132
PERICLE DUCATI
naie di Pistoia o al cosiddetto porfìrico Carma-
gnola nella balaustrata della basilica di S. Marco a
Venezia.
Oppure le tre teste di peperino rappresentano
tre divinità protettrici ed indicano la triade divina
che, secondo un passo ben noto del commento di
Servio alla Eneide (I, v. 422), non doveva mai man-
care in una etrusca città, la triade di Tinia, di Uni,
di Menrva, cioè i tre numi capitolini?
Ma il senso di sospettosa, di arcigna forza che
spira dal monumento volterrano è aumentato dallo
scuro andito che penetra nella città e che termina in
una porta interna. Quando le due aperture, sia
quella verso la campagna, sia quella verso la città,
erano chiuse da battenti, quando, immediatamente
dietro l’apertura posteriore veniva abbassata la sara-
cinesca, la cui originaria presenza è attestata da
uno incavo verticale nella parete, tutta la costru-
zione assumeva l’aspetto di un possente torrione di
solidissima difesa nella cerchia delle mura. Oggi,
del tutto aperta, questa duplice porta all’Arco pro-
duce un senso di fortissimo contrasto per il suo diffi-
dente corruccio con il sorriso diffuso dall’aperto
cielo sull’ampia vallata, sino alla distesa di colline
e colline, simili ad onde gigantesche. Riluce al di
là del nero passaggio la ripida e stretta via di Vol-
terra medioevale e nell’aria si ripercuote la eco dei
colpi di scalpello e del canto degli alabastrai nelle
botteghe intenti al lavoro.
PERICLE DUCATI
naie di Pistoia o al cosiddetto porfìrico Carma-
gnola nella balaustrata della basilica di S. Marco a
Venezia.
Oppure le tre teste di peperino rappresentano
tre divinità protettrici ed indicano la triade divina
che, secondo un passo ben noto del commento di
Servio alla Eneide (I, v. 422), non doveva mai man-
care in una etrusca città, la triade di Tinia, di Uni,
di Menrva, cioè i tre numi capitolini?
Ma il senso di sospettosa, di arcigna forza che
spira dal monumento volterrano è aumentato dallo
scuro andito che penetra nella città e che termina in
una porta interna. Quando le due aperture, sia
quella verso la campagna, sia quella verso la città,
erano chiuse da battenti, quando, immediatamente
dietro l’apertura posteriore veniva abbassata la sara-
cinesca, la cui originaria presenza è attestata da
uno incavo verticale nella parete, tutta la costru-
zione assumeva l’aspetto di un possente torrione di
solidissima difesa nella cerchia delle mura. Oggi,
del tutto aperta, questa duplice porta all’Arco pro-
duce un senso di fortissimo contrasto per il suo diffi-
dente corruccio con il sorriso diffuso dall’aperto
cielo sull’ampia vallata, sino alla distesa di colline
e colline, simili ad onde gigantesche. Riluce al di
là del nero passaggio la ripida e stretta via di Vol-
terra medioevale e nell’aria si ripercuote la eco dei
colpi di scalpello e del canto degli alabastrai nelle
botteghe intenti al lavoro.