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LA FESTA DELLE ROSE

banchettare e difettando di fiori per essere nel
cuor dell’ inverno, si coronarono di fieno secco.
Ed insieme con le ghirlande distribuivansi rari
e preziosi unguenti (Σ), tenuti in gran pregio
dagli antichi; e sebbene non al tutto conforme
al nostro proposito, ricorderò nondimeno un’an-
tica iscrizione sepolcrale in greco, nella quale
un padre desidera al figliuolo defunto che 1’ a-
nima sua riposi in pace tra gli unguenti (2).
Augurio di felicità che non si ritrova, che io
mi sappia, in nessun altro epitaffio greco o la-
tino, ma che opportunamente viene a confermare
la stima grande in cui si avevano questi speciali
balsami.
E tornando alle corone convivali, dirò che
gli Etruschi parimente le ebbero in costume, ve-
dendo noi figurati, tanto nei dipinti che fregiano
gli ipogei dell’ antica Etruria quanto in sulle
urne sepolcrali, personaggi per lo più giacenti
(') Marziale, X, 19; Petronio, Satyr. 60; Seneca, Epist.
CXXII; Orazio, Od. II, 3. Nell’antica Capua eravi una con-
trada chiamata Seplasia, nota per essere abitata da profumieri,
che vi facevano commercio di prelibati unguenti. Gli unguen-
tarli seplasiarii sono menzionati nelle lapidi antiche. In Roma,
nella Regione Vili, Forum Romanum, eravi il vicus Tuscus,
detto anche vicus Unguentaria a cagione de’ profumieri che
vi avevano stanza, e che i Latini chiamavano unguentarii.
(2) Marini, Iscri^. All)., p. 184. I Cristiani pure ebbero
1’ idea degli odori del mondo di là; e di una certa Afrodite
dice una iscrizione, attribuita a san Damaso: inde per eximios
paradisi regnat odores (Damasi Epigrammata, ed. Max.
Ihm, p. 89, n. 85).
 
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