Ι98 IL CULTO DEGLI ALBERI
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Il culto degli alberi, si in Grecia come in
Italia, perdurò insino agli ultimi giorni del pa-
ganesimo e si protrasse durante tutto il medio
evo; e quanto fosse difficile l’estirparlo ne lo
persuadono non meno gli editti di Teodosio, che
le efficaci e reiterate istanze di Libanio all’ Im-
peratore, perché venissero represse le fanatiche
distruzioni degli alberi operate dai monaci. Veg-
giamo di fatti san Barbato abbattere nel settimo
secolo un albero sacro presso Benevento, gran-
demente venerato dai Longobardi. I Padri della
Chiesa parlano di questo culto come di una su-
perstizione assai diffusa, la quale seppe resistere
alle pene più severe e rigorose imposte dai prin-
cipi cristiani, cui si unirono anche i Concili per
combattere efficacemente contro il culto pagano
degli alberi e dei boschi. E le leggi sotto il nome
di Capitolari emanate dai re Merovingi e Caro-
lingi condannavano reiteratamente e solenne-
mente come sacrileghi tutti coloro che si osti-
navano ad accender fuochi e lumi, non che di-
nanzi alle pietre ed alle fontane, ma accanto agli
alberi, e che a tali cose inanimate porgevano voti
e preghiere. I medesimi divieti facevano le leggi
del re longobardo Liutprando, ed i Missionari
della Fede; e l’Apostolo della Germania, Boni-
facio, pose egli stesso mano ad abbattere la fa-
mosa Quercia del Danubio.
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Il culto degli alberi, si in Grecia come in
Italia, perdurò insino agli ultimi giorni del pa-
ganesimo e si protrasse durante tutto il medio
evo; e quanto fosse difficile l’estirparlo ne lo
persuadono non meno gli editti di Teodosio, che
le efficaci e reiterate istanze di Libanio all’ Im-
peratore, perché venissero represse le fanatiche
distruzioni degli alberi operate dai monaci. Veg-
giamo di fatti san Barbato abbattere nel settimo
secolo un albero sacro presso Benevento, gran-
demente venerato dai Longobardi. I Padri della
Chiesa parlano di questo culto come di una su-
perstizione assai diffusa, la quale seppe resistere
alle pene più severe e rigorose imposte dai prin-
cipi cristiani, cui si unirono anche i Concili per
combattere efficacemente contro il culto pagano
degli alberi e dei boschi. E le leggi sotto il nome
di Capitolari emanate dai re Merovingi e Caro-
lingi condannavano reiteratamente e solenne-
mente come sacrileghi tutti coloro che si osti-
navano ad accender fuochi e lumi, non che di-
nanzi alle pietre ed alle fontane, ma accanto agli
alberi, e che a tali cose inanimate porgevano voti
e preghiere. I medesimi divieti facevano le leggi
del re longobardo Liutprando, ed i Missionari
della Fede; e l’Apostolo della Germania, Boni-
facio, pose egli stesso mano ad abbattere la fa-
mosa Quercia del Danubio.