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Le Gallerie nazionali italiane: notizie e documenti — 4.1896-1897

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Le gallerie italiane
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Malamani, Vittorio: Rosalba Carriera: per l'inaugurazione delle sale degli autoritratti nella R. Galleria degli Uffizi
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https://doi.org/10.11588/diglit.17329#0108
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8o LE GALLERIE ITALIANE

padre, avranno pianto vedendo ridotta in così misero stato la regina del
pastello, che aveva rese immortali le loro sembianze. Il Righellini, assi-
stito da un altro medico insigne, le prodigò cure infinite, alimentando
nell'animo di lei la speranza di rivedere il sole e il suo caro studio, e di
riprendere l'usato lavoro, quando il velo che le toglieva la vista fosse
giunto a maturità, e avesse resa possibile l'operazione, difficilissima per
la grave età dell'inferma. Ella visse in tale speranza tre lunghi anni;
finalmente, nel 1749, l'operazione fu tentata due volte, e alla seconda
riuscì. Rinata al mondo, il memore pensiero di Rosalba si rivolse al Ma-
nette, l'ultimo amico straniero che la morte avesse rispettato, e gli scrisse,
il 23 agosto, con mano tuttavia mal sicura: «Dal nostro comune amico
signor Zanetti ella avrà saputo come, per lo spazio di tre anni, fui priva
della vista, e ora sappia dalla mia propria mano come, mercè la bontà
divina, l'ho ricuperata. Vedo, ma di quella maniera che può vedersi dopo
abbattute le cateratte, voglio dire confuso, che tuttavia è un gran bene
per chi ha provato il gran male della cecità. In essa non mi curavo di
nulla, ed ora tutto vorrei vedere, e ciò per anco mi è proibito, benché
a'17 di maggio sia seguita l'ultima operazione».1 La meraviglia e la
gioia del Manette furono ineffabili, e corse a mostrare la lettera a tutta
Parigi.

Ahimè, gioia fugace ! In gennaio dell' anno seguente riceveva un'altra
lettera di Rosalba, datata dal giorno 2, e non più scritta da lei, nella
quale gli annunziava che il ricupero della vista era stato un sogno cru-
dele: « Io ne sono interamente priva » — dettava — « e niente più vedo,
come se fossi nel buio della notte».2 Con disperato coraggio si sottopose
a una terza operazione, e lo Zanetti, ragguagliandone il Manette, si lusin-
gava dell'esito fortunato; sicché questi mandò alla pittrice la sua opera
intorno alle pietre incise della raccolta reale, chiedendo solo che, senza
affaticare la vista, sfogliasse le stampe disegnate dal Bouchardon, si
facesse leggere qualche pagina del testo qua e là, quindi riponesse il
libro in un palchetto della sua bibliotechina domestica, « acciocché » — di-
ceva — « si sappia, vedendolo, che voi non isdegnate di mettermi fra
coloro di cui gradite gli omaggi, e mi stimerò, allora, il più fortunato
degli uomini ».3

Le rosee previsioni, pur troppo, non si confermarono; l'atroce con-
danna fu pronunziata: lei, così maravigliosamente laboriosa, rimanere
inattiva, inerte per sempre, vivere nelle anticipate ombre della morte,

1 Bottari, Lettere pittoriche, voi. IV.

2 Op. e voi. cit.

3 Appendice., Lettere, 102.
 
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