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OREFICERIA. g5
nio e alquanto di sterco di cavallo, le quali
cose tutte mescolate insieme e infuse con
orina d' uomo , si riducano nella guisa
della pasta da fare il pane. Piglisi poi del
detto loto, e pongasene per la grossezza di
un dito sopra le teste del torsello e della
pila, e poi si pongano in fuoco , il quale
sia di tal valore, che possa ricuocere benis-
simo le dette teste ; e nel medesimo fuoco
da per loro si lascino freddare, avvertendo,
che il detto fuoco cotanto vorrebb' essere ,
che per una notte di verno intera ( e non
manco ) le potesse mantener calde. Indi si
traggono fuora, e affatto se le dà loro quel-
la forma, che debbono avere , lasciandole
con tanto vantaggio, quant' é la grossezza
d' una mezza costa di coltello ; ciò fatto si
debbono arrotare sopra una pietra gentile,
la quale vuol esser pulitissima , perchè so-
pra le dette pile e torselli non debbe resta-
re nessuna inegualità. Piglinsi poi le seste ,
e segnisi il circuito della granitura della
moneta, che viene a essere appunto quella
grandezza , che ha da aver la moneta ; do-
po questo con un altro paio di seste si deb-
be segnare , dove hanno da star le lettere ,
che vanno intorno alla detta moneta: e qui
si ha da sapere, che le dette seste vogliono
esser fatte di fil di acciaio, alquanto gros-
setto, il quale acciaio si torce in guisa di
seste e si pone alla grandezza , che altrui
se ne vuol servire, nè mai più si muove ;
e delle dette seste immobili è necessario di
averne due paia almanco ; 1' altro paio di
seste mobili vogliono essere alquanto ga-
 
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