PESTO: IL TEMPIO DELLA PACE
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366. Palestra delle Terme Stabiane di Pompei a colonnato tufàceo rivestito d’inttìnaco. (Foto Troncone)
camente, ma nella impotenza per novelle creazioni dello spirito, esprimeva in suolo ita-
liano questo eccezionale intelletto; ma dobbiamo considerare Archimede più greco che
italiano o siciliano?
Peccato che questo gloriosissimo scienziato, che era stato il più valido difensore della
sua città assediata dai Romani, alla caduta di questa fosse ucciso da un ignorante soldato
vittorioso, mentre era assorto nei suoi calcoli, perché certo ulteriori veri, oltre a quelli
già raggiunti, numerosi ed importantissimi, avrebbe potuto arrecare alla umanità. Egli
fu sepolto in una ricca tomba, su cui furono collocate le forme di un cilindro e di una
sfera; eppure questa tomba,-si grande è talora l’oblio, che annebbia la gratitudine uma-
na, rimase senza culto ed andò dimenticata. Fu solo assai più tardi che Cicerone la rin-
tracciò e la identificò, quando cioè era questore in Sicilia nel 75 (Tusculane, V, 64).
Infine gli storici; sono due e furono amici di Annibaie, nella cui cerchia essi vissero
insieme al segretario suo fidatissimo, Sosilo Spartano, e a Cherea. Questi storici sono
Sileno, nato verosimilmente a Kalè Aktè (Bella Spiaggia) in Sicilia ed autore di due
opere, una di storia siciliana (Sikelikà) forse in cinque libri, e l’altra sulle imprese di
Annibaie in sette libri; poi Eumaco di Napoli, autore di una vita di Annibaie in almeno
due libri.
Pesto: il Tempio « della Pace»; la statua di Marsia
Tra i Lucani ed i Sanniti occupanti città greche o imbevute di greca cultura si possono
scorgere documenti d’arte, che assumono aspetti propri, ove l’impronta ellenica talora
è forte, talora è pallida assai, arretrandosi dinnanzi agli elementi locali delle stirpi ita-
liane. Tanto ci è dato di constatare a Pesto, a Pompei, a Capua, per non dire di altri mi-
nori centri, tra cui è Calvi, l’antica Cales.
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366. Palestra delle Terme Stabiane di Pompei a colonnato tufàceo rivestito d’inttìnaco. (Foto Troncone)
camente, ma nella impotenza per novelle creazioni dello spirito, esprimeva in suolo ita-
liano questo eccezionale intelletto; ma dobbiamo considerare Archimede più greco che
italiano o siciliano?
Peccato che questo gloriosissimo scienziato, che era stato il più valido difensore della
sua città assediata dai Romani, alla caduta di questa fosse ucciso da un ignorante soldato
vittorioso, mentre era assorto nei suoi calcoli, perché certo ulteriori veri, oltre a quelli
già raggiunti, numerosi ed importantissimi, avrebbe potuto arrecare alla umanità. Egli
fu sepolto in una ricca tomba, su cui furono collocate le forme di un cilindro e di una
sfera; eppure questa tomba,-si grande è talora l’oblio, che annebbia la gratitudine uma-
na, rimase senza culto ed andò dimenticata. Fu solo assai più tardi che Cicerone la rin-
tracciò e la identificò, quando cioè era questore in Sicilia nel 75 (Tusculane, V, 64).
Infine gli storici; sono due e furono amici di Annibaie, nella cui cerchia essi vissero
insieme al segretario suo fidatissimo, Sosilo Spartano, e a Cherea. Questi storici sono
Sileno, nato verosimilmente a Kalè Aktè (Bella Spiaggia) in Sicilia ed autore di due
opere, una di storia siciliana (Sikelikà) forse in cinque libri, e l’altra sulle imprese di
Annibaie in sette libri; poi Eumaco di Napoli, autore di una vita di Annibaie in almeno
due libri.
Pesto: il Tempio « della Pace»; la statua di Marsia
Tra i Lucani ed i Sanniti occupanti città greche o imbevute di greca cultura si possono
scorgere documenti d’arte, che assumono aspetti propri, ove l’impronta ellenica talora
è forte, talora è pallida assai, arretrandosi dinnanzi agli elementi locali delle stirpi ita-
liane. Tanto ci è dato di constatare a Pesto, a Pompei, a Capua, per non dire di altri mi-
nori centri, tra cui è Calvi, l’antica Cales.