Clemente e lo tenne in camera sua tutto il tempo ch'egli
Divette.
Risulta pertanto da questa narrazione che, non solo sarebbe
andato disperso il plastico in legno eseguito pel pontefice, ma non
si sarebbe neanche conservata notizia del disegno originale, forse non
mai riprodotto colla stampa, che pure il Varchi dovette avere sot-
tocchio. Nè ciò può stupirci quando si pensi alla rarità di altre
stampe, di pubblicazione ancora più recente, per puro caso sottratte
alla dispersione, cui, come ripetiamo, le carte geografiche sembrano
condannate.
Se il Varchi si valse del lavoro compiuto dal Tribolo e dal
suo compagno, non pare che altrettanto potesse fare il Vasari nel
comporre l'affresco rappresentante Firenze al tempo dell'assedio che
orna una delle pareti della Sala di Clemente VII in Palazzo Vec-
chio, destinata oggi ad ufficio del Primo Magistrato cittadino, onde
egli, come ci narra, fu costretto a fare una vera opera di rileva-
mento impiegando la bussola per stabilire la giusta direzione degli
oggetti e integrare la sua rappresentazione, d'altronde puramente
prospettica, con alcune indicazioni che la semplice prospettiva non
gli forniva.
Ma la prima pianta veramente geometrica che si possegga
della nostra città e che sia a noi pervenuta, è quella assai bella ed
accurata che, sulla fine del secolo XVI, rilevò il monaco olivetano
Don Stefano Buonsignori.