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sotto i quali una veduta di città è suscettibile d'essere esaminata:
l'artistico, il linguistico, e in modo particolare l'architettonico, ecc.
Il disegno dell' incisione è preso dalle alture a sud-ovest della
città, vicino a Montoliveto, e precisamente, come il Brockaus ha
potuto stabilire, dal giardino della villa Fioravanti (i), da quella
direzione per l'appunto dove nella stampa è collocata la figura del
disegnatore. Alcuni particolari tuttavia, che pur dovevano, a chi di
lassù osservasse la sottostante città, sfuggire, sono egualmente messi
in evidenza nel disegno, così da giustificare l'opinione del Lippmann
che la Veduta nostra sia un mezzo termine tra una prospettiva
ideale e le cosidette vedute a volo d' uccello.
L'effetto generale, scrive questo medesimo critico, è potente.
L'ombreggiatura è indicata da molti fini e uniti tratti paralleli senza
alcun taglio incrociato (hatchings) e gli spazi di muro sono pun-
teggiati con punti o con linee molto corte disposte come punti: il
che risponde interamente alle figurazioni fiorentine che si vedono
nei libri del tempo. Colline e pianure sono segnate da ondulazioni
rincorrentisi (rolling). L'intera disposizione della scena è tale da mo-
strare che l'artista, sebbene abile, non era tuttavia abbastanza esperto
da trattare un disegno così ampio. Aggiunge però il Lippmann
che l'unica copia che della silografia rimane, la berlinese, sembra
esser stata tirata a una data più recente della composizione origi-
nale silografica, non però più tardi del secolo XVI.
A proposito delle figure che animano la scena a sinistra della
Veduta, osserva Corrado Ricci (ed è l'unico accenno all'arte del-
l'ignoto disegnatore, ch'egli ha nella sua fugace illustrazione) che
esse appaiono d' ispirazione pollaiolesca.
Il Kristeller trova nella nostra silografia un accoppiamento
della tecnica veneziana con la fiorentina. Il disegno dell' insieme e
specialmente le pieghe delle vesti, la forma singolare degli alberi
con un contrasto strano di ombre e di luci, sono secondo lui, pret-
tamente fiorentine, mentre il tratteggiamento con masse di linee
lunghe strette e incurvate con una certa rigidezza è tipica della
tecnica veneziana (2).
(1) Cfr. Guido Carocci, I dintorni di Firenze, II, 359. Firenze, Galletti e
Cocci, 1907, in-8.
(2) Mi valgo delle parole del p. F. Ehrle, il quale così testualmente rife-
risce l'opinione del Kristeller nella sua memoria Roma al tempo di Giulio III ecc.
p. II (Roma, Danesi ed., 1911, in-4 gr.) Precisamente il Kristeller scrive a
p. 160 dell' Op. citata: « Die Formen und besonders die Gewandfalten, die
eigentùmliche Zeichnung der Bàume mit aus der schwarzen Masse herausge-
sotto i quali una veduta di città è suscettibile d'essere esaminata:
l'artistico, il linguistico, e in modo particolare l'architettonico, ecc.
Il disegno dell' incisione è preso dalle alture a sud-ovest della
città, vicino a Montoliveto, e precisamente, come il Brockaus ha
potuto stabilire, dal giardino della villa Fioravanti (i), da quella
direzione per l'appunto dove nella stampa è collocata la figura del
disegnatore. Alcuni particolari tuttavia, che pur dovevano, a chi di
lassù osservasse la sottostante città, sfuggire, sono egualmente messi
in evidenza nel disegno, così da giustificare l'opinione del Lippmann
che la Veduta nostra sia un mezzo termine tra una prospettiva
ideale e le cosidette vedute a volo d' uccello.
L'effetto generale, scrive questo medesimo critico, è potente.
L'ombreggiatura è indicata da molti fini e uniti tratti paralleli senza
alcun taglio incrociato (hatchings) e gli spazi di muro sono pun-
teggiati con punti o con linee molto corte disposte come punti: il
che risponde interamente alle figurazioni fiorentine che si vedono
nei libri del tempo. Colline e pianure sono segnate da ondulazioni
rincorrentisi (rolling). L'intera disposizione della scena è tale da mo-
strare che l'artista, sebbene abile, non era tuttavia abbastanza esperto
da trattare un disegno così ampio. Aggiunge però il Lippmann
che l'unica copia che della silografia rimane, la berlinese, sembra
esser stata tirata a una data più recente della composizione origi-
nale silografica, non però più tardi del secolo XVI.
A proposito delle figure che animano la scena a sinistra della
Veduta, osserva Corrado Ricci (ed è l'unico accenno all'arte del-
l'ignoto disegnatore, ch'egli ha nella sua fugace illustrazione) che
esse appaiono d' ispirazione pollaiolesca.
Il Kristeller trova nella nostra silografia un accoppiamento
della tecnica veneziana con la fiorentina. Il disegno dell' insieme e
specialmente le pieghe delle vesti, la forma singolare degli alberi
con un contrasto strano di ombre e di luci, sono secondo lui, pret-
tamente fiorentine, mentre il tratteggiamento con masse di linee
lunghe strette e incurvate con una certa rigidezza è tipica della
tecnica veneziana (2).
(1) Cfr. Guido Carocci, I dintorni di Firenze, II, 359. Firenze, Galletti e
Cocci, 1907, in-8.
(2) Mi valgo delle parole del p. F. Ehrle, il quale così testualmente rife-
risce l'opinione del Kristeller nella sua memoria Roma al tempo di Giulio III ecc.
p. II (Roma, Danesi ed., 1911, in-4 gr.) Precisamente il Kristeller scrive a
p. 160 dell' Op. citata: « Die Formen und besonders die Gewandfalten, die
eigentùmliche Zeichnung der Bàume mit aus der schwarzen Masse herausge-