APPENDICE III-IV
105
1594. Risarcimento della Capella delli Re Maggi che mi-
nacciava ruina.
p. 122. Fed. Zucchari rittocha certe pitture.
1601. Ruina della nostra chiesa.
1603. Non havendo danari per il ristauro, licenza di poter
pigliare danari ad interesse.
1603. Indulgenza Plenaria.
1626. Nuovo muro per la nuova sagrestia che di presente
si trova nel cantone di nostra chiesa.
1639. Francesco Romanelli celebre Pittore si obbligò a
certi lavori e il suo pagamento fu di scudi 150.
La stampa del presente volume era già assai inoltrata
quando, nella Gazette des Beaux Arts, juln 1883, p. 503, il
signor Muntz pubblicò il suo bello Studio intorno all’oreficeria
romana del Risorgimento. Intorno a S. Eligio espone una opinione
alquanto differente da quella che gli aveva comunicato per il
suo « Raphael » e che vi si trova stampata.
Avendo il Muntz fatto copiare nell’Archivio di S. Eligio i do-
cumenti dei quali avevo soltanto brevi estratti, egli ha creduto
doverne dedurre che la chiesa di S. Eligio, principiata nel 1509,
fosse situata in via Giulia, ma che fabbricata con troppa fretta,
già nel 1514, essendo per rovinare, sarebbe stata demolita se-
condo l’ordine dei « Magistri viarum» e in contraccambio del
terreno della vecchia chiesa in via Giulia, l’università degli
orefici avrebbe ricevuto il sito attuale, nonché alcune case vicine.
Se tale fosse la verità, la sola modificazione alla mia opi-
nione sarebbe che invece di essere la prima fabbrica di Raf-
faello a Roma, e del 1509, la chiesa di S. Eligio sarebbe stata
principiata soltanto nel 1515. Ma non posso accettare la nuova
opinione del mio dotto amico e per le ragioni seguenti.
I due volumi dell’Archivio di S. Eligio, segnati Platea A
c B, compilati posteriormente al 1639, contengono notizie di
due sorti : d’una parte copie di atti originali, bolle, atti nota-
rili ecc. e, d’altra parte, narrazioni, interpretazioni ed opinioni
aggiunte dal compilatore del secolo XVII, un certo Angelo
Perelli, come risulta dalle sue proprie parole « havendo a mio
credere » che s’ incontrano più volte. Da varii passi, la nuova
opinione del Mtintz sarebbe interamente giustificata ma preci-
samente questi passi esprimono 1’ opinione del compilatore, e
come risulta dai fatti seguenti, egli ha errato.
1° La Bolla di Giulio II del 1509 dice: « Et essa chiesa
overo cappella che con ordine nostro si fabbrica sotto l’invo-
catione di Santo Eligio con sontuosa fattura vicino al Te-
vere .... » espressione che corrisponde al sito attuale. E se poi
vien detto due volte in detta Strada Giulia, è che era infatti
vicinissima a questa, e avendo precisato la prima volta la vera
situazione, riusciva più comodo e ancora sufficientemente esatto
parlarne nell’ ultima maniera.
2° Nel 1514 la strada Giulia propria era già fatta, non
occorreva ai maestri di strada di demolire anche una parte
della chiesa nuova per drizzar questa nuova strada.
3° L’espressione del compilatore, Platea A, f.° 223, « la
quale chiesa per essere in stato così, antico, col minacciar ruina,
parte di quella diroccilo, » non può applicarsi ad una chiesa
principiata quattro anni prima e d’altra parte, l’università
degli orefici anteriormente all’anno 1509 non aveva chiesa pro-
pria affatto, essendo unita all’università de’sellari e terrari
nella chiesa di San Salvatore delle Copelle. Siamo dunque in
presenza di due errori del compilatore. Le sue parole : « li
sig.ri maestri di strada di quel tempo .... fecero demolire detta
chiesa vecchia, et orto, » provano che una falsa interpretazione
dell’atto del 6 dicembre 1514 fu la causa del suo errare. Ciò
viene confermato da quanto egli scrive nella Platea A, f.° 114,
ove all’anno 1514 si legge: « Li 6 Xbre havendo dovuti li
SS.ri Rafaele Casali, e Mario Millini d’ordine della S.tà di
Nostro Sig.r° ridurre a dritta linea le strade publiche di Roma....
e volendo questi nella strada dell’Armata quella ridurre a
strada publica, questi con autorità del loro ufficio fecero de-
molire la sudetta nostra chiesa che prima con minacciar ruina
in parte era diroccata assieme con un orto contiguo alla mede-
sima, concedere a favore della nostra università altro sito ecc. »
Passiamo ora al testo originale dell’atto del 6 dicembre 1514,
sopracitato ove dice : « ... . dirui et demolir! fecerint quam-
dam domum .... nec non certam partern Ecclesiae Venerabilis
societatis .... aurifabrorum de Urbe cum certo petio soli, seu
horti eiusdem societatis diruto .... » L’espressione certam par-
tem ecclesia mostra non solamente che non si tratta della de-
molizione della chiesa intera, ma che la parte demolita non era
abbastanza grande per essere designata con nome proprio.
D’altra parte ho dimostrato dalle misure che la figura 5 rap-
presenta la chiesa attuale. In questo edilìzio precisamente vi
manca lo spazio quadrato o sagrestia accanto alla parola casa
(fig. 5). Riesce evidente che proprio questa Casa e questa Sa-
grestia vennero tagliate dalla nuova direzione della via del-
l’Armata, parallela al Tevere, così chiamata ancora oggi. In
oltre, il compilatore nominando la via dell’Armata come ca-
gione della correzione era nel vero questa volta, ma non si
avvide che contradiceva sè stesso volendo che questa corre-
zione della via dell’Armata avesse cagionato la demolizione
dell’antica chiesa immaginaria situata, secondo lui, nella via
Giulia.
Questo atto del 6 dicembre 1514 dunque, non solo mostra
che il compilatore ha indotto in errore il signor Muntz, ma
prova che nel 1514 la chiesa attuale era in gran parte fatta.
Essa rimane dìmque la prima opera di Raffaello a Roma.
D’altra parte, dal testo completo del contratto del 1526
gentilmente comunicatomi dal Muntz, risulta che i lavori di
compimento della chiesa a fare tra giugno e novembre di quel-
l’anno, erano la costruzione della cupola — che venne dunque
fatta soltanto dopo la morte di Raffaello. — Cosi vengono spie-
gate le accennate differenze nelle finestre del tamburo, e forse
ancora il fatto perchè Aristotile da Sangallo nella figura 4
poteva indicare Peruzzi come autore della lanterna, essendone
stato lui forse esecutore, benché fosse il disegno di Raffaello
che venne conservato.
Finalmente se la chiesa di S. Eligio venne inalzata sopra
il terreno di Michel Angelo Casali, come pare certissimo, que-
sto non fu nel 1514, come lo vuole il compilatore (Platea A,
f.° 115), ma nel 1509, e in seguito ad instrumento di enfi-
teusi se veramente un Casali nel 1544 voleva domandare un
censo maggiore.
Appendice IV
SEBASTIANO SERLIO. Lib. IV, pag. 70.
« E se el pittor vorrà talvolta con l’arte de la prospettiva
far parere una sala, o altra stanza più lunga ; potrà in quella
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1594. Risarcimento della Capella delli Re Maggi che mi-
nacciava ruina.
p. 122. Fed. Zucchari rittocha certe pitture.
1601. Ruina della nostra chiesa.
1603. Non havendo danari per il ristauro, licenza di poter
pigliare danari ad interesse.
1603. Indulgenza Plenaria.
1626. Nuovo muro per la nuova sagrestia che di presente
si trova nel cantone di nostra chiesa.
1639. Francesco Romanelli celebre Pittore si obbligò a
certi lavori e il suo pagamento fu di scudi 150.
La stampa del presente volume era già assai inoltrata
quando, nella Gazette des Beaux Arts, juln 1883, p. 503, il
signor Muntz pubblicò il suo bello Studio intorno all’oreficeria
romana del Risorgimento. Intorno a S. Eligio espone una opinione
alquanto differente da quella che gli aveva comunicato per il
suo « Raphael » e che vi si trova stampata.
Avendo il Muntz fatto copiare nell’Archivio di S. Eligio i do-
cumenti dei quali avevo soltanto brevi estratti, egli ha creduto
doverne dedurre che la chiesa di S. Eligio, principiata nel 1509,
fosse situata in via Giulia, ma che fabbricata con troppa fretta,
già nel 1514, essendo per rovinare, sarebbe stata demolita se-
condo l’ordine dei « Magistri viarum» e in contraccambio del
terreno della vecchia chiesa in via Giulia, l’università degli
orefici avrebbe ricevuto il sito attuale, nonché alcune case vicine.
Se tale fosse la verità, la sola modificazione alla mia opi-
nione sarebbe che invece di essere la prima fabbrica di Raf-
faello a Roma, e del 1509, la chiesa di S. Eligio sarebbe stata
principiata soltanto nel 1515. Ma non posso accettare la nuova
opinione del mio dotto amico e per le ragioni seguenti.
I due volumi dell’Archivio di S. Eligio, segnati Platea A
c B, compilati posteriormente al 1639, contengono notizie di
due sorti : d’una parte copie di atti originali, bolle, atti nota-
rili ecc. e, d’altra parte, narrazioni, interpretazioni ed opinioni
aggiunte dal compilatore del secolo XVII, un certo Angelo
Perelli, come risulta dalle sue proprie parole « havendo a mio
credere » che s’ incontrano più volte. Da varii passi, la nuova
opinione del Mtintz sarebbe interamente giustificata ma preci-
samente questi passi esprimono 1’ opinione del compilatore, e
come risulta dai fatti seguenti, egli ha errato.
1° La Bolla di Giulio II del 1509 dice: « Et essa chiesa
overo cappella che con ordine nostro si fabbrica sotto l’invo-
catione di Santo Eligio con sontuosa fattura vicino al Te-
vere .... » espressione che corrisponde al sito attuale. E se poi
vien detto due volte in detta Strada Giulia, è che era infatti
vicinissima a questa, e avendo precisato la prima volta la vera
situazione, riusciva più comodo e ancora sufficientemente esatto
parlarne nell’ ultima maniera.
2° Nel 1514 la strada Giulia propria era già fatta, non
occorreva ai maestri di strada di demolire anche una parte
della chiesa nuova per drizzar questa nuova strada.
3° L’espressione del compilatore, Platea A, f.° 223, « la
quale chiesa per essere in stato così, antico, col minacciar ruina,
parte di quella diroccilo, » non può applicarsi ad una chiesa
principiata quattro anni prima e d’altra parte, l’università
degli orefici anteriormente all’anno 1509 non aveva chiesa pro-
pria affatto, essendo unita all’università de’sellari e terrari
nella chiesa di San Salvatore delle Copelle. Siamo dunque in
presenza di due errori del compilatore. Le sue parole : « li
sig.ri maestri di strada di quel tempo .... fecero demolire detta
chiesa vecchia, et orto, » provano che una falsa interpretazione
dell’atto del 6 dicembre 1514 fu la causa del suo errare. Ciò
viene confermato da quanto egli scrive nella Platea A, f.° 114,
ove all’anno 1514 si legge: « Li 6 Xbre havendo dovuti li
SS.ri Rafaele Casali, e Mario Millini d’ordine della S.tà di
Nostro Sig.r° ridurre a dritta linea le strade publiche di Roma....
e volendo questi nella strada dell’Armata quella ridurre a
strada publica, questi con autorità del loro ufficio fecero de-
molire la sudetta nostra chiesa che prima con minacciar ruina
in parte era diroccata assieme con un orto contiguo alla mede-
sima, concedere a favore della nostra università altro sito ecc. »
Passiamo ora al testo originale dell’atto del 6 dicembre 1514,
sopracitato ove dice : « ... . dirui et demolir! fecerint quam-
dam domum .... nec non certam partern Ecclesiae Venerabilis
societatis .... aurifabrorum de Urbe cum certo petio soli, seu
horti eiusdem societatis diruto .... » L’espressione certam par-
tem ecclesia mostra non solamente che non si tratta della de-
molizione della chiesa intera, ma che la parte demolita non era
abbastanza grande per essere designata con nome proprio.
D’altra parte ho dimostrato dalle misure che la figura 5 rap-
presenta la chiesa attuale. In questo edilìzio precisamente vi
manca lo spazio quadrato o sagrestia accanto alla parola casa
(fig. 5). Riesce evidente che proprio questa Casa e questa Sa-
grestia vennero tagliate dalla nuova direzione della via del-
l’Armata, parallela al Tevere, così chiamata ancora oggi. In
oltre, il compilatore nominando la via dell’Armata come ca-
gione della correzione era nel vero questa volta, ma non si
avvide che contradiceva sè stesso volendo che questa corre-
zione della via dell’Armata avesse cagionato la demolizione
dell’antica chiesa immaginaria situata, secondo lui, nella via
Giulia.
Questo atto del 6 dicembre 1514 dunque, non solo mostra
che il compilatore ha indotto in errore il signor Muntz, ma
prova che nel 1514 la chiesa attuale era in gran parte fatta.
Essa rimane dìmque la prima opera di Raffaello a Roma.
D’altra parte, dal testo completo del contratto del 1526
gentilmente comunicatomi dal Muntz, risulta che i lavori di
compimento della chiesa a fare tra giugno e novembre di quel-
l’anno, erano la costruzione della cupola — che venne dunque
fatta soltanto dopo la morte di Raffaello. — Cosi vengono spie-
gate le accennate differenze nelle finestre del tamburo, e forse
ancora il fatto perchè Aristotile da Sangallo nella figura 4
poteva indicare Peruzzi come autore della lanterna, essendone
stato lui forse esecutore, benché fosse il disegno di Raffaello
che venne conservato.
Finalmente se la chiesa di S. Eligio venne inalzata sopra
il terreno di Michel Angelo Casali, come pare certissimo, que-
sto non fu nel 1514, come lo vuole il compilatore (Platea A,
f.° 115), ma nel 1509, e in seguito ad instrumento di enfi-
teusi se veramente un Casali nel 1544 voleva domandare un
censo maggiore.
Appendice IV
SEBASTIANO SERLIO. Lib. IV, pag. 70.
« E se el pittor vorrà talvolta con l’arte de la prospettiva
far parere una sala, o altra stanza più lunga ; potrà in quella
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