DIFFUSIONE DEL NOME «ITALIA
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Diffusione del nome «Italia»
Secondo lo stesso Antioco, fiorito nella seconda metà del sec. V, il nome d’Italia com-
prendeva la parte inferiore della penisola calabrese dallo stretto di Messina sino alla
strozzatura tra il golfo di S. Eufemia ed il golfo di Squillace. Ciò dobbiamo supporre che
fosse alla fine del sec. VI a. C.; pare dunque che in origine la denominazione di Italoi
designasse nella parte più meridionale della Calabria attuale un’antichissima tribù, la
cui più circoscritta sede non può essere identificata. Ma nella seconda metà del sec. V
già si avverte un ampliamento di territorio designato col nome d’Italia; allora il limite
settentrionale può essere indicato da una linea che unisce Metaponto al golfo di Poli-
castro; in Erodoto (IV, 15) morto circa il 425 a. C., Metaponto già fa parte dell’Italia.
A nord-est di Metaponto era la Japigia, a nord del golfo di Policastro era la Enotria, ma
Taranto japigia diventa ben tosto, alla fine del sec. V, Taranto italiana: ve n’è un indi-
zio in Tucidide, morto dopo il 399 (Vili, 91,2). Cosi il nome d’Italia si estende per tutto
il golfo tarantino, sicché il paese, per dirla coi Greci, degli Italioti o degli Italikoì àndres
coincide con quella terra, che i Greci stessi chiamavano la megàle Hellàs, cioè la Magna
Grecia. Alla metà del secolo IV l’Italia è ormai il territorio sino al golfo di Pesto e poco
dopo si estende anche alla Campania.
Cade Taranto nelle mani dei Romani (272 a. C.) e, in contrasto con Roma, tutto il ter-
ritorio della penisola, che ormai obbedisce alla città del Tevere, è compreso sotto l’unico
nome di Italia. La opposizione, il contrasto tra italico 0 italiano e romano, nasce in tal
modo, si accentua, persiste. Alla fine della prima guerra punica (241 a. C.) tutta la peni-
sola appenninica, cioè l’Italia centrale e meridionale, ha il nome d’Italia: è la parte con-
tinentale del dominio di Roma in contrapposto, da un lato, con la Gallia barbarica, pa-
drona della valle del Po, dall’altro con le tre isole maggiori, ove elementi greci 0 fenici
persistevano ancora su di uno strato possente indigeno. L’Esino sopra Ancona, dappri-
ma, il Rubicone fatidico poi è il confine a nord-est; invece a nord-ovest Luni, che dap-
prima, facendo parte dell’Etruria, apparteneva all’Italia, è dopo l’8i aggregata alla Gallia.
Sotto G. Cesare (48-44) con la donazione della cittadinanza romana agli abitanti della
valle del Po, il confine dell’Italia fu ad occidente il Varo, ad oriente il Risano (antico
Formio) a sud di Trieste, ma con Augusto tale limite orientale fu portato all’Arsa (antico
Arsia). Sicché, quando Virgilio nel suo poema (Eneide, III v. 523) fa esclamare ad Acate,
il seguace di Enea, che naviga sull’Adriatico: Italia, Italia!, tale nome aveva, per quanto
concerne la intiera penisola, all’infuori della parte orientale dell’Istria, il medesimo signi-
ficato che ha oggi per noi.
Accanto al nome d’Italia sussistevano allora, ma quali relitti tradizionali, quali espres-
sioni poetiche, altre denominazioni: Saturnia tellus (v. Virgilio, Georgiche, II, 173, Enei-
de, Vili, 329) o Saturnia regna (Eneide, XI, 252), Esperia, Ausonia, Enotria. Le prime
due espressioni, derivate dal latino Saturno, dio agricolo della semina (dalla voce verbale
latina satum, sebbene Va di Saturnus sia lungo), perciò dio della ricchezza e del benessere,
indicavano, in origine, il territorio laziale; poeticamente vennero ad esprimere l’Italia.
Esperia, come ben si vede, è nome greco : è il paese di occidente, della sera, rispetto alla
Grecia, e l’uso di tale nome risalirebbe al poeta siceliota Stesicoro. Ausonia deriva dal
popolo degli Ausoni, abitanti nella parte meridionale della penisola, ed indicò l’Italia non
soggetta ai Greci e fu denominazione che prevalse tardi nella poesia alessandrina. Eno-
tria, nome greco, cioè il paese del vino, era localizzata nel mezzogiorno della penisola, a
nord del torrente Lao, corrispondendo al territorio di Velia. Ma tutti questi nomi non
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Diffusione del nome «Italia»
Secondo lo stesso Antioco, fiorito nella seconda metà del sec. V, il nome d’Italia com-
prendeva la parte inferiore della penisola calabrese dallo stretto di Messina sino alla
strozzatura tra il golfo di S. Eufemia ed il golfo di Squillace. Ciò dobbiamo supporre che
fosse alla fine del sec. VI a. C.; pare dunque che in origine la denominazione di Italoi
designasse nella parte più meridionale della Calabria attuale un’antichissima tribù, la
cui più circoscritta sede non può essere identificata. Ma nella seconda metà del sec. V
già si avverte un ampliamento di territorio designato col nome d’Italia; allora il limite
settentrionale può essere indicato da una linea che unisce Metaponto al golfo di Poli-
castro; in Erodoto (IV, 15) morto circa il 425 a. C., Metaponto già fa parte dell’Italia.
A nord-est di Metaponto era la Japigia, a nord del golfo di Policastro era la Enotria, ma
Taranto japigia diventa ben tosto, alla fine del sec. V, Taranto italiana: ve n’è un indi-
zio in Tucidide, morto dopo il 399 (Vili, 91,2). Cosi il nome d’Italia si estende per tutto
il golfo tarantino, sicché il paese, per dirla coi Greci, degli Italioti o degli Italikoì àndres
coincide con quella terra, che i Greci stessi chiamavano la megàle Hellàs, cioè la Magna
Grecia. Alla metà del secolo IV l’Italia è ormai il territorio sino al golfo di Pesto e poco
dopo si estende anche alla Campania.
Cade Taranto nelle mani dei Romani (272 a. C.) e, in contrasto con Roma, tutto il ter-
ritorio della penisola, che ormai obbedisce alla città del Tevere, è compreso sotto l’unico
nome di Italia. La opposizione, il contrasto tra italico 0 italiano e romano, nasce in tal
modo, si accentua, persiste. Alla fine della prima guerra punica (241 a. C.) tutta la peni-
sola appenninica, cioè l’Italia centrale e meridionale, ha il nome d’Italia: è la parte con-
tinentale del dominio di Roma in contrapposto, da un lato, con la Gallia barbarica, pa-
drona della valle del Po, dall’altro con le tre isole maggiori, ove elementi greci 0 fenici
persistevano ancora su di uno strato possente indigeno. L’Esino sopra Ancona, dappri-
ma, il Rubicone fatidico poi è il confine a nord-est; invece a nord-ovest Luni, che dap-
prima, facendo parte dell’Etruria, apparteneva all’Italia, è dopo l’8i aggregata alla Gallia.
Sotto G. Cesare (48-44) con la donazione della cittadinanza romana agli abitanti della
valle del Po, il confine dell’Italia fu ad occidente il Varo, ad oriente il Risano (antico
Formio) a sud di Trieste, ma con Augusto tale limite orientale fu portato all’Arsa (antico
Arsia). Sicché, quando Virgilio nel suo poema (Eneide, III v. 523) fa esclamare ad Acate,
il seguace di Enea, che naviga sull’Adriatico: Italia, Italia!, tale nome aveva, per quanto
concerne la intiera penisola, all’infuori della parte orientale dell’Istria, il medesimo signi-
ficato che ha oggi per noi.
Accanto al nome d’Italia sussistevano allora, ma quali relitti tradizionali, quali espres-
sioni poetiche, altre denominazioni: Saturnia tellus (v. Virgilio, Georgiche, II, 173, Enei-
de, Vili, 329) o Saturnia regna (Eneide, XI, 252), Esperia, Ausonia, Enotria. Le prime
due espressioni, derivate dal latino Saturno, dio agricolo della semina (dalla voce verbale
latina satum, sebbene Va di Saturnus sia lungo), perciò dio della ricchezza e del benessere,
indicavano, in origine, il territorio laziale; poeticamente vennero ad esprimere l’Italia.
Esperia, come ben si vede, è nome greco : è il paese di occidente, della sera, rispetto alla
Grecia, e l’uso di tale nome risalirebbe al poeta siceliota Stesicoro. Ausonia deriva dal
popolo degli Ausoni, abitanti nella parte meridionale della penisola, ed indicò l’Italia non
soggetta ai Greci e fu denominazione che prevalse tardi nella poesia alessandrina. Eno-
tria, nome greco, cioè il paese del vino, era localizzata nel mezzogiorno della penisola, a
nord del torrente Lao, corrispondendo al territorio di Velia. Ma tutti questi nomi non