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Ducati, Pericle
L' Italia antica: dalle prime civiltà alla morte di Cesare (44 a. C.) — Milano, 1936

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https://doi.org/10.11588/diglit.42162#0185
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PITAGORA ED I PITAGOREI

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99. Colonnato dorico dell’arcaico tempio C di Seimunte
(prima metà del sec. VI).

disciplina di silenzio e di lavoro con una mistica dedizione; non si mescolavano nella
vita pubblica direttamente, né ambivano cariche ed onori, ma sulla vita pubblica
influivano con le loro tendenze di aristocrazia intellettuale, superiore alle ambizioni
ed alle passioni di parte. Era come una società di iniziati che faceva sentire l’importanza
della sua superiorità intellettuale e morale nell’andamento della cosa pubblica. La fama
del grande filosofo riformatore dei costumi e perfezionatore della coscienza umana si
sparse ben presto per tutte le colonie greche d’Italia ed anche, a quel che pare, tra le
popolazioni italiche, sicché accorrevano a lui e gli abitanti di quella terra che fu poi
la Lucania, e Messapi e Peucezi, mentre pare che notizia di lui pervenisse sino a Ro-
ma, cioè sino all’Etruria.
Nulla lasciò di scritto Pitagora e tardive assai sono le auree sentenze, che gli vengono
a torto attribuite e che hanno un contenuto etico. Ma si sa che, secondo la dottrina di
Pitagora, il numero era l’essenza di ogni cosa; ragionando sulla proprietà dei numeri,
pari e dispari, razionali ed irrazionali, con combinazioni complicate di punti e di cifre,
si perveniva a rappresentare la giustizia, la concordia, altri concetti astratti. Cosi si giun-
geva a comprendere l’ordine dell’universo, il cosmo, basato sulla armonia perfetta delle
parti. La filosofia pitagorica aveva adunque un carattere essenzialmente matematico,
non naturalistico ; dalla natura la mente veniva allontanata, e ciò era una manchevolezza
grave, essendo l’osservazione della natura il presupposto migliore per far progredire
il sapere umano, anche filosofico. Della dottrina pitagorica faceva parte la teoria della
metempsicosi; era il passaggio delle anime attraverso successive vite corporee, sinché si
giungeva alla purificazione, cioè ad una vita spirituale incorporea. Lorse l’impulso a tale
credenza dovette pervenire a Pitagora dai suoi viaggi in oriente ed in Egitto; certo è
 
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