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164

PERICLE DUCATI

Gli inizi di questa colonizzazione a nord del-
l’Appennino coincidono con il massimo della forza
dominatrice degli Etruschi, quando cioè essi, da
tempo, penetrati dalle prime sedi di Tarquinia e
di Cere, di Vetulonia e di Populonia verso le valli
dell’Arno e del Tevere, possedevano le coste della
Corsica, premevano il suolo del Lazio, avevano
colonizzato parte della Campania sino al golfo di
Salerno.
Le schiere etrusche, scendendo giù verso la pia-
nura dalle pendici dell’Appennino lungo lo scro-
sciante Reno, dapprima incassato tra forre selvose,
poi allargato in valle più aperta e meno erta, in
una ampia conca montana vollero fondare una città,
la quale fosse come di collegamento tra la madre
patria di oltre Appennino e la nuova Etruria, che esse
bramavano di costituire nel piano. Opportuna fu
la scelta del luogo: un gran gomito faceva la cor-
rente del Reno lambendo un pianoro, cui sopra-
stava una collinetta scendente ripida da un lato
nella valle. Nel pianoro poteva sorgere l’abitato,
sulla collinetta l’arce. Circondavano questa conca
poggi ammantati di verde e, mentre verso mezzo-
giorno l’orizzonte pareva restringersi in un acca-
vallarsi di monti, esso orizzonte si allargava invece
verso settentrione con cime sempre più digradanti.
Qui si fondò la nuova città. Un giorno, nel mo-
mento più luminoso, quando cioè il sole era più alto,
il sacerdote supremo, indossato il candido manto
 
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