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Geymüller, Heinrich von; Raffael; Raffael [Ill.]
Raffaello Sanzio: studiato come architetto con l'aiuto di nuovi documenti — Milano, Napoli, Pisa: Ulrico Hoepli, 1884

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https://doi.org/10.11588/diglit.74189#0042
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18

RAFFAELLO A ROMA

in si vasto edilìzio. Quando Michelangelo, parlando
della mole di Filippo, diceva:
Io farò la tua sorella,
Più grande già, ma non più bella,
egli parlava con modestia, con patriottismo forse e da
poeta. Che questa più difficile fra tutte le imprese del-
l’architettura fosse affidata ad un giovane pittore che
non avesse eseguito una sola fabbrica, non c’è da
pensarci! Non c’è mezzo di schivare il dilemma: I
suoi compagni avevano 79 anni l’uno, 70 l’altro. Nè
Fra Giocondo, nè Giuliano « macero dalle fatiche ed
abbattuto dalla vecchiezza e da un male di pietra che lo
cruciava3) » potevano vivere molto, ed infatti dopo un
anno Raffaello rimase solo. Giudicando dalla pron-
tezza dell’esecuzione dei lavori giganteschi di Bramante
e dall’entusiasmo di Leone X all’epoca della nomina
di Raffaello,4) in quindici anni San Pietro poteva es-
sere finito e Raffaello, non ancora giunto all’ età di
quarant’ anni, sarebbe stato solo a far fronte alla terri-
bile impresa della cupola.
Nonostante l’età e la grande riputazione di Fra Gio-
condo, e in onta dell’ età e dei lunghi servizi resi
da Giuliano alla patria del Papa, è Raffaello che di-
venne l’architetto in capo. È Raffaello che Vasari
trenta anni dopo nomina sempre pel primo della com-
pagnia. 5) È a Raffaello che viene chiesto il nuovo mo-
dello. È a lui che il Breve dice: « ut tibi.... aedifi-
cationem committi posse.... te magistrum ejus operis
facimus. »
Per queste considerazioni sono vieppiù importanti
le parole di Bramante riportate nel Breve. Dicono chia-
ramente : Raffaello non era meno eccellente nel fab-

bricare edifizii6) « in construendis aedibus » che nella
pittura.
Sono questi edilìzi innalzati da Raffaello nei sei
primi anni della sua dimora in Roma, che ora è nostro
còmpito di ricercare. Nè la ricerca riuscirà vana. Ma
prima sarà bene ancora ricordare i fatti seguenti :
Fu Bramante che chiamò Raffaello a Roma.7) Fu
Bramante che nominò Raffaello quale suo più degno
continuatore a San Pietro. Fu la casa di Bramante
che Raffaello comprò alla morte del suo protettore, e
vi stette finché morì. Fu Bramante che « insegnò molte
cose d’architettura a Raffaello da Urbino. » Fu Bra-
mante che « gli ordinò i casamenti che poi tirò di pro-
spettiva » nella scuola di Atene. E quanto Raffaello
avesse studiato le opere di Bramante, riuscirà chiaro
alla fine di questo volume! Della amicizia tra i due
grandi Urbinati in generale si è scritto tanto dal
Condivi e dal Vasari in poi, che farne parola qui non
occorre.
Ora, mi si dica di grazia, che significa tutto ciò, e che
vuol dire: « Bramante insegnò molte cose d'architettura
a Raffaello d’Urbino, » quando noi abbiamo dimostrato
quanto perfette erano le sue cognizioni architettoni-
che già nella prima opera di pittura dal Vasari men-
tovata cinque o sei anni prima di venire a Roma?
Che cosa c’ insegna l’ultima notizia che di Bramante
abbiamo in questo mondo, quando egli ebbe a nominare
Raffaello quale più degno suo successore?
Non sappiamo quando, come e dove Bramante per la
prima volta sentisse parlare di Raffaello,8) nè quando,
come e dove egli vedesse la prima sua opera. Ma una
cosa si ha a ritenere per certa ed è, che dovette ba-
stare a Bramante il vedere un solo disegno di Raf-

minato successore di Bramante, era probabilissimo che in dieci anni,
al più tardi, la terribile impresa toccherebbe a lui. Ma c’è più ancora.
Mi pare che generalmente si creda la costruzione della cupola di
San Pietro non fosse che una ripetizione delle difficoltà incontrate in
quella di Santa Maria del Fiore, e quindi le difficoltà fossero vinte
da principio. In questa opinione vi ha un grande errore. Nell’ottagono
del Duomo di Firenze il vano dei quattro archi è alquanto minore dei
lati solidi. Il tamburo s’innalza sul dritto dei muri e degli archi.
Mentre in San Pietro gli arconi di Bramante hanno un vano sensi-
bilmente superiore alla larghezza dei piloni. [Ho dimostrato, per la
prima volta, nell’opera: Les projets primitifs pour Saint Pierre, ecc.,
che l’esterno dei piloni attuali fu eseguito da Bramante]. Ma sovra
tutto il tamburo s’innalza con arditezza sopra gli immensi pennacchi
che ne rendono l’esecuzione assai più pericolosa.
Se gli egregi scrittori d’arte ed i dotti fìlologhi non avessero a ca-
pacitarsi di tale mia avvertenza, si compiacciano di farsela spiegare
da qualche architetto, e principalmente di fare l’ascensione delle cu-
pole di Santa Maria del Fiore o di San Pietro, e dal vano al piè della
lanterna dare un’occhiata in basso sul pavimento del tempio ; allora
mi diranno se si poteva pensare d’incaricare di una tanta opera un
pittore di 31 anni che non avesse mai fabbricato.
’) Vasari, Vita di Giuliano da Sangallo.
4) Breve di Leone X, vedi Appendice II.

5) Vita di Bramante, Vita di Giuliano da Sangallo, Vita di Antonio
da Sangallo (il giovane').
’) « In genere di fabbricare » come ha tradotto il Bottari (Lett.
pitt., voi. VI, p. 23) e non semplicemente: nell’Architettura, come
taluno ha tradotto in tedesco : « in der Baukunst, » differenza molto
importante qui.
’) Vasari, Vita di Raffaello : « Bramante.... gli scriss'e che aveva
operato col Papa, il quale aveva fatto fare certe stanze, ch’egli po-
trebbe in quelle mostrare il valor suo. » Nella Vita di Giuliano da
Sangallo : « Aveva intanto Bramante condotto a Roma Raffaello da
Urbino, messolo in opera a dipingere le camere papali, ecc. » Nella
Vita di Bramante: « .... fu amicissimo delle persone ingegnose, e
favorevole a quelle in ciò che e’poteva: come si vede che egli fece
al grazioso Raffaello Sanzio da Urbino.... che da lui fu condotto
a Roma. »
8) Quando si sia detto che non ci rimane alcuna traccia seria di
relazioni tra Bramante ed Urbino tra il 1470 incirca e la sua morte
nel 1514, che soltanto indirettamente e dopo lunghe ricerche si può
provare che quasi certamente Bramante era stato in Toscana almeno
di passaggio, allora di certo sarà permesso dirci col sommo poeta:
« Quanta ignoranza è quella che v’offende. » Delle supposizioni sulle
prime relazioni tra Bramante e Raffaello se ne può far molte, ma di
certo non ne sappiamo nulla !
 
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