28 VITA DI BENVENUTO
veramente di stare in Paradiso un anno
intero che io stetti in Pisa , dove io non
sonai mai . Alla fine dell'anno Ulivieri mio
maestro gli venne occasione di venire a
Firenze a vendere certe spazzature d'oro
e d'argento che egli aveva ; e perchè in
quella pessima aria m'era saltato un poco
di febbre, con essa e col maestro ne tor-
nai a Firenze ; dove mio padre fece gran-
dissime carezze a quel mio maestro, pre-
gandolo di nascosto che non mi rimediasse
a Pisa. Restatomi ammalato, io stetti circa
due mesi nel letto, e mio padre con gran-
de amorevolezza mi fece medicare e guari-
re, dicendomi continuamente che gli pare-
va mill'anni ch'io fossi guarito per sentir-
mi un po'sonare. Tenendomi le dita al pol-
so, perchè aveva qualche cognizione della
medicina e delle lettere latine, sentiva in
esso polso che egli moveva, a ragionare di
sonare, tanto grande alterazione, che mol-
te volte sbigottito e con lacrime si partiva
da me: in modo, che avvedutomi di que-
sto suo gran dispiacere , dissi ad una di
quelle mie sorelle che mi portassero un
flauto, che sebbene io avevo la febbre
continua , per esser lo strumento di poca
fatica , non mi dava alterazione. Io sonavo
con tanta bella disposizione di mano e di
lingua , che giugnendo mio padre in quel
tempo all'improvviso , mi benedisse mille
volte dicendomi , che in quel tempo che
io era stato fuor di lui gli pareva che io
veramente di stare in Paradiso un anno
intero che io stetti in Pisa , dove io non
sonai mai . Alla fine dell'anno Ulivieri mio
maestro gli venne occasione di venire a
Firenze a vendere certe spazzature d'oro
e d'argento che egli aveva ; e perchè in
quella pessima aria m'era saltato un poco
di febbre, con essa e col maestro ne tor-
nai a Firenze ; dove mio padre fece gran-
dissime carezze a quel mio maestro, pre-
gandolo di nascosto che non mi rimediasse
a Pisa. Restatomi ammalato, io stetti circa
due mesi nel letto, e mio padre con gran-
de amorevolezza mi fece medicare e guari-
re, dicendomi continuamente che gli pare-
va mill'anni ch'io fossi guarito per sentir-
mi un po'sonare. Tenendomi le dita al pol-
so, perchè aveva qualche cognizione della
medicina e delle lettere latine, sentiva in
esso polso che egli moveva, a ragionare di
sonare, tanto grande alterazione, che mol-
te volte sbigottito e con lacrime si partiva
da me: in modo, che avvedutomi di que-
sto suo gran dispiacere , dissi ad una di
quelle mie sorelle che mi portassero un
flauto, che sebbene io avevo la febbre
continua , per esser lo strumento di poca
fatica , non mi dava alterazione. Io sonavo
con tanta bella disposizione di mano e di
lingua , che giugnendo mio padre in quel
tempo all'improvviso , mi benedisse mille
volte dicendomi , che in quel tempo che
io era stato fuor di lui gli pareva che io