IL CULTO DEGLI ALBERI
I 89
Etruschi divisero gli alberi in favorevoli e sfa-
vorevoli. Né altrimenti dicasi dei Romani, i quali
distinsero pure gli alberi in felici ed in infelici ;
cosi, per esempio, i ritagli delle unghie e dei ca-
pelli che si tondevano al flamine Diale, gran sa-
cerdote di Giove, si sotterravano subter arborem
felicem (*), e col ramo di un albero felice si ador-
nava la ieratica acconciatura della fiammica, mo-
glie del gran flamine. Similmente il sacro fuoco
di Vesta, allorquando spegnevasi, doveva esser
riacceso stropicciando insieme due pezzi di legno
di un albero di fausto augurio.
Gli alberi, in qualunque modo fossero stati
consacrati, sia da una tradizionale venerazione
che li faceva riguardare come templi o simboli di
numi, sia da una manifestazione divina, come
quando erano colpiti dal fulmine, divenivano in-
violabili; onde non potevano né essere recisi né
trasportati altrove, ove prima non avessero per-
duto, mediante l’exauguratio, il loro carattere
sacro, e non si fossero compiuti alcuni riti
espiatori.
È inoltre da sapere, che gli alberi toccati dal
fulmine (arbores fulguritae) erano reputati funesti;
in conseguenza di che si offriva ad essi una spe-
ciale focaccia, accompagnando l’offerta con una
invocazione a Giove per averlo propizio e bene-
volo. L’obbligo di tal sacrifizio spettava al pro-
(T) Gellio, X, 15.
I 89
Etruschi divisero gli alberi in favorevoli e sfa-
vorevoli. Né altrimenti dicasi dei Romani, i quali
distinsero pure gli alberi in felici ed in infelici ;
cosi, per esempio, i ritagli delle unghie e dei ca-
pelli che si tondevano al flamine Diale, gran sa-
cerdote di Giove, si sotterravano subter arborem
felicem (*), e col ramo di un albero felice si ador-
nava la ieratica acconciatura della fiammica, mo-
glie del gran flamine. Similmente il sacro fuoco
di Vesta, allorquando spegnevasi, doveva esser
riacceso stropicciando insieme due pezzi di legno
di un albero di fausto augurio.
Gli alberi, in qualunque modo fossero stati
consacrati, sia da una tradizionale venerazione
che li faceva riguardare come templi o simboli di
numi, sia da una manifestazione divina, come
quando erano colpiti dal fulmine, divenivano in-
violabili; onde non potevano né essere recisi né
trasportati altrove, ove prima non avessero per-
duto, mediante l’exauguratio, il loro carattere
sacro, e non si fossero compiuti alcuni riti
espiatori.
È inoltre da sapere, che gli alberi toccati dal
fulmine (arbores fulguritae) erano reputati funesti;
in conseguenza di che si offriva ad essi una spe-
ciale focaccia, accompagnando l’offerta con una
invocazione a Giove per averlo propizio e bene-
volo. L’obbligo di tal sacrifizio spettava al pro-
(T) Gellio, X, 15.