8 CELLTNI
e dicendo, che io non aveva messo foglia,
presente il padrone del rubino, affermarono,
che io l'avessi tinto, o usato altra cosa simile
proibita. Laonde essendo perciò costretto cor-
tesemente dal gentiluomo, a cui io l'aveva
legato, a doverlo sciorre e solo a lui mo-
strar tal segreto , dicendo, che egli mi sa-
tisfarebbe delle mie fatiche intorno ad esso
fino a quell' ora durate ( che nessun desi-
derio ho avuto maggiore, che d' insegnare
quel poco , che io abbia saputo , sempre
volentieri a ciascuno ), lo sciolsi pubblica-
mente in presenza di tutti; il che vedendo
i detti gioiellieri , me ne lodarono e com-
mendarono insieme col padrone somma-
mente. Era questo rubino molto grosso, e
tanto nitido e fulgente, che tutte le foglie,
che sotto gli erano poste lo facevano in tal
guisa lampeggiare, cne egli quasi si rassomi^
gliava al girasole , o all' occhio di gatta; le
cui sorte ai pietre molti imperiti , come di
sopra dicemmo, pongono fra le specie delle
gioie.
Venghiamo ora a ragionare dello sme-
raldo e del zaffiro. Questi si debbono colle
foglie, che loro si convengono , serrare nel-
la guisa de' rubini; e nelle dette gioie ho
io conosciuto le medesime qualità e diffi-
cultà, che ne' rubini ; e però di nulla più
circa di essi giudico necessario ragionare, se
non delle falsità, che in esse gioie si com-
mettono: la qual diligenza potrà servire per
documento non tanto di quelli, che dilet-
tandosene le comperano, quanto per quelli,
che le comperano per rivenderle. Diciamo
e dicendo, che io non aveva messo foglia,
presente il padrone del rubino, affermarono,
che io l'avessi tinto, o usato altra cosa simile
proibita. Laonde essendo perciò costretto cor-
tesemente dal gentiluomo, a cui io l'aveva
legato, a doverlo sciorre e solo a lui mo-
strar tal segreto , dicendo, che egli mi sa-
tisfarebbe delle mie fatiche intorno ad esso
fino a quell' ora durate ( che nessun desi-
derio ho avuto maggiore, che d' insegnare
quel poco , che io abbia saputo , sempre
volentieri a ciascuno ), lo sciolsi pubblica-
mente in presenza di tutti; il che vedendo
i detti gioiellieri , me ne lodarono e com-
mendarono insieme col padrone somma-
mente. Era questo rubino molto grosso, e
tanto nitido e fulgente, che tutte le foglie,
che sotto gli erano poste lo facevano in tal
guisa lampeggiare, cne egli quasi si rassomi^
gliava al girasole , o all' occhio di gatta; le
cui sorte ai pietre molti imperiti , come di
sopra dicemmo, pongono fra le specie delle
gioie.
Venghiamo ora a ragionare dello sme-
raldo e del zaffiro. Questi si debbono colle
foglie, che loro si convengono , serrare nel-
la guisa de' rubini; e nelle dette gioie ho
io conosciuto le medesime qualità e diffi-
cultà, che ne' rubini ; e però di nulla più
circa di essi giudico necessario ragionare, se
non delle falsità, che in esse gioie si com-
mettono: la qual diligenza potrà servire per
documento non tanto di quelli, che dilet-
tandosene le comperano, quanto per quelli,
che le comperano per rivenderle. Diciamo