DELL EDITOR FIORENTINO. XVII
mo furono fatti pubblicare, per mezzo delle
stampe , in Firenze nel i568. per Valente
Panizzi e Marco Peri, a persuasione di Mes-
ser Gherardo Spini, segretario del Cardinal
Fernando de' Medici , a cui furono dal Cellini
in quella impressione dedicati. La qual cosa,
parte dal contesto medesimo di quell' opera
si può congetturare, e parte ancora dalla se-
guente memoria o ricordo, scritto di inano
propria di Benvenuto, da noi osservato
fra un gran numero di suoi sonetti mano-
scritti, cortesemente a noi mostrati dal Ca-
nonico Salvino Salvini, de' quali più sotto
si favellerà ^ Io ho sempre ringraziato Iddio,
che già sono passati ventidue anni, che io
ho consumati nella mia dolce patria (i), e
fra i miei gran travagli il maggiore si è stato
l'aver fatte cosi poche onere. E per essermi
più volte doluto di cotale accidente, e mo-
strando con molte vive ragioni, come tal
cosa non veniva per mia causa, e' mi fu
risposto da un gran gentiluomo di Corte,
il quale non mi disse altro se non, che io
era un terribile uomo; e replicandomi più
volte questo nome di terribile, io gli risposi,
che i terribili si erano quegli strumenti, che
si empievano d'incenso, sol per onorare Id-
dio.E' sono molti mesi passati,
ch'io donai questo mio libro, scritto in pen-
na, allo Illustrissimo ed Eccellentissimo no-
stro, infino nel 1667.; e sebbene alcune volte
(1) Dopo ritornato dalla Francia nell' Agosto i545&
Cellini Benv. Vol. III. b
mo furono fatti pubblicare, per mezzo delle
stampe , in Firenze nel i568. per Valente
Panizzi e Marco Peri, a persuasione di Mes-
ser Gherardo Spini, segretario del Cardinal
Fernando de' Medici , a cui furono dal Cellini
in quella impressione dedicati. La qual cosa,
parte dal contesto medesimo di quell' opera
si può congetturare, e parte ancora dalla se-
guente memoria o ricordo, scritto di inano
propria di Benvenuto, da noi osservato
fra un gran numero di suoi sonetti mano-
scritti, cortesemente a noi mostrati dal Ca-
nonico Salvino Salvini, de' quali più sotto
si favellerà ^ Io ho sempre ringraziato Iddio,
che già sono passati ventidue anni, che io
ho consumati nella mia dolce patria (i), e
fra i miei gran travagli il maggiore si è stato
l'aver fatte cosi poche onere. E per essermi
più volte doluto di cotale accidente, e mo-
strando con molte vive ragioni, come tal
cosa non veniva per mia causa, e' mi fu
risposto da un gran gentiluomo di Corte,
il quale non mi disse altro se non, che io
era un terribile uomo; e replicandomi più
volte questo nome di terribile, io gli risposi,
che i terribili si erano quegli strumenti, che
si empievano d'incenso, sol per onorare Id-
dio.E' sono molti mesi passati,
ch'io donai questo mio libro, scritto in pen-
na, allo Illustrissimo ed Eccellentissimo no-
stro, infino nel 1667.; e sebbene alcune volte
(1) Dopo ritornato dalla Francia nell' Agosto i545&
Cellini Benv. Vol. III. b