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SCULTURA, 191
in Parigi in cert' opere, che io voleva get-
tare , dove io mi serviva di un vecchio pra-
tichissimo; laddove , essendo cotto il fornel-
lo né svaporato , non avremmo mai fondu-
to detto mefallo, se io non m' accorgeva
della cagione di tal disordine. Cosi avendo
lasciato stagionare col fuoco il fornello , in
due ore fondemmo millecinquecento libbre
di metallo. Debbesi ancora alle bocche, do-
ve si mette il metallo , far due sportelIetti
di pietra morta , ne' quali sportelli , in cia-
scuno, si scompartisce due buchi, larghi
un dito e mezzo l'uno, e quattro dita lonta-
ni 1' uno dall' altro , i quali buchi servono
per porvi una forchetta di ferro fatta a tal
proposito , colla quale , secondo il bisogno,
si vanno levando e ponendo i detti sportel-
li. Volendo ancora mettere nuovo metallo
nella fornace , prima si debbe porre il pez-
zo sopra i detti sportelli, e tenervelo fintan-
toché diventi infocato e rosso, e quasi che
sia per colare, cosi poi si può metter fra l'altro ;
essendoché chi ve lo mettesse senza usar
prima tali diligenze , andrebbe a pericolo
di freddare il primo metallo e farlo diveni-
re in guisa di migliaccio , come s'é detto.
Queste avvertenze adunque sono necessarie
da sapersi per gli scultori, e benissimo deb-
bono essere informati della natura de' me-
talli e di molte altre cose , che la teorica
e la pratica insegna ; perciocché mi é oc-
corso di vedere uomini pratichissimi in tal
arte , i quali hanno fatto getti maravigliosi,
e talora soprappresi da qualche picciolo ac-
cidente, per non ne conoscere la causa ,
 
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