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OREFICERIA. Il5
io di romperlo. Dopo questo abbiansi pre-
parate le sue staffe per gettarvi dentro l'ar-
gento: e queste si tanno di due piastre di
ferro , grandi secondo il bisogno, fralle
quali si mette certi bastoncini quadri, della
grossezza del dito mignolo, più o manco
secondo la piastra , clie si vuoi gettare; in-
di si serrano all' intorno con certe molle di
ferro, alquanto grossette, e col martello si
pingono innanzi in guisa ch' elle serrino
egualmente le dette staffe; e delle dette
molle se ne fa sei o otto, secondo la gran-
dezza delle staffe ; stuccansi poi dintorno
con un poco di terra liquida , perchè 1' ar-
gento , che vi si getta dentro , non si versi.
Proccurisi ancora, che le staffe sieno ben
calde, e avendole ferme in un catino di
cenere spenta o fra quattro mattoni in ter-
ra , avendovi prima gettato dentro un poco
d' olio , vi si potrà versare poi 1' argento : e
questoè un de modi di fondere. Venghiamo
ora al secondo, molto migliore. Usasi in
Fiorenza nell' arte de'battilori fondere in un
modo detto a mortaio , che cosi chiamano
quel fornello , dov' essi fondono , il quale
si fa in questo modo. Abbiasi più lame di
ferro schietto , grosse un mezzo dito e lar-
ghe quanto un dito grosso, e colle dette
lame tessasi uno strumento di forma tonda,
alto un braccio e un terzo ; ancorché se ne
usano de' minori e maggiori , secondo 1' oc-
casioni di fondere più o mancq argento.
Questo, come s' è detto, vuol esser tessuto
di forma tonda infino a due terzi del tutto,
Cellùii Bgn. Kol. III. 8
 
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