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Cellini, Benvenuto
Opere di Benvenuto Cellini (Band 3): Due trattati di Benevenuto Cellini ... uno dell'oreficeria l'altro della scultura — Milano: Dalla Societá Tipografica de Classici Italiani contr. del Cappuccio, 1811

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https://doi.org/10.11588/diglit.71582#0125
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OREFTCERIA.

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d' una graticoletta, proccurando però, che i
carboni non toccassero l'opera; e stava av-
vertito, mentrechè egli tesseva detti carboni.
Quando l'opera fosse diventata del color del
fuoco, ciò vedendo, cominciava destramente
col manticetto a soffiar nella dett' opera, e
in tal guisa che le fiamme si ripiegavano tutte
sul suo lavoro ; perciocché se il vento fosse
troppo gagliardo, le fiamme s'aprirebbono e
anaerebbono fuora, e si porterebbe pericolo,
che l'opera non si struggesse e guastasse; e
perciò egli, colla sopraddetta diligenza gover-
nandosi come cominciava a veder lampeggia-
re e muovere la prima pelle dell'oro, presta-
mente con una setolina infusa in un poco d'a¬
cqua spruzzava sopra il detto lavoro, e in
tal guisa veniva rammarginata l'opera benis-
simo senza saldatura. Dopo che egli aveva
questa prima volta saldato il lavoro a ca-
lore ovvero rammarginato ( essendoché que-
sto modo non si domanda saldare, ma è
un ridurre tutta 1' opera d' un pezzo; per-
chè tanta é la virtù del verderame accom-
pagnato col sale armoniaco e colla borace,
che possono muovere solamente la pelle del-
1' oro, laonde con quella stessa peilolina si
rammargina ess' oro in tal guisa, che egli
egualmente vien sodo e intero ) avendo,
dico, ciò fatto Caradosso, poneva la sua ope-
ra in aceto fortissimo, bianco, mettendo in
esso un poco di sale, e cosi ve la lasciava
star dentro per una notte intera; il qual ef-
fetto fa, che la mattina ella si trova bian-
chita e netta dalla borace; allora pigliava
dello stucco, e riempiva l'opera tutta, per
 
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