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Ducuing, François [Editor]
L' Esposizione Universale del 1867 illustrata: pubblicazione internazionale autorizzata dalla commissione imperiale dell'esposizione — Mailand [u.a.], 1867

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https://doi.org/10.11588/diglit.3381#0492
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490

V ESPOSIZIONE UNIVERSALE DEL 1867 ILLUSTRATA.

IL RE DI SVEZIA PITTORE DI PAESAGGIO

à

n

Sta bene talvolta che i possenti della ter-
ra si ricongiungano col resto dell'umanità
per mezzo delle arti ed il culto delle belle
lettere; rientrano cosi come semplici cit-
tadini nella grande repubblica delle intel-
ligenze , ove solo il merito forma la ge-
rarchia, e diventano passibili del nostro
giudizio in quel mondo dove soltanto la li-
bertà della critica dà risalto e pregio alla
lode.

Alessandro lamentavasi di non poter
essere il proprio Omero, e lo sarebbe forse
divenuto se avesse vissuto. Cesare scrisse
la propria storia; e Napoleone III la vita di
Cesare, più esatta che vera, più sapiente
ed ingegnosa che imparziale, almeno, per
quanto dicono alcuni magistrati della no-
stra repubblica. Il re di Svezia Carlo XV
dipinge quadri. S. M. espose tre paesaggi,
che lo rendono soggetto alla nostra critica,
esponendolo ai nostri elogi. Uno rappre-
senta un punto delle Alpi Norvegie, il lago
di Vaagevand, nella vallata di Gulbrandsda-
len ; il secondo il lago di Brunsviken o di
Haga, presso Stocolma. S. M. diede F ul-
tima mano a questa tela alcuni mesi sono,
in vista dell' imminente apertura dell' E-
sposizione ; il terzo finalmente è un pae-
saggio d'inverno in Svezia, un quadro di
fantasia, del quale ne diamo l'incisione.
Sono già tre anni che questo lavoro è com-
piuto, ed il reale autore ne fece dono al-
l' Imperatore dei Francesi, che lo espose
nelle sue gallerìe.

I primi due quadri rappresentano, per
quanto dicono, molto fedelmente punti al-
pestri in Svezia e Norvegia ; non hanno
altra rassomiglianza fra loro se non in
un lago che ne occupa il centro. Il pae-
saggio norvegio è più accentuato d'aspetto
che quello svedese, havvipoi, specialmente
intorno al lago, una catena di colline bo-
scose, che si aprono in semicerchio, di un
effetto magnifico: nel paesaggio svedese la
prospettiva è più accurata, e l'aria vi cir-
cola più trasparente; le montagne del fondo
sono sfumate benissimo, ed il pittore ri-
produsse abilmente la tinta arsiccia che la
vampa del sole dà ai sassi.

II paesaggio d'inverno, — quello che noi
riproduciamo , — è degno delle migliori
tele svedesi che lo circondano. I pittori
scandinavi trovarono nel loro reale copain
{collega d' arte) un degno emulo. Quello
che potrebbesi rimproverare a questo qua-
dro, è la mancanza d'opposizione e di con-
trasto : non lungi dal quadro reale, un altro
pittore produsse parimenti un effetto di
neve con sole sfolgoreggiante sul fondo, che
mi sembra essere stato meglio compreso.

Le principali qualità del paesaggio d'in-
verno sono gli effetti di natura bene os-
servati e le prospettive molto accurate. Il
disegno mostra della fermezza, ad ecce-
zione forse del primo piano, che mi sembra
mancare di sufficiente rilievo.

Infine, questo quadro meritava la pena
d'essere riprodotto, quand'anche l'autore
non fosse stato un re.

F. Ducuing.

INSTALLAZIONI DEL PALAZZO

Impero turco.

L'Esposizione turca, propriamente detta,
occupa una piccola parte del Nili scom-
partimento del Palazzo del Campo di Marte
fra le porte di Suffren e Desaix. Al mo-
mento dell' apertura questa esposizione
presentava un aspetto disordinato in ap-
parenza, ma assai pittoresco.

Oggi non è più così : tutto si trova nel-
1' ordine voluto, o press'a poco. Le stovi-
glie stanno colle stoviglie, i mobili coi mo-
bili, e così del resto, eccettuatine i tap-
peti ed i ricami, i quali trovansi un po'
dappertutto, e di cui non si potè metterne
in vista che circa una terza parte : al-
trettanto si deve dire della selleria, che
venne messa nella galleria delle macchine
per mascherare un vuoto disaggradevole.

Partendo dal giardino centrale si arriva
all'esposizione turca non pel lato più ar-
tistico — tutt'altro ! — ma almeno dal lato
delle opere d'arte. Quivi trovansi i pro-
getti e disegni d' architettura, fra cui si
fanno rimarcare soltanto i piani dell'in-
stallazione turca del Palazzo e quelli degli
edifici eretti nel parco.

In mezzo agli studi e progetti numero-
sissimi che i sigg. Barborini , Montani e
Boncia disegnarono per ordine del mini-
stero del commercio, agricoltura e lavori
pubblici, spiccano i veri piani, quelli che
soli furono definitivamente adottati dalla
Commissione Imperiale turca ed eseguiti
dal suo architetto, il sig. Leone Parvillée.

Vi è altresì un progetto di viadotto, o-
pera del sig. Levai, ingegnere dell'ufficio
civico del VI circondario di Costantino-
poli , il quale porge una favorevolissima
idea degli abbellimenti già eseguiti in gran
parte a Pera ed a Galata, mercè dell'illu-
minata iniziativa di S. E. Server-Effendi,
presidente del consiglio municipale.

Viene poscia la galloria della Storia del
lavoro, nella quale sono rappresentate : la
Siria nei tempi antichi; Bisanzio sotto gli
imperatori greci, e Brussa nell'epoca del
suo maggior splendore, quand'era la ca-
pitale dei Mehemet, dei Muraci e dei
Bajazette. Per la prima sonvi bassorilie-
vi ed una iscrizione cuneiforme, che è
tradotta in latino dall'espositore Abdullah
Bey; per la seconda veggonsi cinque di-
segni di monumenti : stato attuale e ri-
stauri progettati dal sig. dottor Dèthier
direttore della scuola austriaca di Pera;
per la terza, finalmente, una collezione
del sig. Leone Parvillée , che comprende
majoliche, legature di libri, frammenti di
manoscritti, ecc., resa ancor più completa
dalle fotografie eseguite dall'esponente.

Nella galleria di pittura e scultura , la
Turchia ha poca cosa, ed è noto che non
brilla per questo lato. Si ha però il di-
ritto di fare alcune riserve per un pros-
simo avvenire, essendoché tre quadri : Bi-
vacco di Zingari ; Zeibek in agguato : Morte
del Zeibek, trattati da Flamdi Bey con rara
indipendenza e sincerità; un bel ritratto
di S. M. imperiale il Sultano Abdul Aziz,
disegnato magistralmente in matita nera
da Ahmed A'alì Effendi, sembrano offrire
pegni positivi di progresso.

Attualmente e malgrado i pretesi pro-
gressi —■ che per fortuna sono parziali, —
equivalenti ad una decadenza, la vera arte
turca risiede sempre in certi prodotti ma-
nifatturati, come tappeti, ricami, lavori ad
ago, stoviglie, majoliche, oggetti di selle-
ria, legature; il tutto come ai tempi in
cui l'industria europea toglieva a prestito
dall'Oriente le grandi formule che oggidì
essa crede di restituirgli coll'insegnargli i
piccoli sistemi.

Guardate i tappeti di A'alì Effendi di
Smirne ; guardate quelli che in tutto l'Im-
pero ottomano sono eseguiti per iniziativa
personale secondo la tradizione sopra vec-
chi telai composti di quattro legni appena
digrossati. Confrontateli con quelli che nel
paese stesso si fabbricano in grande, giusta
i metodi moderni : confrontateli sopratutto
con quel tappeto fabbricato a Kulè e nel
cui bordo è tessuta la parola: perfezionato.
In che cosa consiste il perfezionamento ?
Non vedete che agli antichi disegni così
ingenui, originali e d' un gusto così puro
e caratteristico, si sostituirono orribili ca-
stelletti circondati da corone di rose, come
si veggono sui piatti da dessert nelle trat-
torie dibassa sfera? Per la tintura delle
lane si adoperano colori splendidi, è vero,
ma falsi, sfacciati, senza durata, quali fu-
rono scoperti in questi ultimi tempi. Per
formare la catena dei tappeti si adoperò
la lana curta.

Hafyz Sadyk Effendi, fabbricatore di por-
cellana opaca ad Eyub, trova il suo van-
taggio nell'imitare i prodotti europei. Se
noi ci avvisassimo di biasimarlo per aver
scelto quei profili pesanti e grossolani,
quei disegni volgari, mentre aveva sotto
gli occhi i contorni così puri ed ele-
ganti, gli ornati così ingegnosi e delicati
delle fabbriche di stoviglie di Rusciuk,
di Gedda e di Bagdad, non mancherebbe
di risponderci che il suo vassellame si
vende più facilmente perchè balla franka.
Ed infatti egli solo vende ogni anno sto-
viglie usuali per una somma doppia di
quella che rappresenta la cifra d'affari di
tutti insieme gli altri fabbricatori di Co-
stantinopoli.

Nella piccola sala situata fra la galle-
ria del materiale delle arti liberali e quella
dei mobili, si conservano in un grande
armadio a vetri, diciotto costumi popolari
in grandezza naturale.

Sfortunatamente manca'il posto per le
foggie d'abiti, come per il rimanente dei
prodotti turchi. Se invece di diciotto fan-
tocci allineati a stento intorno a questa
 
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