j/j.0 LIBRO PRIMO
Egli sarebbe desiderabile e da applaudirsi che la favola, i costumi, le Mi
gioni di tutti i popoli potessero servire , unitamente alla loro storia , a tutti ì
loro fasti per animare l'artista e tramandarli alla posterità in una forma notile
e dignitosa, propria delle divine arti che abbiamo imparate dai greci e dalla na.
tura. Ma conviene confessarlo con rassegnazione, die volendo tramandare ono-
revolmente alla posterità memorie auguste con quei mez^i di mirabile illusione
e con quel magistero con cui le arti hanno resi eterni tanti nomi e tanti me.
morabili fatti, non ci è dato di scostarci troppo dalle tracce di chi ci ha pje.
ceduti con tanta avvedutezza e con tanta dottrina, ed in prova di questo l'arte
della scultura veggiamo che non isdegna le forme delle attuali vesti pel saper-
dozio e perla religione, in quanto che sono queste appunto le sole che ser-
bino qualche traccia ancor delle antiche.
Se una lingua generale sarebbe un vantaggio prezioso per 1' umana spe.
eie, perchè non vorremo noi conservare un modo comune di esprimerci e su.
scettibile dell' intelligenza di tutti in quelle cose che ci presenta una felice
combinazione? Le antichità greche e romane non ci offrono già oscuri gero-
glifici e incomprensibili enigmi , ma oggetti pieni di ragione, sino nelle li.
cenze degli artisti, i quali hanno conservato all' abbigliamento nazionale ciò
che non ne offendeva la dignità, accordato alla moda ciò che più si conface-
va col gusto, e aggiunto o tolto ciò che più credevano necessario all' intelli-
genza degli oggetti che volevano rappresentare.
Claudiano stesso nei primi secoli del cristianesimo, il solo che potesse far
pompa di felici talenti nell'oscurità di quei tempi, ci porge un esempio che l'in-
tolleranza d'allora non seppe neppur riprovare; mentre cantando per le nozze
di Onorio colla figlia diStilicone, egli seppe salvare col suo genio poetico dall'
oblivione le antiche favole della Grecia. L'imagine del bosco di Cipro, sede
dell'armonìa e dell'amore, il trionfante progresso di Venere sopra i nativi suoi
mari, e la dolce influenza che sparse la di lei presenza nel palazzo di Milano
ove risiedevano gli sposi imperiali, esprimono i sentimenti del cuore col pia-
cevol linguaggio dell'allegorìa e della finzione . Queste imagini non si sareb-
bero dal poeta potute attingere in seno del nuovo culto, e nuli'ostante non
vennero punto rigettate presso una corte che con ortodossìa professando il cri-
stianesimo, riconosceva però la convenienza di lasciar spaziare le arti del bel-
lo pei doridi campi di una ridente imaginazione.
Egli sarebbe desiderabile e da applaudirsi che la favola, i costumi, le Mi
gioni di tutti i popoli potessero servire , unitamente alla loro storia , a tutti ì
loro fasti per animare l'artista e tramandarli alla posterità in una forma notile
e dignitosa, propria delle divine arti che abbiamo imparate dai greci e dalla na.
tura. Ma conviene confessarlo con rassegnazione, die volendo tramandare ono-
revolmente alla posterità memorie auguste con quei mez^i di mirabile illusione
e con quel magistero con cui le arti hanno resi eterni tanti nomi e tanti me.
morabili fatti, non ci è dato di scostarci troppo dalle tracce di chi ci ha pje.
ceduti con tanta avvedutezza e con tanta dottrina, ed in prova di questo l'arte
della scultura veggiamo che non isdegna le forme delle attuali vesti pel saper-
dozio e perla religione, in quanto che sono queste appunto le sole che ser-
bino qualche traccia ancor delle antiche.
Se una lingua generale sarebbe un vantaggio prezioso per 1' umana spe.
eie, perchè non vorremo noi conservare un modo comune di esprimerci e su.
scettibile dell' intelligenza di tutti in quelle cose che ci presenta una felice
combinazione? Le antichità greche e romane non ci offrono già oscuri gero-
glifici e incomprensibili enigmi , ma oggetti pieni di ragione, sino nelle li.
cenze degli artisti, i quali hanno conservato all' abbigliamento nazionale ciò
che non ne offendeva la dignità, accordato alla moda ciò che più si conface-
va col gusto, e aggiunto o tolto ciò che più credevano necessario all' intelli-
genza degli oggetti che volevano rappresentare.
Claudiano stesso nei primi secoli del cristianesimo, il solo che potesse far
pompa di felici talenti nell'oscurità di quei tempi, ci porge un esempio che l'in-
tolleranza d'allora non seppe neppur riprovare; mentre cantando per le nozze
di Onorio colla figlia diStilicone, egli seppe salvare col suo genio poetico dall'
oblivione le antiche favole della Grecia. L'imagine del bosco di Cipro, sede
dell'armonìa e dell'amore, il trionfante progresso di Venere sopra i nativi suoi
mari, e la dolce influenza che sparse la di lei presenza nel palazzo di Milano
ove risiedevano gli sposi imperiali, esprimono i sentimenti del cuore col pia-
cevol linguaggio dell'allegorìa e della finzione . Queste imagini non si sareb-
bero dal poeta potute attingere in seno del nuovo culto, e nuli'ostante non
vennero punto rigettate presso una corte che con ortodossìa professando il cri-
stianesimo, riconosceva però la convenienza di lasciar spaziare le arti del bel-
lo pei doridi campi di una ridente imaginazione.