L'ESPOSIZIONE UNIVERSALE DRL 1807 ILLUSTRATA.
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dei cuoi}
''olio
Hk
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e ]o si conserva in recipienti di latta, per-
chè il legno d'una botte lo colorirebbe.
Quest'olio è quasi bianco come l'acqua:
è la prima qualità.
Allorquando il riscaldamento a vapore
non fa più salire l'olio, si procede ad un
trattamento più energico, cioè si tolgono
i fegati, e si portano in una caldaja di
ghisa riscaldata a vivo fuoco. Si rimesta
durante la cottura, e si ottiene l'olio biondo,
che serve per l'illuminazione in tutti i paesi
settentrionali. Quando non sale più nep-
pure questa seconda qualità, si rinforza il
fuoco, si fa bollire ancora almeno per dieci
ore, e si ritira l'olio bruno che serve nel-
l'industria dei cuoi, delle macchine, ecc.
Tutti gli anni piove la manna dei mer-
luzzi, e tutti gli anni l'uomo si adopera —
senza mai riescirvi del tutto — a deci-
marla a suo profìtto. Ad onta di tutti i
suoi sforzi egli arriva appena ad utiliz-
zarne una minima parte. In tre mesi, da
gennajo ad aprile, venticinque mila uomini
pescarono colle reti, colle lenze, con tutti
i modi, per prendere ventuno milioni di
pesci. Che miseria! Ventun milioni di pesci
sono un grano di sabbia sulla riva del
mare! E per ottenere questo risultato ci
vollero seimila barche, e tutto questo la-
voro somministrò quarantamila tonnellate
d'olio.
Queste cifre si riferiscono all'anno 1860,
che era stata un'annata cattiva: avevano
fruttato sole le isole Lofiolen!
Ugo della Blanchère.
MUSEO RETROSPETTIVO
torci
Un ventaglio di Boucher.
(Collezione del signor Piogey).
Ai nostri giorni ognuno che il voglia si
fa pittore di ventagli: lo può fare anche
il più disgraziato pittore da mazzocchi, il
più prosuntuoso schiccheratore di camere.
Sotto questo rapporto si aveva minore
libertà nel secolo scorso. La ragione sta
in ciò che i fabbricatori di ventagli for-
mavano allora una corporazione speciale,
e quelli che non ne erano membri, fossero
pure abili artisti, avrebbero ben difficil-
mente potuto vendere i loro prodotti per
Chevalier, Josse, Boquet, Hébert, Race o per
la signora Vérité, i più accreditati mer-
canti di quell'epoca.
Oltre ciò, questa corporazione non si
apriva al primo capitato, siccome appare
dai suoi Statuti in data del 1714: anzi,
obbligava i candidati a condizioni quasi
rigorose. Per esempio, era anzitutto indi-
spensabilela prova di quattro anni di buono
e leale noviziato nell'opificio d'un maestro.
Poscia, constatato questo primo punto, biso-
gnava presentare al consiglio degli anziani
un qualche capolavoro che ordinariamente
veniva esaminato minutamente in ogni sua
minima parte. Se il giudizio riusciva sfavo-
revole al lavoro, il candidato si trovava
rinviato ad una sessione seguente; se in-
vece era oggetto dell'approvazione dei mae-
stri, veniva ammesso nella corporazione,
ma non prima di avere versata nelle mani
del tesoriere la somma di 550 lire a titolo
di buon ingresso.
Nondimeno, per un fortunato privilfgio,
i figli dei maestri, o Io sposo d'una vedova
od anche della figlia d'un maestro, entra-
vano di pieno diritto, senza provane esami
preliminari, nella corporazione, il cui ac-
cesso era tanto diffìcile agli altri. Nel 1700
si contavano, soltanto in Parigi, centotrenta
maestri fabbricatori di ventagli, pittori
secondari però, i cui nomi sono per la
maggior parte dimenticati, e che, seguendo
i capricci della moda, si facevano gli imi-
tatori di Gillot, Watteau, Pater, Lancret,
Vanloo, Rouehér, Greuze.
Ma se è ben certo che quasi tutti i ven-
tagli attribuiti ai galanti pittori del secolo
deeimottavo sono dovuti semplicemente a
poco celebri p;ttori, quali, ppr esempio, un
messer Pichard od una madonna Bore, cita-
ti in un almanacco del 1773, quello di cui
noi pubblichiamo il disegno rivela un vero
artista: al carattere gradevolmente pallido
del colorito, all'incanto particolare del-
l'esecuzione, tutti gli amatori vi ricono-
scono senza esitare un lavoro di Boucher,
E perchè no ? Boucher dipinse un buon
numero di burattini, ed anche molte di
quelle uova che il re distribuiva ai suoi
famigliari nella vigilia di Pasqua : non po-
trebb'egli essersi divertito a tracciare sui
fogli d'un ventaglio quei volti di fanciulle
furbe e ridenti, vis°tti maliziosi e piccanti
ancor più che belli ? e nel roseo incarnato
di quegli amorini paffuti e delicati che
scherzano in mezzo alle ghirlande di fiori,
non si ravvisa forse la mano di Boucher
ed uno de'suoi migliori lavori?
Ab ! anello era davvero un amabile ar-
tista ! Non vogliamo negare ch'egli abbia
commesso p>ù d' una trascuratezza di di-
segno, storpiata la verità ed usato poco
riguardo alla ragione ; ma egli ebbe qua-
lità preziose che fanno quasi perdonare i
suoi errori. Egli sapeva equilibrare una fi-'
sonomia, mettere in perfetto accordo lo
sguardo e la bocca ; primeggiava nel trat-
teggiaro il raso e la seta, nel dipingere i sor-
risi franchi, sciolti, senza smorfie, gli sguar-
di animati, le labbra tumide che offrono
o cercano un bacio. Sincero, senza artificio,
egli era vivo, piacevole, netto nell'espres-
sione, pronto e destro nel lavoro. Con un
colpo di pennello sapeva dar spicco ad un
ombra languente, oppure — anche ingan-
nandosi — precisare con un getto di luce
una forma indecisa.
É certo che egli, per sua fortuna, venne
in un tempo opportuno. Posto in mezzo
ad una società austera e riservata, egli
sarebbe stato senza impulso : arrivando
nel tempo d^lla Reggenza, trovò a cui
parlare ed a cui rispondere. Comprendendo
a meraviglia il gusto e lo spirito del suo
tempo, fu egli medesimo perfettamente
compreso da tutti i suoi contemporanei,
ed ancora oggidì rimane come uno dei
pittori del diciottesimo secolo che hanno
meglio interpretato quella grazia unica,
manierata ed incomparabile che affascinò
la corte e la città, che dico ? la nazione
intiera e, dopo la nazione, l'Europa.
Ma ora ritorno ai-ventaglio.
Esso appartiene al signor Piogey. Gli
ornati sono leggieri, il tono delle figure è
dolcemente roseo, l'azzurro del cielo chi-
merico, l'esecuzione svelta, franca, ardita,
attillata. In una parola, è uno dei più
preziosi che siano stati esposti al Campo
di Marte, ove non di meno ve ne ha di
molti incantevoli, e se ignorasi per chi
sia stato fatto un tale giojello, almeno si
vede che era degno di brillare nelle mani
di una sovrana.
Oliviero Merson.
CAUCID' E GUTTAPERCA
L'usina Persan-Beaumont.
The India-rubber, gutta-percha and tele-
graph works, Co. limited. In buona co-
scienza, ecco una ragione sociale che dav-
vero non lo è abbastanza per un'usina che
nacque, ingrandì e restò essenzialmente
francese.
In regola generale bisogna parlare la
lingua di quelli cui si parla, il francese a
Parigi, l'inglese a Londra, l'italiano a Fi-
renze; soltanto a questa condizione si può
farsi conoscere.
Il pubblico oggidì è troppo occupato
per avere il tempo di andare al fondo delle
cose e di cercare la chiave degli enigmi
anche i più trasparenti; egli non fa at-
tenzione, e non si interessa che a quanto
gli entra a primo tratto nel cervello per
la via delle orecchie o per quella degli
occhi.
Noi pertanto comprendiamo benissimo
che, nel passare dinanzi alla vetrina nella
quale sono esposti i magnifici prodotti della
fabbrica di Persan-Beaumont, la folla, in-
gannata dall'insegna, abbia potuto pren-
derli per prodotti d'oltre Manica: ma do-
veva il giurì attenersi o fidarsi alla lettera
e lasciarsi ingannare dalle apparenze?
Evidentemente no. Se in precedenza egli
non era stato debitamente informato, era
suo dovere di procedere ad un'inchiesta e
di sapere se, sì o no, si fosse colà intruso
un fabbricatore inglese e fraudolentemente
installatosi nel bel mezzo della sezione
francese.
Egli non poteva, senza mostrarsi infe-
dele al suo mandato ed incorrere nel rim»
provero di leggierezza ed ignoranza, passar
oltre in un caso simile : eppure questo è
quello che fece.
Il direttore della fabbrica di Persan-
Beaumont, profondamente offeso per l'in-
ai
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dei cuoi}
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e ]o si conserva in recipienti di latta, per-
chè il legno d'una botte lo colorirebbe.
Quest'olio è quasi bianco come l'acqua:
è la prima qualità.
Allorquando il riscaldamento a vapore
non fa più salire l'olio, si procede ad un
trattamento più energico, cioè si tolgono
i fegati, e si portano in una caldaja di
ghisa riscaldata a vivo fuoco. Si rimesta
durante la cottura, e si ottiene l'olio biondo,
che serve per l'illuminazione in tutti i paesi
settentrionali. Quando non sale più nep-
pure questa seconda qualità, si rinforza il
fuoco, si fa bollire ancora almeno per dieci
ore, e si ritira l'olio bruno che serve nel-
l'industria dei cuoi, delle macchine, ecc.
Tutti gli anni piove la manna dei mer-
luzzi, e tutti gli anni l'uomo si adopera —
senza mai riescirvi del tutto — a deci-
marla a suo profìtto. Ad onta di tutti i
suoi sforzi egli arriva appena ad utiliz-
zarne una minima parte. In tre mesi, da
gennajo ad aprile, venticinque mila uomini
pescarono colle reti, colle lenze, con tutti
i modi, per prendere ventuno milioni di
pesci. Che miseria! Ventun milioni di pesci
sono un grano di sabbia sulla riva del
mare! E per ottenere questo risultato ci
vollero seimila barche, e tutto questo la-
voro somministrò quarantamila tonnellate
d'olio.
Queste cifre si riferiscono all'anno 1860,
che era stata un'annata cattiva: avevano
fruttato sole le isole Lofiolen!
Ugo della Blanchère.
MUSEO RETROSPETTIVO
torci
Un ventaglio di Boucher.
(Collezione del signor Piogey).
Ai nostri giorni ognuno che il voglia si
fa pittore di ventagli: lo può fare anche
il più disgraziato pittore da mazzocchi, il
più prosuntuoso schiccheratore di camere.
Sotto questo rapporto si aveva minore
libertà nel secolo scorso. La ragione sta
in ciò che i fabbricatori di ventagli for-
mavano allora una corporazione speciale,
e quelli che non ne erano membri, fossero
pure abili artisti, avrebbero ben difficil-
mente potuto vendere i loro prodotti per
Chevalier, Josse, Boquet, Hébert, Race o per
la signora Vérité, i più accreditati mer-
canti di quell'epoca.
Oltre ciò, questa corporazione non si
apriva al primo capitato, siccome appare
dai suoi Statuti in data del 1714: anzi,
obbligava i candidati a condizioni quasi
rigorose. Per esempio, era anzitutto indi-
spensabilela prova di quattro anni di buono
e leale noviziato nell'opificio d'un maestro.
Poscia, constatato questo primo punto, biso-
gnava presentare al consiglio degli anziani
un qualche capolavoro che ordinariamente
veniva esaminato minutamente in ogni sua
minima parte. Se il giudizio riusciva sfavo-
revole al lavoro, il candidato si trovava
rinviato ad una sessione seguente; se in-
vece era oggetto dell'approvazione dei mae-
stri, veniva ammesso nella corporazione,
ma non prima di avere versata nelle mani
del tesoriere la somma di 550 lire a titolo
di buon ingresso.
Nondimeno, per un fortunato privilfgio,
i figli dei maestri, o Io sposo d'una vedova
od anche della figlia d'un maestro, entra-
vano di pieno diritto, senza provane esami
preliminari, nella corporazione, il cui ac-
cesso era tanto diffìcile agli altri. Nel 1700
si contavano, soltanto in Parigi, centotrenta
maestri fabbricatori di ventagli, pittori
secondari però, i cui nomi sono per la
maggior parte dimenticati, e che, seguendo
i capricci della moda, si facevano gli imi-
tatori di Gillot, Watteau, Pater, Lancret,
Vanloo, Rouehér, Greuze.
Ma se è ben certo che quasi tutti i ven-
tagli attribuiti ai galanti pittori del secolo
deeimottavo sono dovuti semplicemente a
poco celebri p;ttori, quali, ppr esempio, un
messer Pichard od una madonna Bore, cita-
ti in un almanacco del 1773, quello di cui
noi pubblichiamo il disegno rivela un vero
artista: al carattere gradevolmente pallido
del colorito, all'incanto particolare del-
l'esecuzione, tutti gli amatori vi ricono-
scono senza esitare un lavoro di Boucher,
E perchè no ? Boucher dipinse un buon
numero di burattini, ed anche molte di
quelle uova che il re distribuiva ai suoi
famigliari nella vigilia di Pasqua : non po-
trebb'egli essersi divertito a tracciare sui
fogli d'un ventaglio quei volti di fanciulle
furbe e ridenti, vis°tti maliziosi e piccanti
ancor più che belli ? e nel roseo incarnato
di quegli amorini paffuti e delicati che
scherzano in mezzo alle ghirlande di fiori,
non si ravvisa forse la mano di Boucher
ed uno de'suoi migliori lavori?
Ab ! anello era davvero un amabile ar-
tista ! Non vogliamo negare ch'egli abbia
commesso p>ù d' una trascuratezza di di-
segno, storpiata la verità ed usato poco
riguardo alla ragione ; ma egli ebbe qua-
lità preziose che fanno quasi perdonare i
suoi errori. Egli sapeva equilibrare una fi-'
sonomia, mettere in perfetto accordo lo
sguardo e la bocca ; primeggiava nel trat-
teggiaro il raso e la seta, nel dipingere i sor-
risi franchi, sciolti, senza smorfie, gli sguar-
di animati, le labbra tumide che offrono
o cercano un bacio. Sincero, senza artificio,
egli era vivo, piacevole, netto nell'espres-
sione, pronto e destro nel lavoro. Con un
colpo di pennello sapeva dar spicco ad un
ombra languente, oppure — anche ingan-
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una forma indecisa.
É certo che egli, per sua fortuna, venne
in un tempo opportuno. Posto in mezzo
ad una società austera e riservata, egli
sarebbe stato senza impulso : arrivando
nel tempo d^lla Reggenza, trovò a cui
parlare ed a cui rispondere. Comprendendo
a meraviglia il gusto e lo spirito del suo
tempo, fu egli medesimo perfettamente
compreso da tutti i suoi contemporanei,
ed ancora oggidì rimane come uno dei
pittori del diciottesimo secolo che hanno
meglio interpretato quella grazia unica,
manierata ed incomparabile che affascinò
la corte e la città, che dico ? la nazione
intiera e, dopo la nazione, l'Europa.
Ma ora ritorno ai-ventaglio.
Esso appartiene al signor Piogey. Gli
ornati sono leggieri, il tono delle figure è
dolcemente roseo, l'azzurro del cielo chi-
merico, l'esecuzione svelta, franca, ardita,
attillata. In una parola, è uno dei più
preziosi che siano stati esposti al Campo
di Marte, ove non di meno ve ne ha di
molti incantevoli, e se ignorasi per chi
sia stato fatto un tale giojello, almeno si
vede che era degno di brillare nelle mani
di una sovrana.
Oliviero Merson.
CAUCID' E GUTTAPERCA
L'usina Persan-Beaumont.
The India-rubber, gutta-percha and tele-
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scienza, ecco una ragione sociale che dav-
vero non lo è abbastanza per un'usina che
nacque, ingrandì e restò essenzialmente
francese.
In regola generale bisogna parlare la
lingua di quelli cui si parla, il francese a
Parigi, l'inglese a Londra, l'italiano a Fi-
renze; soltanto a questa condizione si può
farsi conoscere.
Il pubblico oggidì è troppo occupato
per avere il tempo di andare al fondo delle
cose e di cercare la chiave degli enigmi
anche i più trasparenti; egli non fa at-
tenzione, e non si interessa che a quanto
gli entra a primo tratto nel cervello per
la via delle orecchie o per quella degli
occhi.
Noi pertanto comprendiamo benissimo
che, nel passare dinanzi alla vetrina nella
quale sono esposti i magnifici prodotti della
fabbrica di Persan-Beaumont, la folla, in-
gannata dall'insegna, abbia potuto pren-
derli per prodotti d'oltre Manica: ma do-
veva il giurì attenersi o fidarsi alla lettera
e lasciarsi ingannare dalle apparenze?
Evidentemente no. Se in precedenza egli
non era stato debitamente informato, era
suo dovere di procedere ad un'inchiesta e
di sapere se, sì o no, si fosse colà intruso
un fabbricatore inglese e fraudolentemente
installatosi nel bel mezzo della sezione
francese.
Egli non poteva, senza mostrarsi infe-
dele al suo mandato ed incorrere nel rim»
provero di leggierezza ed ignoranza, passar
oltre in un caso simile : eppure questo è
quello che fece.
Il direttore della fabbrica di Persan-
Beaumont, profondamente offeso per l'in-
ai