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Garrucci, Raffaele
Storia della arte cristiana nei primi otto secoli della chiesa: corredata della Collezione di tutti i monumenti di pittura e scultura ; incisi in rame su 500 tavole ed illustr. (Band 5): Sarcofagi ossia sculture cimiteriali — Prato, 1879

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https://doi.org/10.11588/diglit.4285#0004
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PREFAZIONE

L

a speranza che i cultori degli studii di cristiana
archeologia nutrivano di vedere per opera mia dati
alle stampe e dichiarati i sarcofagi cristiani d'Ita-
lia, di Francia, di Spagna (De'Rossi, R. Sott. tom. I,
pref. 18Ó9, pag. jj) e di altre contrade è oggi tra-
dotta in fatto, essendo avvenuto che una tale dura
impresa è condotta a fine.

Dura la debbo dire, perchè troppo più ardua e
vie maggiormente irta di ostacoli che non il com-
porre i tre volumi precedenti, il primo dei quali
doveva contenere pitture specialmente di Roma e
di Napoli, la materia del secondo essere in gran
parte raccolta dai codici e però dalle biblioteche,
mentre la collezione dei Vetri era un lavoro da me
prima condotto in certo modo a fine; i musaici del
volume terzo trovavansi in gran copia nelle Basiliche
di Roma e di Ravenna, e non vera da cercarne se
non pochi altrove.

Pei sarcofagi non era così. Trattavasi di doverli
andar cercando e riconoscendo nei sotterranei, nei
giardini e nelle ville, nelle piazze e nelle vie, entro
e fuori delle città, sulle pareti dei pubblici e dei
privati edifizii, nelle chiese, nei musei, nelle colle-
zioni dei particolari cittadini e dei negozianti, nelle
stampe e nei manoscritti. Né bastava l'averli trovati;
v'era ancora da discernere l'antico dal moderno pei
molti restauri; e si doveva anche pensare a trarne
accurati disegni; quali si richiedono dalla scienza

che non va in cerca dell'apparenza e del lusso, ma
vuole la verità e sopra tutto che i particolari più
minuti e le fratture stesse si esprimano esattamente
e non in certa tal quale maniera vaga ed ombratile,
usata anche a'nostri dì, che nulla determina, niente
decide.

Rifacendomi ora addietro con la memoria, mi
spaventa il considerare con quale e quanto -ardire
mi sia gittato a tanta impresa. Erano stampe ma-
nierate e scorrette, ovvero schizzi messi in carta
senza scopo di affidarli alla luce, ma solo per ser-
barne privata memoria. I disegni del P. A. Martin
eran di certo più veri di quelli del P. Dumont
già noti per le stampe del Millin; ma peccavano di
molti difetti, fra i quali era notevole che egli si
piacesse per suo studio d'interpretare e supplire
le parti mancanti.

Era d'uopo risolversi; e fu allora che presi par-
tito di adoperare la fotografia, la quale, attesi gli
studii fatti sui marmi originali, avrei potuto in-
terpretare all'artista incisore che ne doveva trarre
i lucidi. Menai dunque meco un fotografo da Roma,
il quale mi ha servito non solo per la Francia, ma
sì ancora per la Spagna e per f Italia.

Ma perchè ninno pensi che il prendere in foto-
grafia un bassorilievo sia cosa di agevole riuscita, fa
d'uopo che si consideri essere generalmente questi

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