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PERICLE DUCATI

sonio; è ripreso poi da Dante, che gli dà il suo
titanico suggello:
udir come le schiatte si disfanno,
non ti parrà nuova cosa nè forte,
poscia che le cittadi termine hanno.
All’aperto sorriso del mare, a Populonia, l’animo
nostro non è affascinato dalla melanconia dell’ab-
bandono, come a Vulci, nella landa della morte.
Nella luminosità del bel paesaggio italico si avverte
un senso di sereno, di dolce riposo. Prevale l’idillio
sulla elegia. Non già si ripercuote nel nostro animo
la eco lontanissima di fragore di armi o di fremito
di genti industriose, ma, rievocando i fantasmi della
scomparsa città, ci par di vedere il giovinetto dio
Fufluns serenamente, dolcemente allacciato alla ma-
dre sua, come una pieghevole pianta di tenera vite,
che si attorce attorno ad una pianta maggiore e
prosperosa.
 
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