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AGGRAVAMENTO DEI MALI NELLO STATO ROMANO
fu per gli assalitori avere vittoria. Un fitto nembo di frecce, scagliate da un corpo di ar-
cieri cretesi agevolò la presa dell’Aventino ad Opimio ed ai suoi seguaci.
Fuggi Fiacco, ma fu raggiunto ed ucciso; fuggi Caio e dapprima trovò rifugio nel tem-
pio di Diana, ove tentò di uccidersi, ma ne fu impedito da due suoi amici, M. Pomponio
e P. Letorio. Strappato dal tempio, fuggi ancora al tempio della Luna sul ciglio setten-
trionale dell’Aventino e di qui discese, accompagnato dai due fidi amici e da un servo,
verso Porta Trigemina; ma era stato suscitato l’allarme e subito sui fuggitivi irruppero,
quali cani rabbiosi, i seguaci di Opimio. Fu ucciso Pomponio, e Caio passò il ponte
Sublicio mercé il sacrifizio dell’altro suo devoto amico, e, seguito dal solo servo, penetrò
nei recèssi del bosco.sacro alla dea Furrina; ma ecco la canea degli assalitori che cingono
il bosco e cercano qua e là dentro di esso. Ma nel bosco i seguaci di Opimio non trova-
rono altro che due cadaveri insanguinati.
Le teste recise di Caio e di Fiacco furono recate ad Opimio, che le pagò a peso d’o-
ro. I corpi dei due miseri furono gettati nel Tevere ed abbattute al suolo furono le
loro case, mentre vi fu un eccidio di ben tremila seguaci di Caio Gracco; la strage del
121 era riescita decupla rispetto a quella del 133. Ed una solenne lustrazione purificò
la città.
La povera Cornelia, novella Niobe, sopportò dignitosamente questa seconda sua grande
sciagura; ebbe la proibizione di portare il lutto, ma nel suo ritiro di Miseno la figlia
dell’Africano maggiore trascorse gli ultimi anni di sua vita da tutti venerata ed ammi-
rata. Tristissimi ricordi aleggiavano attorno alla sua mente, ma sul dolore vinceva in lei
l’orgoglio di aver generato ed allevato un Tiberio, un Caio Gracco.
Scompariva Caio Sempronio Gracco e scompariva l’opera sua e del fratello Tiberio.
La legge agraria, sospesa, fu abrogata definitivamente nel ni. Non si ricostituì la classe
media; si era immemori del saggio detto di un poeta greco, di Focilide: « La condizione
media è la migliore; e tale posto io voglio nella città ». Invece della classe media, si ebbe
un aumento della plebe urbana, si ebbe un incremento dei latifondi e crebbero a dismi-
sura gli schiavi. Fu abrogata la legge frumentaria; rimase la lex judiciaria che aveva tolto
ai senatori il privilegio di essere iscritti nell’album judicum, e rimase la legge dell’aggiu-
dicazione delle imposte pubbliche nella provincia di Asia. Chi ci guadagnò da tutto
questo movimento graccano fu la classe dei cavalieri.
Aggravamento dei mali nello Stato romano
E cosi per questo fallimento della legislazione graccana si ebbero aggravati i mali di
Roma: la città-Stato, ove arbitri del grande impèro mediterraneo erano da un lato due
ristrette caste, la senatoria e la equestre, dall’altro la plebe urbana, oziosa e facinorosa;
la negazione della parità di diritti agli Italiani, che tuttavia avevano già cominciato a
sentirsi elementi costitutivi di una sola Nazione con Roma come capitale; la piaga della
schiavitù, che sempre in maggior grado tormentava la vita sociale d’Italia. Ma si aggiunga
che frequenti, anzi diuturne imprese guerresche mettevano sempre più in valore con-
dottieri, che con l’aureola della vittoria erano a capo di soldati, più ligi al comando del
loro generale che alle norme delle leggi statali.
Pericoloso era ormai da parte dei condottieri di atteggiarsi quali imitatori di Ales-
sandro Magno. A questa altissima figura di eroe conquistatore avevano sempre guardato
come a modello, che non si poteva superare, ma che bisognava seguire, i vari diadochp
AGGRAVAMENTO DEI MALI NELLO STATO ROMANO
fu per gli assalitori avere vittoria. Un fitto nembo di frecce, scagliate da un corpo di ar-
cieri cretesi agevolò la presa dell’Aventino ad Opimio ed ai suoi seguaci.
Fuggi Fiacco, ma fu raggiunto ed ucciso; fuggi Caio e dapprima trovò rifugio nel tem-
pio di Diana, ove tentò di uccidersi, ma ne fu impedito da due suoi amici, M. Pomponio
e P. Letorio. Strappato dal tempio, fuggi ancora al tempio della Luna sul ciglio setten-
trionale dell’Aventino e di qui discese, accompagnato dai due fidi amici e da un servo,
verso Porta Trigemina; ma era stato suscitato l’allarme e subito sui fuggitivi irruppero,
quali cani rabbiosi, i seguaci di Opimio. Fu ucciso Pomponio, e Caio passò il ponte
Sublicio mercé il sacrifizio dell’altro suo devoto amico, e, seguito dal solo servo, penetrò
nei recèssi del bosco.sacro alla dea Furrina; ma ecco la canea degli assalitori che cingono
il bosco e cercano qua e là dentro di esso. Ma nel bosco i seguaci di Opimio non trova-
rono altro che due cadaveri insanguinati.
Le teste recise di Caio e di Fiacco furono recate ad Opimio, che le pagò a peso d’o-
ro. I corpi dei due miseri furono gettati nel Tevere ed abbattute al suolo furono le
loro case, mentre vi fu un eccidio di ben tremila seguaci di Caio Gracco; la strage del
121 era riescita decupla rispetto a quella del 133. Ed una solenne lustrazione purificò
la città.
La povera Cornelia, novella Niobe, sopportò dignitosamente questa seconda sua grande
sciagura; ebbe la proibizione di portare il lutto, ma nel suo ritiro di Miseno la figlia
dell’Africano maggiore trascorse gli ultimi anni di sua vita da tutti venerata ed ammi-
rata. Tristissimi ricordi aleggiavano attorno alla sua mente, ma sul dolore vinceva in lei
l’orgoglio di aver generato ed allevato un Tiberio, un Caio Gracco.
Scompariva Caio Sempronio Gracco e scompariva l’opera sua e del fratello Tiberio.
La legge agraria, sospesa, fu abrogata definitivamente nel ni. Non si ricostituì la classe
media; si era immemori del saggio detto di un poeta greco, di Focilide: « La condizione
media è la migliore; e tale posto io voglio nella città ». Invece della classe media, si ebbe
un aumento della plebe urbana, si ebbe un incremento dei latifondi e crebbero a dismi-
sura gli schiavi. Fu abrogata la legge frumentaria; rimase la lex judiciaria che aveva tolto
ai senatori il privilegio di essere iscritti nell’album judicum, e rimase la legge dell’aggiu-
dicazione delle imposte pubbliche nella provincia di Asia. Chi ci guadagnò da tutto
questo movimento graccano fu la classe dei cavalieri.
Aggravamento dei mali nello Stato romano
E cosi per questo fallimento della legislazione graccana si ebbero aggravati i mali di
Roma: la città-Stato, ove arbitri del grande impèro mediterraneo erano da un lato due
ristrette caste, la senatoria e la equestre, dall’altro la plebe urbana, oziosa e facinorosa;
la negazione della parità di diritti agli Italiani, che tuttavia avevano già cominciato a
sentirsi elementi costitutivi di una sola Nazione con Roma come capitale; la piaga della
schiavitù, che sempre in maggior grado tormentava la vita sociale d’Italia. Ma si aggiunga
che frequenti, anzi diuturne imprese guerresche mettevano sempre più in valore con-
dottieri, che con l’aureola della vittoria erano a capo di soldati, più ligi al comando del
loro generale che alle norme delle leggi statali.
Pericoloso era ormai da parte dei condottieri di atteggiarsi quali imitatori di Ales-
sandro Magno. A questa altissima figura di eroe conquistatore avevano sempre guardato
come a modello, che non si poteva superare, ma che bisognava seguire, i vari diadochp