5o LE GALLERIE ITALIANE
la Carriera, condiscendendo a un nuovo desiderio del Leùendal, accettasse
di trattare, senza riguardo nè a tempo nè a spesa, un soggetto in cui
fosse rappresentato il Principe Elettorale; per esempio, il suo matrimonio
o il suo ritorno a Dresda.
Pietro Crozat, recatosi nel 1716 in Italia e a Venezia per fare incetta
di quadri e disegni e pietre incise e cammei della Rinascenza, onde arric-
chire la sua splendida collezione, 1 era un uomo di molto spirito e di gran
cuore, e portava con molta disinvoltura i suoi quarantanove anni. Si legò
con Rosalba d'amicizia fraterna, che durò quanto la vita. Avendola tro-
vata occupatissima, non potè ottenere, per allora, che la promessa di due
testine ideali a pastello. Infatti le ricevette a Parigi sul finire dell'anno,
e vi erano uniti due doni preziosi: l'effigie di lui e l'autoritratto della
pittrice, parimenti a pastello. Gl'intenditori, a una voce, le giudicarono
cose bellissime, e specie l'autoritratto, somigliantissimo, sembrò loro ese-
guito con tutta l'arte possibile e degno di stare alla pari con i più riputati
disegni dei migliori maestri. Il Crozat estendeva quest'opinione a tutti i
pastelli di lei. Volle ricambiarla con un quadretto del Watteau, il solo
pittore — le scriveva il 22 dicembre 1716 — « capace di fare un'opera
degna di voi ». E soggiungeva: « E un giovinotto presso il quale ho con-
dotto Sebastiano Ricci. Se ha un difetto, è quello di essere lunghissimo
in tutte le cose sue; ma sapendo a chi destino il quadretto che l'ho pre-
gato di farmi, sono persuaso che non perderà tempo ».2
Il conte Giambattista Recanati, della casa patrizia veneziana spentasi
alla fine del secolo xvm, giovane allegro e cólto, nella primavera del 1718
intraprese un viaggio a Parigi. Essendo in confidenza con la famiglia Car-
riera, che lo aveva, si può dire, visto nascere, ebbe da Rosalba una lettera
per il Crozat, e V incarico di presentargli in regalo due altri pastelli, robu-
stamente disegnati e amorosamente coloriti, in appoggio della commen-
datizia. Le accoglienze avute dal Recanati durante i parecchi mesi passati
nella capitale francese, non potevano essere più schiette e cordiali, e al
suo ritorno a Venezia ne ringraziò assai la pittrice, diffondendosi a descri-
vere vivacemente la principesca dimora del Crozat nella Rue de Rie he-
lieu ; l'alto valore delle sue raccolte artistiche ed archeologiche ; l'amabilità
della signora de Lafosse e della signorina d'Argenon — vedova l'una, e
nipote l'altra del pittore Claudio de Lafosse, morto nel 1716 — ospiti gentili
di quella casa per generosa volontà del proprietario; e dicendo, finalmente,
1 Fu descrìtta dal Mariette. Conteneva, fra le altre cose, 19,000 disegni di grandi
maestri italiani, francesi e olandesi, e alla sua morte il Crozat volle che fossero ven-
duti a profitto dei poveri, insieme con la raccolta delle pietre incise.
2 V. Appendice, Lettere, 32.
la Carriera, condiscendendo a un nuovo desiderio del Leùendal, accettasse
di trattare, senza riguardo nè a tempo nè a spesa, un soggetto in cui
fosse rappresentato il Principe Elettorale; per esempio, il suo matrimonio
o il suo ritorno a Dresda.
Pietro Crozat, recatosi nel 1716 in Italia e a Venezia per fare incetta
di quadri e disegni e pietre incise e cammei della Rinascenza, onde arric-
chire la sua splendida collezione, 1 era un uomo di molto spirito e di gran
cuore, e portava con molta disinvoltura i suoi quarantanove anni. Si legò
con Rosalba d'amicizia fraterna, che durò quanto la vita. Avendola tro-
vata occupatissima, non potè ottenere, per allora, che la promessa di due
testine ideali a pastello. Infatti le ricevette a Parigi sul finire dell'anno,
e vi erano uniti due doni preziosi: l'effigie di lui e l'autoritratto della
pittrice, parimenti a pastello. Gl'intenditori, a una voce, le giudicarono
cose bellissime, e specie l'autoritratto, somigliantissimo, sembrò loro ese-
guito con tutta l'arte possibile e degno di stare alla pari con i più riputati
disegni dei migliori maestri. Il Crozat estendeva quest'opinione a tutti i
pastelli di lei. Volle ricambiarla con un quadretto del Watteau, il solo
pittore — le scriveva il 22 dicembre 1716 — « capace di fare un'opera
degna di voi ». E soggiungeva: « E un giovinotto presso il quale ho con-
dotto Sebastiano Ricci. Se ha un difetto, è quello di essere lunghissimo
in tutte le cose sue; ma sapendo a chi destino il quadretto che l'ho pre-
gato di farmi, sono persuaso che non perderà tempo ».2
Il conte Giambattista Recanati, della casa patrizia veneziana spentasi
alla fine del secolo xvm, giovane allegro e cólto, nella primavera del 1718
intraprese un viaggio a Parigi. Essendo in confidenza con la famiglia Car-
riera, che lo aveva, si può dire, visto nascere, ebbe da Rosalba una lettera
per il Crozat, e V incarico di presentargli in regalo due altri pastelli, robu-
stamente disegnati e amorosamente coloriti, in appoggio della commen-
datizia. Le accoglienze avute dal Recanati durante i parecchi mesi passati
nella capitale francese, non potevano essere più schiette e cordiali, e al
suo ritorno a Venezia ne ringraziò assai la pittrice, diffondendosi a descri-
vere vivacemente la principesca dimora del Crozat nella Rue de Rie he-
lieu ; l'alto valore delle sue raccolte artistiche ed archeologiche ; l'amabilità
della signora de Lafosse e della signorina d'Argenon — vedova l'una, e
nipote l'altra del pittore Claudio de Lafosse, morto nel 1716 — ospiti gentili
di quella casa per generosa volontà del proprietario; e dicendo, finalmente,
1 Fu descrìtta dal Mariette. Conteneva, fra le altre cose, 19,000 disegni di grandi
maestri italiani, francesi e olandesi, e alla sua morte il Crozat volle che fossero ven-
duti a profitto dei poveri, insieme con la raccolta delle pietre incise.
2 V. Appendice, Lettere, 32.