Prefazione
Devo alla buona volontà di un piccolo gruppo di persone la pubblicazione, in occasio-
ne dei miei settant’anni, di un volume contenente una selezione di alcuni miei saggi.
All’inizio esso avrebbe dovuto comprendere esclusivamente studi sull architettura del
XV e XVI secolo, finora non apparsi in italiano; ma la disponibilità del Centro Leon
Battista Alberti di Mantova di pubblicare separatamente un volume per i saggi sull’ar-
chitettura del Quattrocento ha contribuito a circoscrivere la scelta. Ho quindi deciso a
includere alcuni testi sull’architettura del Cinquecento, già editi in italiano, ma di diffi-
cile reperibilità. In particolare ho selezionato quei saggi che possiedono ancora un cer-
to interesse per la ricerca e che possono al tempo stesso illustrare la mia evoluzione di
studioso e il mio approccio metodologico.
Durante i miei studi all’Università di Monaco, negli anni 1952-59, ebbi la fortuna
di avere maestri di alto profilo: Hans Sedlmayr, l’intellettuale dai poliedrici interessi,
pronto ad assorbire con sensibile e acuta curiosità ogni nuova idea e a inserirla nel suo
sistema ideologico, di cui era però a volte anche vittima; l’archeologo Ernst Buschor, che
con pazienza stoica avvicinò noi studenti di una materia complementare alla visione
comparativa di Heinrich Wòlfflin; Franz Schnabel, alle cui lezioni di ampio respiro de-
vo una prima idea della storia moderna; e Bernhard Bischof, che ci introdusse al mon-
do della letteratura medievale, della paleografia e della documentazione storica.
Scelsi lo studio della storia dell’arte perché amavo Roma, città alla quale erano già
stati legati tanti miei antenati, ma soprattutto perché amavo Raffaello. Il mio sogno era
vivere a Roma e studiare i più stretti collaboratori del grande maestro. Così, nell au-
tunno del 1955, alla fine del ciclo primario di studi, venni in questa città e trovai un ri-
trovo intellettuale nella Bibliotheca Hertziana, riaperta due anni prima. L’allora diret-
tore, il conte Franz Graf Wolff Metternich, proveniente dalla tutela dei beni
architettonici, stava approfondendo in particolare la storia della progettazione di San
Pietro. Metternich, che era dotato del talento di un disegnatore e dell’immaginazione
spaziale di un architetto, trovò comunque il tempo di introdurre noi giovani, nel corso
di seminari e di visite periodiche, ai fondamenti metodologici della storia dell architet-
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Devo alla buona volontà di un piccolo gruppo di persone la pubblicazione, in occasio-
ne dei miei settant’anni, di un volume contenente una selezione di alcuni miei saggi.
All’inizio esso avrebbe dovuto comprendere esclusivamente studi sull architettura del
XV e XVI secolo, finora non apparsi in italiano; ma la disponibilità del Centro Leon
Battista Alberti di Mantova di pubblicare separatamente un volume per i saggi sull’ar-
chitettura del Quattrocento ha contribuito a circoscrivere la scelta. Ho quindi deciso a
includere alcuni testi sull’architettura del Cinquecento, già editi in italiano, ma di diffi-
cile reperibilità. In particolare ho selezionato quei saggi che possiedono ancora un cer-
to interesse per la ricerca e che possono al tempo stesso illustrare la mia evoluzione di
studioso e il mio approccio metodologico.
Durante i miei studi all’Università di Monaco, negli anni 1952-59, ebbi la fortuna
di avere maestri di alto profilo: Hans Sedlmayr, l’intellettuale dai poliedrici interessi,
pronto ad assorbire con sensibile e acuta curiosità ogni nuova idea e a inserirla nel suo
sistema ideologico, di cui era però a volte anche vittima; l’archeologo Ernst Buschor, che
con pazienza stoica avvicinò noi studenti di una materia complementare alla visione
comparativa di Heinrich Wòlfflin; Franz Schnabel, alle cui lezioni di ampio respiro de-
vo una prima idea della storia moderna; e Bernhard Bischof, che ci introdusse al mon-
do della letteratura medievale, della paleografia e della documentazione storica.
Scelsi lo studio della storia dell’arte perché amavo Roma, città alla quale erano già
stati legati tanti miei antenati, ma soprattutto perché amavo Raffaello. Il mio sogno era
vivere a Roma e studiare i più stretti collaboratori del grande maestro. Così, nell au-
tunno del 1955, alla fine del ciclo primario di studi, venni in questa città e trovai un ri-
trovo intellettuale nella Bibliotheca Hertziana, riaperta due anni prima. L’allora diret-
tore, il conte Franz Graf Wolff Metternich, proveniente dalla tutela dei beni
architettonici, stava approfondendo in particolare la storia della progettazione di San
Pietro. Metternich, che era dotato del talento di un disegnatore e dell’immaginazione
spaziale di un architetto, trovò comunque il tempo di introdurre noi giovani, nel corso
di seminari e di visite periodiche, ai fondamenti metodologici della storia dell architet-
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