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Cellini, Benvenuto
Opere di Benvenuto Cellini (Band 3): Due trattati di Benevenuto Cellini ... uno dell'oreficeria l'altro della scultura — Milano: Dalla Societá Tipografica de Classici Italiani contr. del Cappuccio, 1811

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https://doi.org/10.11588/diglit.71582#0194
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128 CELLINI
pennello di setole di porco , e quello ado-
perava da quella parte, che la setola è più
morbida, e col detto pennello metteva la
materia sopra 1' opera di cera in quel mo-
do, che si disse della terra. Ma si vuol met-
tere il gesso tutto in una volta , perciocché
di mano in mano il gesso si viene a rap-
pigliare ; in guisa che si può poi mettere
con una mestoletta di legno fatta a tal pro-
posito, tantoché sia grosso un dito, e poi
si lascia rappigliare. Fatto questo si lega la
forma con filo di ferro sottile ben ricotto,
e poi si piglia quel gesso e matton pesto ,
che non è passato per istaccio, e si fa lique-
fare coll' acqua, come di sopra si disse,
e questo si debbe mettere sopra la detta for^
ma della grossezza di una costa di coltello,
e finché sia ben ricoperto il detto filo di
ferro; avvertendo sempre, che quant' è mag-
giore la forma, tanto più grossa si debbe
far la detta spoglia, e non essendo l'artefi-
ce cacciato dalla fretta del fornir presto l'o¬
pera, come spesso avvenir suole, dovrà la-
sciar seccare il gesso da per se al sole o in
luogo asciutto e dove si faccia fummo, e
quivi tenerla fintantoché fuori n'esca l'umi-
dità. Piglisi poi la detta forma, e con fuo-
co temperato cavisene la cera nel modo ,
che già s'é detto, e uscita che ne sia la
cera , crescasi il fuoco destramente, tanto
che si ricuoca la detta forma in quel mo-
do, che dicemmo cuocersi quella di terra.
E questo é quanto occorre di fare intorno
al detto modo di formare, il quale io lodo
 
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