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L'EPOSIZIONE UNIVERSALE DEL 1867 ILLUSTRATA.
831
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A.
::
. seri1'
rice-
vi parlerò degli apparecchi Morse, Ca-
selli ed altri, a proposito della collocazione
del servizio telegrafico al Campo di Marte?
Il pretesto non sarebbe sufficiente ; ed amo
meglio lasciare ad uno de'miei collabora-
tori l'occasione più opportuna di parlarvi
dei diversi sistemi telegrafici esposti sotto
:la grande navata delle macchine.
F. Ducuing
VINI DI FRANGIA
(Continuazione).
Fra il borgognone ed il girondino esi-
ste una grande rivalità che non deve ces-
sare che col mondo. Qual è il vino mi-
gliore fra questi due paesi ? il girondino
risponde che è il Medoc ; il borgognone
dice che sono i mosti della Costa d'Oro.
Dov' è la verità ? Da una parte e dall'al-
tra : a seconda dei gusti. Gli stomachi de-
licati, le persone di temperamento debole
preferiscono il Bordò ed hanno ragione.
Gli uomini robusti, che hanno la testa forte
e che resistono alle libazioni, preferiscono
il Borgogna, e non hanno torto. Questi due
prodotti hanno qualità particolari che non
permettono di confonderli e che assicura
a ciascun d' essi caldi partigiani. Ma il
Bordò ha di rimarchevole questo, che cioè
egli è solo nel suo genere, mentre il Bor-
gogna ha dei similari: l'Ungheria e l'Au-
stralia aspirano a soppiantare la Borgo-
gna. Ad esse però rimane ancora molto da
fare. È vero che la bassa Ungheria rasso-
miglia molto per la configurazione del ter-
reno alla Costa d'Oro; essa ha i medesimi
tralci e 1' uva mostaja rossa e bianca; ma
i suoi vini lasciano a desiderare sotto il
rapporto della vinificazione e delle cure
che ricevono. Quand' anche l'Ungheria a-
vesse vignaiuoli e cantinieri della Costa
d'Oro, le occorrerebbe ancora almeno un
secolo per mettersi al nostro livello.
L' Australia è ancor meno avanzata. I
suoi vignajuoli sono Inglesi che hanno an-
cora da imparar tutto nell'arte così diffi-
cile del fabbricare e conservare i vini, e ci
vorranno ancora molti anni prima che ci
arrivino. Io credo pertanto che i Borgo-
gnoni resteranno ancora per lungo tempo
i primi nella via che hanno tanto brillan-
temente aperta.
La Borgogna forma tre dipartimenti :
la Yonne, Saona e Loira, e la Costa d'Oro.
Di questi tre dipartimenti quello della Co-
sta d'Oro produce i vini più distinti. Nella
Yonne si trova Chablis e là Chainette ; nella
Saona e Loira, Pouilly ; e nel Rodano i
vini di Beaujolais, in testa ai quali bisogna
mettere il molino a vento , il morgou il
jleury ed altri che vengono dopo i grandi
vini di Borgogna.
La Costa d' Oro non conta che 26,500
ettari di vigneti, dei quali 23,000'piantati
d' una varietà d' uva detta gamet e 3500
di uva mostaja bianca o rossa. Non si va-
luta a più di 16 ettolitri il reddito medio
d'un ettaro di mostaja, il che porterebbe
a 45,000 ettolitri il raccolto dei grandi vini
di Borgogna. Nel Medoc la rendita è presso
a poco eguale, ma le uve superiori occu-
pano una superficie più considerevole che
nella Costa d' Oro. I 23,000 ettari coperti
di uva gamet producono da 50 a 60 etto-
litri per ettaro. Sono vini comuni che hanno
molto acido e poco spirito.
I vigneti della Costa d'Oro sono situati
lungo la Saona a partire da Santoney fino
a Digione. Guardano verso mezzogiorno.
La loro altezza sul livello del mare varia
da 215 a 250 metri. È in questa zona che
si trovano i grandi vini: al disopra ed al
disotto non vi sono che vini ordinari. Il
suolo della costa è press' a poco uniforme :
si compone di calcare leggiero misto con ar-
gilla e ciottoli in diverse proporzioni. Il
sottosuolo offre minore uniformità. A Vol-
nay è una roccia calcare spaccata a fes-
sure nei cui interstizi si introducono vo-
lentieri le radici delieviti. A Pomard, che
si assomiglia a Volnay, il sottosuolo è ar-
gilloso-marnoso, ed a Chambertin è un'al-
luvione di sabbie. Queste tre sorti di sot-
tosuolo danno prodotti che si distinguono
facilmente : la roccia calcare fornisce un
vino leggiero, delicato, che si fa presto, ma
che passa altrettanto presto, è il Vulu-y
ed i suoi similari : il sottosuolo argilloso
marnoso produce vini alquanto duri che
si formano lentamente e che durano assai
lungo tempo ; sono il pomard ed i suoi
similari ; finalmente il sottosuolo d' allu-
vione con silice produce un vino interme-
diario di cui il chambertin è la più alta
espressione. Questa classificazione dei ter-
reni, fatta dal signor de Vergnette-Lamotte
è una base sicurissima per classificare i
vini siccome fu da me fatto. Tale classi-
ficazione è il solo modo di non confon-
dersi in mezzo a prodotti che spesso sono
appena separati da impercettibili gradua-
zioni. Io la raccomando agli enologhi, e
credo che potrebbe essere applicata anche
in altri luoghi oltre la Costa d'Oro.
I vini di Borgogna sono alquanto, più
alcoolici di quelli di Bordò. Nel 1865, an-
nata eccellente, i rossi avevano fino a 14
per 100 : la media è di 11 a 12. I bianchi
sono alquanto più ricchi di alcool e si
titolano lino a 15 per 100.
II profumo dei vini della Costa d' Oro
differisce da quello dei vini di Bordò : esso
rammenta il gusto del lampone a diversi
gradi, e possiede un odore più penetrante.
Tale abboccato comincia a svilupparsi sol-
tanto verso il quarto o quinto anno. I vini
bianchi hanno poco abboccato, ma svilup-
pano un profumo dilettevole che li rende
cari agli amatori.
I principali vini della Costa d'Oro sono
per i rossi: il Romanée-Conti, il Cham-
bertin , il Volnay, il Rechiburg, il Po-
mard , ecc. Il Clos-Vaugeot è un tipo a
parte che tiene il mezzo fra le tre divi-
sioni che ho stabilito più sopra. Questo
terreno vitifero presenta infatti le tre spe-
cie di sottosuolo che descrissi più sopra,
e pertanto si potrebbe, col suddividere la
vendemmia di ciascun territorio, fare in
una volta i tre tipi che ho accennato. Ma
siccome le uve sono accuratamente me-
scolate, cos'i non si ottiene che un solo
mosto.
I vini bianchi di Borgogna sono : il mon-
trachet e suoi dintorni, il menrsault, lo
lo chablis, ed il pouilly. La Borgogna rac-
coglie molti vini bianchi fatti coli'uva mo-
staia, ma sono prodotti di consumo cor-
rente.
(Contitwa)
Giacomo Valserre.
LA STATUA DI DON PIETRO II
Tre statue equestri rappresentarono al-
l'Esposizione i due imperatori che si sono
succeduti sul trono del Brasile. Alla porta
del viale Rapp, nella sezione portoghese,
si vide il fondatore della monarchia bra-
siliana sotto il nome di Pietro I, diventato
re di Portogallo sotto quello di Pietro IV.
L'imperatore attuale, Pedro II, era collo-
cato nel quarto nord-est del Parco.
Un tal lusso di statue però non è cosa
che urti, inquantochè i sovrani ai quali
esse furono innalzate, meritano gli onori
del bronzo che oggidì viene prodigato tanto
facilmente. Don Pedro I e suo figlio sono
due tipi di principi grandi e buoni insieme.
La casa di Braganza s'incaricò di riparare
i torti delle altre dinastie europee, le quali
per sì lungo tempo non eransi fatte cono-
scere ai loro sudditi delle colonie che per
onerose imposte, leggi tiranniche e viceré
ancor più tirannici. La storia ci mostra
poche figure così straordinarie quanto
quella di Pedro I, questo regio rivoluzio-
nario, che riuniva ad un profondo spirito
politico la foga e l'eroismo di un av-
venturiere del medio evo. Di forza ercu-
lea, di un folle valore, di una sveltezza
meravigliosa in tutti gli esercizi del corpo,
la sua vita è piena di tratti d' audacia e
vigoria che gli avrebbero potuto dare un
trono come ad un Gama o ad.un Pjzarro.
Non bisogna meravigliarsi che i brasiliani
prediligano il volto di un principe, il quale,
malgrado le tradizioni della sua famiglia,
malgrado i pericoli da cui era circondato,
malgrado gli ordini di un padre irritato,
non fece uso delle brillanti qualità che il
cielo gli aveva impartite se non che per
la felicità della sua patria adottiva. A. forza
d'energia strappò ai ministri di Giovanni VI
l'atto che riconosce l'indipendenza del Bra-
sile, e quando dopo aver per tal modo
salvato il paese, condannato alla mina dalle
esigenze della metropoli, egli avrebbe po-
tuto assumere il potere assoluto, profittando
dell'autorità che possiede e dell'affezione
che inspira, fiero dell'opera sua e geloso
di terminarla, egli diede invece a' suoi sud-
diti una costituzione delle più liberali che
siano mai state fatte. I suoi cortigiani si
commuovono; e l'un dessi, un Polignac di
Rio-Janeiro, dichiara all' imperatore che
le sue riforme preparano la repubblica.
L'EPOSIZIONE UNIVERSALE DEL 1867 ILLUSTRATA.
831
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A.
::
. seri1'
rice-
vi parlerò degli apparecchi Morse, Ca-
selli ed altri, a proposito della collocazione
del servizio telegrafico al Campo di Marte?
Il pretesto non sarebbe sufficiente ; ed amo
meglio lasciare ad uno de'miei collabora-
tori l'occasione più opportuna di parlarvi
dei diversi sistemi telegrafici esposti sotto
:la grande navata delle macchine.
F. Ducuing
VINI DI FRANGIA
(Continuazione).
Fra il borgognone ed il girondino esi-
ste una grande rivalità che non deve ces-
sare che col mondo. Qual è il vino mi-
gliore fra questi due paesi ? il girondino
risponde che è il Medoc ; il borgognone
dice che sono i mosti della Costa d'Oro.
Dov' è la verità ? Da una parte e dall'al-
tra : a seconda dei gusti. Gli stomachi de-
licati, le persone di temperamento debole
preferiscono il Bordò ed hanno ragione.
Gli uomini robusti, che hanno la testa forte
e che resistono alle libazioni, preferiscono
il Borgogna, e non hanno torto. Questi due
prodotti hanno qualità particolari che non
permettono di confonderli e che assicura
a ciascun d' essi caldi partigiani. Ma il
Bordò ha di rimarchevole questo, che cioè
egli è solo nel suo genere, mentre il Bor-
gogna ha dei similari: l'Ungheria e l'Au-
stralia aspirano a soppiantare la Borgo-
gna. Ad esse però rimane ancora molto da
fare. È vero che la bassa Ungheria rasso-
miglia molto per la configurazione del ter-
reno alla Costa d'Oro; essa ha i medesimi
tralci e 1' uva mostaja rossa e bianca; ma
i suoi vini lasciano a desiderare sotto il
rapporto della vinificazione e delle cure
che ricevono. Quand' anche l'Ungheria a-
vesse vignaiuoli e cantinieri della Costa
d'Oro, le occorrerebbe ancora almeno un
secolo per mettersi al nostro livello.
L' Australia è ancor meno avanzata. I
suoi vignajuoli sono Inglesi che hanno an-
cora da imparar tutto nell'arte così diffi-
cile del fabbricare e conservare i vini, e ci
vorranno ancora molti anni prima che ci
arrivino. Io credo pertanto che i Borgo-
gnoni resteranno ancora per lungo tempo
i primi nella via che hanno tanto brillan-
temente aperta.
La Borgogna forma tre dipartimenti :
la Yonne, Saona e Loira, e la Costa d'Oro.
Di questi tre dipartimenti quello della Co-
sta d'Oro produce i vini più distinti. Nella
Yonne si trova Chablis e là Chainette ; nella
Saona e Loira, Pouilly ; e nel Rodano i
vini di Beaujolais, in testa ai quali bisogna
mettere il molino a vento , il morgou il
jleury ed altri che vengono dopo i grandi
vini di Borgogna.
La Costa d' Oro non conta che 26,500
ettari di vigneti, dei quali 23,000'piantati
d' una varietà d' uva detta gamet e 3500
di uva mostaja bianca o rossa. Non si va-
luta a più di 16 ettolitri il reddito medio
d'un ettaro di mostaja, il che porterebbe
a 45,000 ettolitri il raccolto dei grandi vini
di Borgogna. Nel Medoc la rendita è presso
a poco eguale, ma le uve superiori occu-
pano una superficie più considerevole che
nella Costa d' Oro. I 23,000 ettari coperti
di uva gamet producono da 50 a 60 etto-
litri per ettaro. Sono vini comuni che hanno
molto acido e poco spirito.
I vigneti della Costa d'Oro sono situati
lungo la Saona a partire da Santoney fino
a Digione. Guardano verso mezzogiorno.
La loro altezza sul livello del mare varia
da 215 a 250 metri. È in questa zona che
si trovano i grandi vini: al disopra ed al
disotto non vi sono che vini ordinari. Il
suolo della costa è press' a poco uniforme :
si compone di calcare leggiero misto con ar-
gilla e ciottoli in diverse proporzioni. Il
sottosuolo offre minore uniformità. A Vol-
nay è una roccia calcare spaccata a fes-
sure nei cui interstizi si introducono vo-
lentieri le radici delieviti. A Pomard, che
si assomiglia a Volnay, il sottosuolo è ar-
gilloso-marnoso, ed a Chambertin è un'al-
luvione di sabbie. Queste tre sorti di sot-
tosuolo danno prodotti che si distinguono
facilmente : la roccia calcare fornisce un
vino leggiero, delicato, che si fa presto, ma
che passa altrettanto presto, è il Vulu-y
ed i suoi similari : il sottosuolo argilloso
marnoso produce vini alquanto duri che
si formano lentamente e che durano assai
lungo tempo ; sono il pomard ed i suoi
similari ; finalmente il sottosuolo d' allu-
vione con silice produce un vino interme-
diario di cui il chambertin è la più alta
espressione. Questa classificazione dei ter-
reni, fatta dal signor de Vergnette-Lamotte
è una base sicurissima per classificare i
vini siccome fu da me fatto. Tale classi-
ficazione è il solo modo di non confon-
dersi in mezzo a prodotti che spesso sono
appena separati da impercettibili gradua-
zioni. Io la raccomando agli enologhi, e
credo che potrebbe essere applicata anche
in altri luoghi oltre la Costa d'Oro.
I vini di Borgogna sono alquanto, più
alcoolici di quelli di Bordò. Nel 1865, an-
nata eccellente, i rossi avevano fino a 14
per 100 : la media è di 11 a 12. I bianchi
sono alquanto più ricchi di alcool e si
titolano lino a 15 per 100.
II profumo dei vini della Costa d' Oro
differisce da quello dei vini di Bordò : esso
rammenta il gusto del lampone a diversi
gradi, e possiede un odore più penetrante.
Tale abboccato comincia a svilupparsi sol-
tanto verso il quarto o quinto anno. I vini
bianchi hanno poco abboccato, ma svilup-
pano un profumo dilettevole che li rende
cari agli amatori.
I principali vini della Costa d'Oro sono
per i rossi: il Romanée-Conti, il Cham-
bertin , il Volnay, il Rechiburg, il Po-
mard , ecc. Il Clos-Vaugeot è un tipo a
parte che tiene il mezzo fra le tre divi-
sioni che ho stabilito più sopra. Questo
terreno vitifero presenta infatti le tre spe-
cie di sottosuolo che descrissi più sopra,
e pertanto si potrebbe, col suddividere la
vendemmia di ciascun territorio, fare in
una volta i tre tipi che ho accennato. Ma
siccome le uve sono accuratamente me-
scolate, cos'i non si ottiene che un solo
mosto.
I vini bianchi di Borgogna sono : il mon-
trachet e suoi dintorni, il menrsault, lo
lo chablis, ed il pouilly. La Borgogna rac-
coglie molti vini bianchi fatti coli'uva mo-
staia, ma sono prodotti di consumo cor-
rente.
(Contitwa)
Giacomo Valserre.
LA STATUA DI DON PIETRO II
Tre statue equestri rappresentarono al-
l'Esposizione i due imperatori che si sono
succeduti sul trono del Brasile. Alla porta
del viale Rapp, nella sezione portoghese,
si vide il fondatore della monarchia bra-
siliana sotto il nome di Pietro I, diventato
re di Portogallo sotto quello di Pietro IV.
L'imperatore attuale, Pedro II, era collo-
cato nel quarto nord-est del Parco.
Un tal lusso di statue però non è cosa
che urti, inquantochè i sovrani ai quali
esse furono innalzate, meritano gli onori
del bronzo che oggidì viene prodigato tanto
facilmente. Don Pedro I e suo figlio sono
due tipi di principi grandi e buoni insieme.
La casa di Braganza s'incaricò di riparare
i torti delle altre dinastie europee, le quali
per sì lungo tempo non eransi fatte cono-
scere ai loro sudditi delle colonie che per
onerose imposte, leggi tiranniche e viceré
ancor più tirannici. La storia ci mostra
poche figure così straordinarie quanto
quella di Pedro I, questo regio rivoluzio-
nario, che riuniva ad un profondo spirito
politico la foga e l'eroismo di un av-
venturiere del medio evo. Di forza ercu-
lea, di un folle valore, di una sveltezza
meravigliosa in tutti gli esercizi del corpo,
la sua vita è piena di tratti d' audacia e
vigoria che gli avrebbero potuto dare un
trono come ad un Gama o ad.un Pjzarro.
Non bisogna meravigliarsi che i brasiliani
prediligano il volto di un principe, il quale,
malgrado le tradizioni della sua famiglia,
malgrado i pericoli da cui era circondato,
malgrado gli ordini di un padre irritato,
non fece uso delle brillanti qualità che il
cielo gli aveva impartite se non che per
la felicità della sua patria adottiva. A. forza
d'energia strappò ai ministri di Giovanni VI
l'atto che riconosce l'indipendenza del Bra-
sile, e quando dopo aver per tal modo
salvato il paese, condannato alla mina dalle
esigenze della metropoli, egli avrebbe po-
tuto assumere il potere assoluto, profittando
dell'autorità che possiede e dell'affezione
che inspira, fiero dell'opera sua e geloso
di terminarla, egli diede invece a' suoi sud-
diti una costituzione delle più liberali che
siano mai state fatte. I suoi cortigiani si
commuovono; e l'un dessi, un Polignac di
Rio-Janeiro, dichiara all' imperatore che
le sue riforme preparano la repubblica.