LA PITTURA E LA SCULTURA
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restaurati ed abbelliti; cosi il tempio di Giove sul Campidoglio in Roma viene abbellito
nel 296 con la sostituzione di un’altra quadriga a quella vetusta fittile sulla cima del
frontone. Talora, tuttavia, tanto nella scultura in bronzo quanto nella coroplàstica, af-
fiorano i caratteri etruschi e prevalgono ; vi sono cioè il crudo realismo, la violenza, il mo-
vimento, la sintesi impressionistica: cosi in una preziosa testa bronzea di giovinetto del
Museo di Firenze, cosi nelle terrecotte decorative del tempio orvietano del Belvedere
e cosi infine nelle due magnifiche maschere diaboliche del Museo Faina di Orvieto.
Ma allo scorcio del sec. IV è all’improvviso come lo splendore di un nuovo raggio vi-
vificante di arte; principalmente nelle terrecotte, sia dei frontoni sia delle antefisse, del
tempio di Apollo o dello Scasato di Civita Castellana è la forte impronta dell’arte di
Scopa passionale e di Prassitele dolce ed aggraziato. Tale ellenico suggello è cosi forte
262. Dupondio di Volterra: doppia testa, delfino con la dicitura Velathri (circa 271-268 a. C.).
che si può supporre l’immigrazione di artisti greci in Etruria nella seconda metà del
sec. IV, supposizione codesta che sembrerà ancor più plausibile, qualora si pensi al-
l’esodo di architetti, pittori, scultori greci verso l’Asia Minore. Tale emigrazione costi-
tuirebbe uno dei prodromi dell’ellenismo. È un fenomeno che si ripete nel nostro
Rinascimento con l’operosità ,svolta al di là delle Alpi da grandi artisti italiani.
Per l’arte etrusca si aggiungano la scultura essenzialmente funeraria, la produzione
artìstico-industriale. Perla scultura funeraria sono i sarcòfaghi di arenaria (pietra fetida),
di peperino, di travertino, di nenfro, e di Chiusi, e di Cerveteri, e di Tarquinia, e di Vulci :
le figure dei defunti o isolati o a coppie sdraiate o semisdraiate sui coperchi sono docu-
menti interessanti della tendenza iconografica etrusca che ora, dopo l’intermezzo elle-
nizzante, comincia a prevalere, preparando la magnifica fioritura ritrattìstica dei se-
coli III-I a. C.; i rilievi sulle pareti dei sarcofaghi di contenuto o funebre o realistico o
mitico, preannunziano l’ampia manifestazione di rilievi su urne in sarcofaghi posteriori
al secolo IV.
Arti minori etrusche nel sec. iv; l’architettura
Nei rami minori dell’arte industriale sono il vasellame e gli arnesi (es. candelabri)
di bronzo; interessanti sono gli specchi e le ciste, le quali ultime provengono da un
ricco centro latino, da Preneste. Il disegno delle figure espresse ad incisione, sia negli
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restaurati ed abbelliti; cosi il tempio di Giove sul Campidoglio in Roma viene abbellito
nel 296 con la sostituzione di un’altra quadriga a quella vetusta fittile sulla cima del
frontone. Talora, tuttavia, tanto nella scultura in bronzo quanto nella coroplàstica, af-
fiorano i caratteri etruschi e prevalgono ; vi sono cioè il crudo realismo, la violenza, il mo-
vimento, la sintesi impressionistica: cosi in una preziosa testa bronzea di giovinetto del
Museo di Firenze, cosi nelle terrecotte decorative del tempio orvietano del Belvedere
e cosi infine nelle due magnifiche maschere diaboliche del Museo Faina di Orvieto.
Ma allo scorcio del sec. IV è all’improvviso come lo splendore di un nuovo raggio vi-
vificante di arte; principalmente nelle terrecotte, sia dei frontoni sia delle antefisse, del
tempio di Apollo o dello Scasato di Civita Castellana è la forte impronta dell’arte di
Scopa passionale e di Prassitele dolce ed aggraziato. Tale ellenico suggello è cosi forte
262. Dupondio di Volterra: doppia testa, delfino con la dicitura Velathri (circa 271-268 a. C.).
che si può supporre l’immigrazione di artisti greci in Etruria nella seconda metà del
sec. IV, supposizione codesta che sembrerà ancor più plausibile, qualora si pensi al-
l’esodo di architetti, pittori, scultori greci verso l’Asia Minore. Tale emigrazione costi-
tuirebbe uno dei prodromi dell’ellenismo. È un fenomeno che si ripete nel nostro
Rinascimento con l’operosità ,svolta al di là delle Alpi da grandi artisti italiani.
Per l’arte etrusca si aggiungano la scultura essenzialmente funeraria, la produzione
artìstico-industriale. Perla scultura funeraria sono i sarcòfaghi di arenaria (pietra fetida),
di peperino, di travertino, di nenfro, e di Chiusi, e di Cerveteri, e di Tarquinia, e di Vulci :
le figure dei defunti o isolati o a coppie sdraiate o semisdraiate sui coperchi sono docu-
menti interessanti della tendenza iconografica etrusca che ora, dopo l’intermezzo elle-
nizzante, comincia a prevalere, preparando la magnifica fioritura ritrattìstica dei se-
coli III-I a. C.; i rilievi sulle pareti dei sarcofaghi di contenuto o funebre o realistico o
mitico, preannunziano l’ampia manifestazione di rilievi su urne in sarcofaghi posteriori
al secolo IV.
Arti minori etrusche nel sec. iv; l’architettura
Nei rami minori dell’arte industriale sono il vasellame e gli arnesi (es. candelabri)
di bronzo; interessanti sono gli specchi e le ciste, le quali ultime provengono da un
ricco centro latino, da Preneste. Il disegno delle figure espresse ad incisione, sia negli