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Le Gallerie nazionali italiane: notizie e documenti — 4.1896-1897

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Le gallerie italiane
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Fleres, Ugo: La Pinacoteca dell' Ateneo in Brescia: (Nel IV Centenario del Moretto)
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https://doi.org/10.11588/diglit.17329#0324
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LA PINACOTECA DELL'ATENEO IN BRESCIA 265

in casa di Tiziano, dove stette per qualche tempo ad apprender l'arte, e
cercò ancor di seguire la maniera di Raffaello ».* In verità su questa
« maniera di Raffaello » non parmi si debba insistere, perchè non è da
più della leonardesca, a cui nessuno pensa e che pure è altrettanto visi-
bile nella lunetta della chiesa di San Giovanni, in Brescia, L'ultima cena.
Ma ciò significa assai poco. E ovvio intendere che dovendo dipingere
questo tema probabilmente subito dopo il soggiorno in Milano, il Moretto
abbia tenuto innanzi a gli occhi del pensiero la più bella e più celebre
composizione e quasi la suggellata forma di quel tema istesso, come fece
nel dipingere La strage degVinnocenti rispetto all'opera dell'Urbinate.
Egli era però così profondamente diverso dai due sommi idealisti, Leonardo
e Raffaello, che l'imitazione rimase lì, nel quadro, senza penetrar nelle
vene del pittore; mentre il poco influsso ferrarese e il moltissimo vene-
ziano, lungi dal rivelarsi in note patenti in un lavoro, modificano, temprano,
animano di sè l'intimo carattere dell'arte di Alessandro Bonvicino. Ouesto
vedremo esaminando le singole opere, e vedremo poi come, attraverso
tante derivazioni, egli abbia mantenuto la propria personalità nel tren-
tennio della sua carriera artistica, dall'Assunta, pala, del Duomo Vecchio,
commessagli nel 1524, consegnata due anni dopo (secondo documenti molto
noti), alla Deposizione, quadro recentemente venduto al signor Consul Weber
d'Amburgo dai proprietari Frizzoni-Loris che l'avevano in una villa a Bel-
lagio, e nel quale si legge da un lato: ANO DOM. MDLIV MENSE
OCTOBRIS, e dall'altro: FACTVS OBEDIENS VSQVE AD MORTEM.2

Ma la gran tela dell'Assunta non è lavoro da tirocinante, e si cono-
scono infatti numerose tele e tavole ad essa anteriori, le quali mostrano
appunto quella timidezza e quell'ondeggiar dello stile che suol precedere
la schietta affermazione degli artisti.J

Confrontando le opere senza data con quelle che la recano scritta o
di cui essa è stabilita da documenti, e tenendo conto delle affinità nello
stile, nella tecnica e nei modelli, ho potuto formare il seguente prospetto
cronologico. Ne svilupperò in sèguito le ragioni particolari, ma confesso
fin da ora che per molti quadri esse sono insufficienti, quasi inesprimibili

1 Le meravìglie dell'arte, ovvero te vite degl' illustri pittori veneti e dello Stato,
descritte dal cav. Carlo Ridolfi. Padova, Cartallier, 1835 (2a edizione).

2 «... dipinto, a quanto pare, che esisteva già nella così detta disciplina di San Gio-
vanni in Brescia ». Dizionario degli Artisti Bresciani, compilato dal sac. Stefano
Fenaroli. Brescia, 1877.

3 Nel Fenaroli leggiamo d'un «grandioso affresco che stava sull'esterno della
chiesuola di San Faustino ad sanguinem... del quale non ci rimane ora ricordanza che
nella copia che Pietro Maria Bagnadore eseguì per ordine del Municipio nel 1603 ».

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