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Bullettino archeologico sardo ossia raccolta dei monumenti antichi in ogni genere di tutta l'isola di Sardegna — 2.1856

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Spano, Giovanni: [Dell'arte plastica in Sardegna],[2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.10803#0085

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domestici, bensì alla religione, ed al culto, perchè i Romani
avevano Dei proprii in questa materia. L' immensa copia
dei vasi dipinti , o in basso rilievo che si scuoprirono, e
si scuoprono tuttora nell'Etruria, nella Campania e nella
Sicilia prova abbastanza quanto quest' arte era progredita
in Italia (1).

Ma per ritornare alla plastica Sarda diremo che molte
erano le officine nazionali , come rilevasi dalle iscrizioni
figuline che daremo nel corpo del Bullettino. Le più ce-
lebri poi erano quelle di Tharros e di Decimo dove con
frequenza si trovano dei frammenti di stoviglie col sigillo
del padrone del predio cui appartenevano. Venivano in
seguito quelle del Salcis e di Olbia. La svariata forma
delle urne, dei vasi, dei piatti^ lacrimato] ed altri vasetti

per il balsamo e per T abellimento, come il presente di
cui diamo il disegno (2), dimostra che anche in Sarde-
fi) In ogni tempo fin dell' antichità si pregiarono di estrarre dalle tombe i
vasi fittili per farne ornamento ed Oggetto di lusso. Strabone lib. 8 racconta
che una Romana Colonia mandata da Cesare in Corinto si occupava a frugare i
sepolcri onde farvi ricerca non solo dei lavori di metallo e marmo, ma ancora
di vasellame e di oggetti plastici.

(2) Questo magnifico balsamario fu da noi trovato in una tomba di Tharros
nel isso. Era collocato in una nicchietta in alto insieme ad una lucerna (V.
notizie dell'antica Città di Tharros, pag. 28). Rappresenta una testa di leone
che apre le fauci da dove si affaccia un viso muliebre. Crediamo che sia una
scena egizia composta, e zodiacale. Il leone colla vergine., il mese di Luglio con
Agosto, mesi simboleggiati e sacri nell1 Egitto perchè in questi succedeva l'inon-
dazione ('el Nilo da cui si ripeteva l'abbondanza della raccolta,
 
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