AMORE E PSICHE 7
quello della natura, congiunge l’idea della im-
mortalità (*), è nel mito di cui trattiamo la più
alta manifestazione del sentimento religioso. Di
maniera che non recherà maraviglia, se il grazioso
gruppo di Amore e Psiche uniti nell’amplesso
divino abbia assunto un significato funebre, e veg-
gasi per conseguenza riprodotto in molte opere
d’arte, e segnatamente su di un buon numero di
sarcofagi appartenenti per la maggior parte, come
in generale tutte le urne sepolcrali, al terzo e
quarto secolo dell’èra cristiana. Non ci é dato tut-
tavia conoscere con precisione qual posto abbia
tenuto siffatto mito nelle opinioni religiose della
Grecia, venendoci meno qualunque testimonianza
in tal proposito. Ciò che peraltro si può asserire
mediante l’aiuto dei marmi figurati, è che il mito
ebbe in Grecia una diversa allusione, non appa-
rendo mai Psiche su di nessun funebre monumento
di puro stile ellenico (2). Laddove, presso i Ro-
mani, tale allegoria raggiunse un senso elevatis-
simo e racchiuse in sé tutto un ciclo di preziose
credenze intorno alla vita avvenire ed al destino
dell’anima dopo la morte. La credenza nella im-
mortalità, i Romani la concepirono anche prima
che fossero loro note le dottrine di Pitagora e di
Platone; e Cicerone afferma che, per quanto si
(’) Ferri, La dottrina dell’amore secondo Platone.
(2) Collignon, Essai sur les moti. grecs et rom. rei. au
inythe de Psycbé, p. 79.
quello della natura, congiunge l’idea della im-
mortalità (*), è nel mito di cui trattiamo la più
alta manifestazione del sentimento religioso. Di
maniera che non recherà maraviglia, se il grazioso
gruppo di Amore e Psiche uniti nell’amplesso
divino abbia assunto un significato funebre, e veg-
gasi per conseguenza riprodotto in molte opere
d’arte, e segnatamente su di un buon numero di
sarcofagi appartenenti per la maggior parte, come
in generale tutte le urne sepolcrali, al terzo e
quarto secolo dell’èra cristiana. Non ci é dato tut-
tavia conoscere con precisione qual posto abbia
tenuto siffatto mito nelle opinioni religiose della
Grecia, venendoci meno qualunque testimonianza
in tal proposito. Ciò che peraltro si può asserire
mediante l’aiuto dei marmi figurati, è che il mito
ebbe in Grecia una diversa allusione, non appa-
rendo mai Psiche su di nessun funebre monumento
di puro stile ellenico (2). Laddove, presso i Ro-
mani, tale allegoria raggiunse un senso elevatis-
simo e racchiuse in sé tutto un ciclo di preziose
credenze intorno alla vita avvenire ed al destino
dell’anima dopo la morte. La credenza nella im-
mortalità, i Romani la concepirono anche prima
che fossero loro note le dottrine di Pitagora e di
Platone; e Cicerone afferma che, per quanto si
(’) Ferri, La dottrina dell’amore secondo Platone.
(2) Collignon, Essai sur les moti. grecs et rom. rei. au
inythe de Psycbé, p. 79.