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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 1) — Neapel, 1757 [Cicognara, 2645-2]

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https://doi.org/10.11588/diglit.3711#0063
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TAVOLA X. 5i

te (8) , colla lira (?) in mano , e in atto di ricevere
un'amorofà lettera M da un Genio 00 fopra un Delfi-
no (i2), verifimilmente feditogli da Galatea (13).

Tom. I. Pit. I Delle

rap-

dol-

chi

coini or

Titti

rata , non dovea moftruofo figurarlo , ma fatto pro-
prie ed umane fembianze . In fatti Luciano nel fo-
praccitato dialogo di Doride e Galatea così fa par-
lar quefta del fuo Ciclope: Né poi quell' ifpido e quel
riero , come tu dici , fono privi in tutto del loro
bello. Ter quel, che alla fi atura grande sì, ma non
enorme appartienfi , oltre all' addotta ragione , par
che il 'pittore abbia anche avuto riguardo alla fpropor-
zione grandiffìma , che nella pittura farebbe compar-
fa , se come una quercia , o come un cipreiTo ( alle
quali albori paragona Virgilio Aen. III. 679. /' Ci-
clopi^) avejfe fatto Polìfemo dirimpetto al Delfino , ed
al piccolo Genio . Quefto riguardo fi vede anche
tifato dagli altri artefici nel rapprefentare i Ciclopi :
in ti» bajforilievo nell' Admir. Roman. Antiq. Tab.
LXVI. fono ì Ciclopi di ftatura poco differen-
te da quella di Vulcano , che infieme con ejfi fi of-
ferva .

(8) Non v' è tra' Mitologi , né tra Poeti chi non
dia un sol occhio a' Ciclopi , e particolarmente a Polì-
femo , la di cui avventura con UHjfe, da noi accen-
nata , fopra quefta circoftanza fi appoggia tutta . Coni!
dunque il nofiro Pittore gliene ha dati tre ? Perche
egli avea letti que' libri , che noi pili non abbiamo .
Servio sul III. 36. dell' Eneide ci ha confervata quella
notizia : Multi Polyphemum dicunt unum habuine
oculum : alii duos : alii tres . Baftereube quefto
folo efimpio a far ricredere chiunque far voglia su
gli argomenti negativi piccolìfflmo appoggio . E per
quel che tocca al noftro propofito, quefto e (empio iftef-
fo ci de» render avvertiti , che poffono le più ricer-
cate notizie aver fommìniftrati a' noftri Pittori i fog-
getti delle opere loro -, ne fiamo noi perciò da ripren-
dere , se talor mettiamo avanti a' Lettori alcune
troppo ripofte erudizioni per dar ragione dì qualche
pittura . Paufania II. 14. riferifee , che 'l fimulacro
di Giove Erceo , ditto anche Patrio , fituato nel-
la Regia di Priamo avea tre occhi , due in quel-
la parte ove gli hanno tutti gli Uomini , e '1 terzo
in fronte : e ne ajfegna quefta ragione ; perche fi
credea , che Giove regnaffe nel Cielo , nella Terra,
e nel Mare } e ben potea dirfi che un folo fojfe il
Nume che reggea tutto , con tre nomi diverfi rap-
frefentato . Senza l'importante notizia di Servio,
eli non avrebbe con quefta così chiara autorità di
'Paufauia decifo, che l noftro Ciclopo era un Giove ?
E ben fi farebbe tutto pofto in opera per adattargli
e la lira , e 7 Genio , e 7 Delfino , e 7 tronco albero,
che nella pittura jì vede . Ne fi potrebbe dire perciò
aver noi mancato al noftro dovere : le congetture an-
torche fi allontanino dal vero , non lafciano di ejfer
flaufibili , fé fon verifimili.

(9) Concorde è il fntimento de'Poeti nel porre
in mano a Polìfemo la fiitula , per altro proprio ìjlru-
mento de' Paftori , qual ei fi finge . Il folo per quel,
ehe fia a noftra notizia , da cui gli fi dia la lira , è
Luciano nel più volte mentovato dialogo di Doride
e Galatea, dove egli così fa parlar 'Doride : E qual

è poi la fua lira ? Un cranio di cervo fpogliato del*
le fue carni ; le corna itene fono i manubrìi : vi ha
egli aggiunta la traverfa , e vi ha attaccate le cor-
de , che non fon tefe da chiavetta alcuna : Quefta
deferizione par che convenga bene alla rozza lira
del noftro Polìfemo , che qui fi vede : ed è da avver-
tir fi, che ha cinque corde : in un bajforilievo della
Villa Mattei fé ne ojferva una, che ha lo ftejfo nu-
mero di corde . La Chauffe Muf. Roman. Tom. II.
Se. IV. T. IV. ed altre in più gemme preffo l'Ago-
fiìni P. II. T. %. 3. e <r.

(io) La forma bipatente , 0 bivalvata di quefta
lettera , che 7 Genio preftnta al noftro Ciclope,
è propria de' dittici : in quefti foleanfi fcrìvere le let-
tere , e i biglietti : e quindi dittici amatorìi chiama-
ronfi i biglietti d' amore . Lo Scolìafie di Giovenale
fopra quel verfo Sat. IX. 36.

. . Et blandae , afhduc , denfacque tabellac

Sollicitent......

fcrìve : blandis te epiftolis , & diptychis follicitet.
/ Latini con egttal efprefftone le dijfero duplices ;
Ovidio Amor. I. Eleg. XII. 27.

Ergo ego vos rebus duplices prò nomine fenfi.

(n) £T co fa ordinaria il rapprefentare ì Genti,
0 Amorini, come miniftri di quel, che fi voglia efprimere.

(12) Molto propriamente è qui dipinto il Genio
fopra il Delfino ; poiché fingendofi miniftro e meffo
di Galatea , ninfa del mare , affai ben gli conviene
il T) tifino: in fatti Filo/Irato lib. II. Immag. XVIII.
de fcrìve Galatea fopra un cocchio da quattro Delfini
tirato . Ed oltraciò lo Scoliafte di Teocrito stili' Idil-
lio XI. nel principio così fcrìve : E Filofìcno intro-
duce il Ciclopo , che parla con se ftcflb intorno al
fuo amore con Galatea , e che comanda a' Delfini,
che gli dicano , come egli colle mufe medichi la fua
paflìone . Onde con egual verìfimiglianza può dirfi',
0 che Galatt a mandi il Genio sul 'Delfino col bigliet-
to a Polìfemo ; 0 che Polìfemo avendo prima invia-
to l' Amorino con fua lettera alla Ninfa , da quello
ora riceva la rifpofta dì quefta.

(13) Teocrito , e Ovidio che han celebrati co'
verfi toro gli amori dì Polìfemo con Galatea , ci di-
cono il di/prezzo e l'orrore , che quefta ebbe fempre
per lui . Ovidio Metam. XIII. 756. e feg. cosi fa par-
lar Galatea .

Nec fi quaefieris odium Cyclopis, amorne

Acidis in nobis fucrit praefentior , edam .
Teocrito poi introduce nell' Idillio XI. il Ciclopo fe-
duto fopra una pietra in riva del mare ( come per
altro qui fi vede appunto ) che sfoga col canto le fue
pene dolendofi della Ninfa che lo fuggiva . E pur lo
fteffo Teocrito par che abbia fomminiftrato al noftro
Pittore l'argomento di quel che qui fi vede . Intro-
duce egli nell'Idillio VI. Dafni che parla a Dame-
ta , da cui finge rapprefentarfi Polìfemo . Dirizza
dunque Dafni a quefto il difeorfo , e lo avverte, che
Galatea lafcivetta lanciava de' pomi alla fua greg-
gia , e alla cagna , affinchè quefta col fuo latrare lo

rmdeffe
 
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